Complessità vs confusione

Ospite in giugno di “Meet the Media Guru”, Don Norman ha tracciato uno scenario futuro ambizioso, dove i designer dovranno “pensare e proporre soluzioni a problemi complessi come quelli legati all’istruzione, all’ambiente, alla salute”, evitando che la complessità si trasformi in confusione.

Il design per il Ventunesimo secolo? “Di certo non è progettare begli oggetti. Questa è soltanto una piccola parte. Si tratta piuttosto di un modo speciale di pensare e di proporre soluzioni a problemi complessi come quelli legati all’istruzione, all’ambiente, alla salute”.
È ambizioso e di largo respiro lo scenario futuro tracciato da Donald Norman, ospite a Milano di Meet the Media Guru nella due giorni di kermesse milanese “Future ways of living” (11-12 giugno 2015), che ha festeggiato i 10 anni della manifestazione invitando studiosi, artisti, designer e teorici di varie discipline  a immaginare e a progettare l’evoluzione della cultura e della tecnologia digitale, quindi della vita di tutti noi, nei prossimi anni. E a Norman da sempre sta a cuore proprio la vita quotidiana della gente, quella vera, “Gli ingegneri hanno problemi con il design perché sono troppo logici. Bisogna progettare per il modo in cui la gente pensa e si comporta non per il modo in cui noi vogliamo che pensi e si comporti”.
Donald Norman
Il pubblico della manifestazione milanese “Future ways of living” (11-12 giugno 2015)
Laureato in Ingegneria al MIT e poi specializzatosi in psicologia, per un periodo vicepresidente di Apple, e autore di libri celebri come La caffettiera del masochista (Giunti 1990), Le cose che ci fanno intelligenti (Feltrinelli 1995), Il computer invisibile (Apogeo, 2000) e il più recente Vivere con la complessità (Pearson 2011), che hanno posto le basi per una concezione del design fondata sull’utente, Norman prosegue lungo la sua strada senza ripensamenti e a 79 anni compiuti spiega di avere “un nuovo lavoro” all’Università di San Diego. Si tratta di un laboratorio di design che si propone di risolvere problemi in cui s’intrecciano tecnica e uso sociale degli strumenti.
Gli ingegneri hanno problemi con il design perché sono troppo logici. Bisogna progettare per il modo in cui la gente pensa e si comporta non per il modo in cui noi vogliamo che pensi e si comporti.
“Il nostro primo progetto – dice – riguarda la sanità, stiamo lavorando con la Medical School dell’Università di San Diego. Attualmente, se consideriamo ad esempio la cura del cancro, vediamo che in essa sono coinvolte un gran numero di discipline e branche diverse della medicina: il medico di base, il radiologo, l’oncologo, il radioterapista e così via. Si tratta di un processo molto complesso, che richiede parecchio tempo.
Donald Norman
Donald Norman nel corso della sua conferenza
Noi ci stiamo occupando di fare in modo che ci sia una migliore comunicazione e sincronizzazione tra queste varie fasi, perché l’esperienza sia migliore per il paziente, la sua famiglia e il personale dell’ospedale”. Qualunque sia l’ambito in cui si muove, sostiene Norman, un buon designer deve saper dare una struttura, sostiene Norman, evitare che la complessità si trasformi in confusione. E la nuova sfida a questo proposito è quella dell’automazione. “Sto lavorando per progettare un’auto che guidi completamente da sola e mi trovo a dover risolvere problemi legati al modo in cui questa vettura può comunicare e interagire con noi e con l’ambiente. Come può un’auto di quel tipo farci capire che ci ha visto mentre stiamo attraversando la strada e come può capire a sua volta che è il momento di partire, dopo aver lasciato passare l’ultimo pedone? Sto costruendo regole e procedure perché strumenti di questo tipo ci aiutino a vivere meglio”. Intorno all’auto senza conducente si stanno concentrando le ricerche di molte società, negli Stati Uniti e non solo. Se il progetto più noto è quello di Google, sono altre tre le aziende per cui sta lavorando il designer, ma non è ancora autorizzato a rivelarne il nome. Anche nel campo dell’automazione l’approccio di Norman è decisamente centrato sull’uomo (human-centered), le macchine dovrebbero sostituirci soltanto nelle attività che non sappiamo svolgere bene. E guidare a quanto pare è una di quelle.
Sto lavorando per progettare un’auto che guidi completamente da sola e mi trovo a dover risolvere problemi legati al modo in cui questa vettura può comunicare e interagire con noi e con l’ambiente.
In generale però la strada indicata da Norman, che da tempo promuove un concetto di web design basato sulle esigenze dell’utente, attraverso il Nielsen Norman Group, fondato insieme a Jakob Nielsen, è piuttosto in una collaborazione sempre più stretta fra uomo e macchina, un vero e proprio lavoro di squadra. “Chi è il miglior giocatore di scacchi al mondo? Non è il supercomputer di IBM Deep Blue, ma non è nemmeno un giocatore umano, è  una combinazione di uomo e macchina: un sistema automatico di livello medio abbinato all’azione umana può raggiungere risultati eccezionali”.
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