Artificiale / Naturale

Tra i progetti presentati a Design Miami Basel 2016 emerge una tendenza in cui l’artificiale si sforza di apparire ancora più naturale di ciò che la natura stessa è capace di realizzare.

Meta per il design collezionabile con gallerie da tutto il mondo, Design Miami Basel (14-19 giugno 2016) è anche una vetrina per le tendenze di ricerca nell’art design. Da qualche anno, i progetti commissionati dalle gallerie consentono ai designer di esplorare in libertà linguaggi, materie e tecniche produttive. In un passaggio osmotico senza soluzione di continuità, la sperimentazione che viene dall’art design alimenta il design di serie con nuove idee ed espressioni estetiche.
Design Miami Basel 2016
In apertura e qui sopra: i vasi Sediment di Olivier Van Herpt per la galleria Vivid di Rotterdam
Se il tema del “nuovo artigianato” ha riportato l’attenzione sulle tecniche del fare, cercando di interpretarne i vocabolari, lo studio talvolta virtuosistico delle tecniche, spinte all’estremo, porta oggi a un ribaltamento di senso: l’artificiale vuole apparire più naturale di ciò Madre Natura è capace di realizzare. Così, più di una galleria ha messo in mostra pezzi che sembrano emersi da un processo di fossilizzazione, con protuberanze quasi stalagmitiche o legni che paiono scolpiti da agenti atmosferici, o ancora oggetti che richiamano i pattern degli alveari ma che di cera naturale hanno ben poco.
Design Miami Basel 2016
A Future Made presents Nature Lab. Photo James Harris
Il Craft Council britannico, sempre “sul pezzo” delle nuove sperimentazioni dell’artigianato, ha infatti commissionato a sei designer-maker una ricerca sulla trasformazione della natura (Nature Lab). Le interpretazioni sono state molto personali, ciascuna però ha voluto imprigionare, come in un fermo-immagine, ciò che più contraddistingue la natura: l’irripetibile e il costante mutamento degli elementi. La ceramista inglese Marlène Huissoud unisce la tecnica veneziana del vetro soffiato a lume e all’incisione per la realizzazione di vasi su cui applica una resina di vetro che viene prima sciolta a fuoco e poi incisa con motivi che richiamano le arnie. Il risultato è un materiale inedito che conserva la traslucenza del vetro con una strana tattilità dalla “naturale” irregolarità.
Emily Gardiner
Emily Gardiner
Colgono l’attimo fuggente la scultrice e ceramista Emily Gardiner e l’artista del vetro Joseph Harrington. La prima immortala la forza della goccia che tracima dal vaso come liberando la materia dalla costrizione dell’involucro artificiale. Il secondo cattura, attraverso la fissità del vetro, il momento del ghiaccio che si scioglie. “Nature Lab” è il primo progetto di un’iniziativa biennale più ampia, “A Future Made”, che vede insieme il Crafts Council, The New Craftsmen, Crafts Scotland e Ruthin Craft Center per dare visibilità alla ricerca nell’artigianato in vetrine internazionali.
Olivier Van Herpt
I vasi Sediment di Olivier Van Herpt per la galleria Vivid di Rotterdam
L’olandese Olivier Van Herpt realizza la collezione di vasi Sediment per la galleria Vivid di Rotterdam, specializzata nell’art design contemporaneo di matrice olandese. Van Herpt porta al limite le tecniche della stampa additiva con materiali ceramici, molto difficile da lavorare in pezzi di grandi dimensioni per il peso dell’argilla bagnata. La collezione cerca un’estetica a metà tra l’artificiale e il naturale, il fatto a macchina e il fatto dalla Natura. I tre vasi presentano differenti superfici tridimensionali che vanno da un pattern quasi frattale a uno completamente organico. Laureato della Design Academy Eindhoven nel 2015, Olivier Van Herpt ha già presentato questa collezione al Cooper Hewitt di New York oltre che nei principali musei olandesi.
I vasi scultura realizzati dal tedesco Ernst Gamperl per la galleria Sara Myerscough di Londra. Photo Bernhard Spoettel
Sembrano di legno fossile i vasi scultura realizzati dal tedesco Ernst Gamperl per la galleria Sara Myerscough di Londra. Da due decenni, Gamperl studia il processo di essiccatura del legno, cercando di governarlo per realizzare forme scultoree. Le curve e rientranze, le dentellature e fratture nel legno, così come la texture superficiale provengono da un processo di deformazione controllata della materia. Anche il trattamento della superficie, a mezzo di particolari sabbiature e ceratura, sono volte alla ricerca di una “naturale bellezza”, ottenuta attraverso una complessa manipolazione.
Johannes Nagel è alla ricerca di un senso di provvisorietà, di non finito. Realizza per la galleria londinese Fumi vasi che sembrano essere sopravvissuti all’ambiente: erosi e scarniti dagli agenti atmosferici e deteriorati dal tempo. Mantengono però un richiamo a ciò che sono stati mantenendo lacerti di ceramica smaltata e decorata. Tale effetto poetico è ottenuto con la rottura e l’unione di differenti pezzi di ceramica e l’uso di stampi a colatura in sabbia. Questi ultimi conferiscono il particolare aspetto eroso della superficie.
Joseph Harrington
Richiama i legni riportati dall’acqua o l’affastellamento delle radici delle mangrovie il tavolo del danese Mathias Bengtsson che, non a caso, si chiama Growth (per la galleria parigina Maria Wettergren). Realizzato in legno di noce, il tavolo non vuole soltanto imitare le forme organiche ma unisce il digitale al processo di crescita naturale. Un seme dal DNA geneticamente modificato e controllabile è governato artificialmente nelle sue fasi di maturazione e crescita. Fattori quali le condizioni metereologiche sono applicate in maniera intenzionale al fine di guidare la forma finale. Con quest’opera Mathias Bengtsson vuole esprimere il labile e controverso confine tra naturale e artificiale, tra design e le ancora inespresse potenzialità della tecnologia applicata.
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