The future of plastic

Alla Fondazione PLART di Napoli, una mostra racconta gli esperimenti sulle plastiche di Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli. Il curatore Marco Petroni ci racconta il progetto in anteprima. 

The future of plastic
Salone del Mobile 2011. L’Academy Eindhoven espone ancora allo Studio Zeta di via Friuli e uno dei progetti che rimane più impresso al pubblico e alla critica è Ephemeral Icon di Maurizio Montalti: una sedia in plastica rivestita interamente da funghi che sono in grado di degradare l’inorganico della plastica e lentamente trasformarla fino a consumarla, mentre la teca sterile che la avvolge gira in mostra per il mondo cambiando ogni volta naturalmente la struttura del suo contenuto.
Maurizio Montalti / Officina-Corpuscoli: cesto mycelium – growing objects
Maurizio Montalti / Officina-Corpuscoli: cesto mycelium – The Growing Lab
Poi Montalti fa un passo in più e al di là delle note proprietà “letali” dei funghi nei confronti dei materiali organici e non, scopre quelle “costruttive” reticolari, per cui il fungo, “cibandosi” delle sostanze presenti nei materiali, svilupperebbe una sorta di collante – il micelio – in grado di connettere materiali differenti a seconda degli ingredienti e dar vita a progetti “accrescitivi”. Da questi esperimenti si schiude una nuova ipotesi di studio anche per le plastiche e le loro possibili, future, trasformazioni.  La mostra “The future of plastic”, alla fondazione Plart di Napoli, prova a raccontare questo scenario, disegnato da Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli e curato da Marco Petroni che ci racconta il progetto in anteprima.
Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli: The Future of Plastic
Officina Corpuscoli: The Growing Lab

Chiara Alessi: Il materiale plastico rispetto al design è riuscito in questo trentennio a polarizzare le posizioni più estreme: dall'esaltazione tecnologica e l’utopia creativa degli anni Novanta all'insostenibilità ecologica degli anni Duemila. Da chi immagina scenari alternativi anticipando l'esaurimento delle scorte plastiche a chi ne esaspera le proprietà per testarne la resistenza. Dall'industria della media e grande serie fino all'officina laboratorio. La vostra mostra a che punto si pone in questi estremi?

Marco Petroni: la plastica o meglio la variegata famiglia delle plastiche ha modellato e pervaso la modernità come ben sottolineava in un saggio seminale degli anni Cinquanta Roland Barthes. La contemporaneità o epoca dell’aporia, dei dubbi ci interroga su come ri/pensare l’intero sistema produttivo ed economico ancora fortemente basato sull’energia derivante dal petrolio. Occorre porsi in una condizione alternativa di riflessione profonda, bisogna decidere che mondo vogliamo, e per questo dobbiamo lottare e combattere. Con le sue caratteristiche di pervasività il design può fare la sua parte nel definire nuovi scenari dove è possibile cogliere i contorni di un mondo nuovo più responsabile e condiviso. Il progetto di Officina Corpuscoli/Maurizio Montalti si inserisce in questa visione consapevole incorporando una speranza di futuro. Si apre la prospettiva di un’antropologia e una cultura del progetto affidata a una nuova generazione sociale e imprenditoriale che scava dentro le piattaforme produttive e formative, costruendo un senso di comunità allargato basato su un intreccio di saperi.

Maurizio Montalti / Officina-Corpuscoli: Pleurotus, schizzo
Maurizio Montalti / Officina-Corpuscoli: Pleurotus, schizzo

Chiara Alessi: qual è o quale potrebbe essere il futuro della plastica?

Marco Petroni: La parola futuro ha scalzato quella di crisi da un’ipotetica classifica dei termini più utilizzati nel dibattito economico/culturale più attuale. Aldilà delle retoriche, delle statistiche, bisogna riconoscere che lo sviluppo dei polimeri derivati dal petrolio è segnato. Nel saggio di Anthony Dunne e Fiona Raby, Speculative everything si segue una riflessione che ci introduce in un mondo del progetto dove è possibile pensare come le cose potrebbero essere se supportate da nuove narrazioni. Non si tratta di individuare tendenze ed inseguire la produzione di oggetti o materiali futuribili. Dunne e Raby ci pongono di fronte alla possibilità di partecipare all’elaborazione di quale futuro desideriamo e vogliamo come esseri viventi.  Nel mio lavoro di curatore e di teorico per la Fondazione Plart provo sempre  a disegnare una visione critica delle plastiche. Botanica di FormaFantasma, The Idea of Tree di Mischer/Traxler, il progetto di Montalti testimoniano come un’istituzione culturale dedicata a questa famiglia di materiali abbia la responsabilità di trasmettere da una parte, la grande ricerca e innovazione che le plastiche hanno prodotto nella modernità e dall’altra, le trasformazioni necessarie per immaginare un altro mondo possibile senza il petrolio. Il design rappresenta un modo unico d’indagine socio-culturale, una pratica vibrante che sperimenta visioni alternative del mondo.

Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli: The Future of Plastic
Officina Corpuscoli: The Growing Lab

Chiara Alessi: c’è una critica latente nella scelta di questo tema specifico rispetto al presente storico che stiamo vivendo?

