United Micro Kingdoms: A Design Fiction

Al Design Museum, Anthony Dunne e Fiona Raby riflettono sulle conseguenze del progresso tecnologico dai primi anni ’90, mettendo in scena un futuro che divide l’Inghilterra in 4 “microregni”.

I designer londinesi Anthony Dunne e Fiona Raby riflettono sulle conseguenze del progresso tecnologico dai primi anni Novanta. Nel loro ruolo di progettisti, saggisti e docenti al Royal College of Art, i due sono stati tra i primi sostenitori di un design critico, che crea oggetti e immagina scenari che inducono a soffermarsi a riflettere sul futuro delle tecnologie di oggi.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

La loro più recente visione prospettica è attualmente esposta nella mostra United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction al Design Museum di Londra. In una saletta all’ultimo piano del museo la mostra mette in scena un futuro indefinito, nel quale l’Inghilterra è stata divisa in quattro “microregni”: quelli dei digitariani, dei comunisti-nuclearisti, degli anarco-evoluzionisti e dei biodemocratici. Dotati ciascuno di una propria etica politica, di un proprio sistema economico e di un proprio stile di vita, questi regni sono stati pensati come un’ipotesi del potenziale futuro della nostra società che ci permette di metterne in discussione l’auspicabilità.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

Lo scenario narrativo è illustrato da una serie di testi, filmati, rappresentazioni visive e oggetti che caratterizzano la prospettiva interdisciplinare e multimediale dei progettisti. Al centro della mostra c’è un grande tavolo occupato dai modelli di quattro sistemi di mobilità immaginari che i designer hanno scelto per rappresentare le varie società, collocati secondo la relativa posizione geografica. Nell’angolo orientale ci sono i digitariani, che hanno portato alle estreme conseguenze l’odierno regime della tecnologia digitale e delle forze di mercato. Delle digiautomobili controllate da computer, basate sui veicoli elettrici a guida automatica che oggi stanno venendo alla luce, trasportano i cittadini-consumatori del reame a vari livelli di velocità, itinerario e comodità determinati da un complesso sistema tariffario che tiene traccia di ogni loro movimento. Queste costruzioni a colori pastello e fluorescenti hanno un’aria contemporaneamente minacciosa e fascinosamente rétro, con una deliberata ambiguità nei confronti degli scenari rappresentati che si ritrova in tutta la mostra.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

A Ovest ci sono i biodemocratici. Sono altrettanto tecnologici, ma la loro è una società biologica più che digitale, fatta di agricoltori, gastronomi e giardinieri che coltivano ogni cosa, da ciò che mangiano alle automobili che guidano: veicoli lenti e profumati che privilegiano l’aspetto biologico al raggiungere la destinazione in tempo. Altrettanto devoti alla natura son gli anarco-evoluzionisti: una società di radicali in cui il corpo è al centro della sperimentazione tecnologica. Situato nelle intatte regioni del Nord, è un mondo di creature che annovera il cabue (cavallo e bue) e il ciclista, cui le cosce di proporzioni olimpioniche gli consentono di muoversi sulla VLB (Very Large Bike), la grande bicicletta collettiva che è il mezzo di trasporto privilegiato di questa società senza automobili.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

Ma l’ansia tecnologica di oggi è evidente soprattutto nei comunisti-nuclearisti. La loro sopravvivenza è garantita da una riserva infinita di energia nucleare, ma la sua impopolarità e la sua natura rischiosa hanno confinato la società che la adotta su un treno mosso dall’energia atomica che taglia in due il centro del paese. Questo paesaggio lungo 3 chilometri contiene ogni comodità moderna, compresa una torre per il bird watching i cui abitanti osservano una natura con cui non entreranno mai in contatto.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

Insieme con questo scenario di fantasia c’è l’analisi dei metodi adottati per crearlo. Accanto alla mostra una sala di lettura contiene esemplari dei testi che ispirano il lavoro dei progettisti, dalla narrativa distopica di James G. Ballard alla collana “Solution”, dedicata dalla casa editrice Sternberg Press alle alternative geopolitiche. Ci sono fotografie che documentano la costruzione della automobili dei biodemocratici e pannelli che illustrano i modelli centrali dell’impostazione generale. Queste aperture prospettiche, anche se paiono fare a pugni con la natura di installazione scelta dalla mostra, svelano un aspetto sorprendentemente tradizionalista dell’impostazione dei progettisti, che la riconduce a un linguaggio progettuale più riconoscibile e accessibile.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

La questione dell’accessibilità è un potenziale problema per United Micro Kingdoms come per ogni mostra di progetto narrativo. Incastrata com’è la mostra tra la collezione permanente del museo, di recente ridistribuita nei suoi spazi, e l’annuale celebrazione dei Designs of the Year, l’aspetto ricco di testo e povero di a spetto di United Micro Kingdoms forse ha spaventato parecchi visitatori facendo loro attraversare quanto mai in fretta questa sezione per raggiungere reami più familiari. È stato un peccato: i pannelli di testo sono ricchi di idee ben articolate e gli oggetti esposti sollevano problemi interessanti per tutti. La sfida sta nel come rendere comprensibili queste idee.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra

C’è il palcoscenico di un racconto convincente: gli attrezzi, i copioni e le scenografie ci sono tutti. Tuttavia, a parte una serie di interessanti fotografie nella parte posteriore della sala, mancano attori in grado di fornire l’empatia, il contatto emotivo necessario a metterci con più forza in collegamento con questi scenari. Analogamente, il relativo sito web unitedmicrokingdoms.org offre un luogo di dibattito, ma sarebbe stata auspicabile nella mostra una maggiore visibilità di questo aspetto. Dunne e Raby certamente hanno realizzato una mostra che vale la pena di visitare, il cui messaggio sulla necessità di un dibattito sul futuro della tecnologia è importante. United Micro Kingdom dimostra il potere della narrazione progettuale, ma con altrettanta evidenza indica l’importanza di essere in grado di immaginare noi stessi dentro gli scenari narrativi, se dobbiamo essere partecipi di questo dibattito e renderlo efficace.

Vista della mostra "United Micro Kingdoms (UmK): A Design Fiction" al Design Museum di Londra