Marco Petroni: Nella condizione socio-culturale attuale, il ruolo del designer è quello di un agente manipolatore e il design rappresenta uno strumento di conoscenza. Se guardiamo alle esperienze del radical design, in particolare di Superstudio e Archizoom troviamo già questa visione del ruolo del progettista. Con la differenza, come ha riconosciuto in un suo saggio recente Andrea Branzi (Una generazione esagerata) a una visione massimalista del progetto si sostituisce una proliferazione di visioni, di sensibilità che si muovono nelle pieghe del nostro quotidiano. Sono tentativi di creare spazi di azione da un punto di vista politico, economico e culturale. La condizione del designer deriva dalla necessità di sentirsi un membro attivo di una generazione in costante transizione. Non un problem solver ma un problem finder.

Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli: The Future of Plastic
Officina Corpuscoli: The Growing Lab

Chiara Alessi: com’è costruita la mostra? Riprodurrete il “Growing Lab” di Officina Corpuscoli?

Marco Petroni: il concept espositivo esalta il cambiamento di paradigma che il “Growing Lab” sta indagando e praticando ovvero alla produzione si sostituisce una nuova categoria di oggetti “coltivati”. Tre sono le qualità che la mostra desidera sottolineare: la lentezza, l’imperfezione, l’essenzialità. La dimensione laboratoriale dell’allestimento asseconda il proficuo dialogo tra design e scienza. Il modo di progettare di Montalti è assolutamente originale ed è possibile intravedere i contorni di un territorio allargato segnato da una poetica della soglia, dell’attraversamento che, al di là delle tesi specifiche che avanza ri/propone l’esigenza di indagare territori inesplorati, di ripensare nozioni chiave spesso date in opposizione: natura/cultura, soggetto/oggetto, o sapere scientifico/sapere umanistico.

Campioni di mycellum
Campioni di mycellum

Chiara Alessi: fino a che punto è prevedibile quello che succederà durante il periodo dell’esposizione?

Marco Petroni: Hai paura di trovarti immersa in una ragnatela di funghi, quando verrai a vedere la mostra? L’imperfezione non scade nell’imprevedibilità. Tutto il processo di “coltivazione” degli oggetti è il frutto di anni di ricerca in laboratorio e in studio. È la prima volta che Maurizio Montalti presenta una collezione di oggetti e ospitare, produrre questo evento rappresenta per la Fondazione PLART una fantastica opportunità. Colgo l’occasione per ringraziare il presidente della Fondazione Maria Pia Incutti che continua a investire su progetti come questo.

Officina Corpuscoli, The Growing Lab
Officina Corpuscoli, The Growing Lab

Chiara Alessi: questo esperimento, come altri contemporanei che lavorano sull’idea di crescita programmata, ma al tempo stesso autonoma rispetto al designer, oltre a riflessioni di carattere metodologico e ricadute sul processo e sul paradigma del design, coinvolge anche un pensiero diciamo “etico”/“politico” secondo voi?

Marco Petroni: Necessariamente “The future of plastic” mette in moto una visione politica del progetto, ne cambia e stravolge la prospettiva proponendo nuovi paradigmi e nuovi stimoli di riflessione. A chiusura del percorso espositivo abbiamo voluto inserire un video realizzato da Montalti che attraverso le immagini delle garbage patches stimola una riflessione sulle radicali e profonde trasformazioni che caratterizzano il nostro tempo. Catastrofi ecologiche, conflitti militari e sociali, crack finanziari reclamano nuove risposte capaci di definire territori sociali in cui, per dirla con Slavoj Zizek, occorre prendersi una piena responsabilità.

Officina Corpuscoli: The Growing Lab – schyzophillum fruiting
Officina Corpuscoli: The Growing Lab – schyzophillum fruiting

Chiara Alessi: che differenza c’è tra la “serie variata” che può essere prodotta da un agente naturale o quella meccanica derivata per esempio della modifica dei procedimenti di stampaggio industriale per rendere ogni pezzo singolare e frutto di una “casualità scientifica”?

Marco Petroni: in maniera un po’ provocatoria abbiamo voluto definire il processo di crescita degli oggetti come quello di una lenta stampante 3D. L’uomo accompagna e asseconda i ritmi e i tempi della natura consapevole che il risultato sarà unico. Il micelio, la rete di filamenti radicali dei funghi testimonia la messa in campo di un design in movimento, che tiene conto del divenire e della molteplicità della nostra contemporaneità. “The future of plastic” come una delle linee del micelio non rappresenta né l’inizio né la fine di un processo, ma si pone come intermezzo di una trama plurale e variabile in cui gli oggetti “coltivati” ed esposti al PLART assumono il ruolo di testimoni in movimento di un’alternativa possibile.

© riproduzione riservata
Officina Corpuscoli: The Growing Lab – ciotola mycelium  biomass
Officina Corpuscoli: The Growing Lab – ciotola mycelium biomass

10 luglio – 27 settembre 2014
The future of plastic
Fondazione PLART
via Giuseppe Martucci 48, Napoli

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