Riviste fai da te

L'architettura minimale delle app 'editoriali', che consentono a ognuno di costruire pubblicazioni a proprio piacimento, si caratterizza per una dualità d'impostazione, a favore del testo o dell'immagine.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 961, settembre 2012

È bastato appena qualche anno, e la comparsa delle app ha ridotto in pezzi tutto quello che le riviste di design avevano costruito in decenni di lavoro. Così, mentre le testate più diffuse si stanno faticosamente riciclando in versione web e tablet, una catena di siti e app ha generato un modello alternativo di consumo, memorizzazione e condivisione dei contenuti mediatici. Si tratta di piattaforme di carattere sociale, distanti dalla logica della tradizione editoriale, che in prevalenza trattano riviste, quotidiani, blog e cataloghi come kit di parti da smembrare a piacimento. Quando scegliete app, segnalibri e pin, quello che fate in realtà non è altro che costruire la vostra pubblicazione ideale. Potreste anche non rendervene conto, ma state anche scegliendo da che parte stare. Siete tipi da immagini o da parole? Siete dei Pinterest o dei Readability? Tenete per Flipboard o Instapaper? Tumblr o Twitter?

Visto che disponiamo della possibilità di scegliere quello che ci interessa di una pubblicazione, potremmo rivelare (anche a noi stessi) che abbiamo sempre e solo voluto leggerne gli estratti, divertirci con gli orrori della moda o scorrere solo le notizie quelli che preferiscono aggiornare le loro vite online con una fotografia piuttosto che con parole.Nonostante il suo ovvio interesse per la "nostalgia istantanea", Facebook non è infatti riuscito a rendere soddisfacente questo tipo di interazione. I servizi web e le app possono essere organizzati sempre più attraverso uno spettro che collega l'iperverbale all'ipervisuale. Quello che hanno in comune è un'architettura ridotta, persino minimale, un'architettura che porta l'enfasi sul testo o sull'immagine (non necessariamente sui loro autori) anziché sull'ecosistema di design di una particolare rivista. in forma grafica. I siti che usiamo per fare tutto ciò non sono esattamente uguali, ma quelle che abbiano elencato sono le maniere in cui la maggior parte di noi padroneggia i media che consumiamo, usandone una o tutte.

Mentre le piattaforme dei media sociali diventano sempre più specializzate, pare di poter osservare due direzioni di sviluppo, una verso un'esperienza governata dalle immagini, l'altra verso un'esperienza guidata dalle parole. Il recente acquisto di Instagram da parte di Facebook incoraggia questa teoria: Instagram è l'epitome di una app per tipi da immagini, per Architettura è la parola giusta, perché con le loro cornici, tabelle ed elenchi, questi siti e app mettono a nudo la loro struttura, lasciando a noi il compito di riempire i vuoti. È il consumatore di media che dice: "È troppo!" e sceglie di non misurarsi con forme più complesse di grafica e interaction design? O è lui ad affermare: "So quello che voglio", e a scegliere sulla base delle sue preferenze? La prima ipotesi indica il bisogno di una correzione di rotta da parte del mondo del design, simile a quella rappresentata dal culto del 'brutto' negli anni Novanta. La seconda potrebbe suggerire un abbandono dell'idea stessa di una pubblicazione di interesse generale.
Timeline dei principali social media, dati aggiornati al settembre 2012. Infografica Simone Trotti
Timeline dei principali social media, dati aggiornati al settembre 2012. Infografica Simone Trotti
A un'estremità dello spettro c'è Readability, che crea una singola colonna di articoli e blog post salvati dal browser sul telefono o sull'iPad tramite un bookmarklet a forma di poltroncina vecchio stile. L'app Readability impiega un processo denominato content normalization —normalizzazione dei contenuti—che riduce l'impaginazione originale dell'articolo a una colonna di testo standardizzata, a cui intercala con semplicità alcune immagini dell'articolo originale. Scegliendo Readability (o il suo predecessore ancora più funzionale, Instapaper) voltiamo la schiena alle convenzioni del settore delle riviste patinate, ai ritratti delle celebrità, ai saggi visuali di fotogiornalismo, alla navigazione contestuale di altri articoli e persino alle caricature della New York Review of Books. Readability rimuove il primo livello di grafica dell'app o del sito, offrendo al suo posto un'interfaccia semplificata, il cui stile visuale si basa unicamente sui caratteri creati dai miei concittadini newyorkesi Hoefler & Frere-Jones. App ancelle come Longform e Tweebot usano l'API (Application Programming Interface) di Readability in un'architettura dei contenuti complessa, assicurando che la vostra lista non risulti mai sguarnita. In queste app Read It Later, gli articoli sono presentati secondo semplici liste cronologiche, in un formato noto come river of news (fiume di notizie), disegnato per una scansione veloce e un'elaborazione delle informazioni il più possibile efficace. Il fondatore partner di Readability, Richard Ziade, ha scelto l'elenco a scorrimento verticale come ingrediente fondamentale nella sua ricerca di chiarezza, e come cambio di direzione nei riguardi tanto del formato delle pubblicazioni a stampa quanto delle loro traduzioni più letterali in app. "Volevamo semplicemente essere diretti e cronologici. La griglia implica questa specie di stile da quotidiano raffazzonato per il quale non ho mai avuto interesse". All'estremità opposta dello spettro c'è una flotta di servizi zeppi di immagini. Più che di liste si tratta di griglie; d'immagini, più che di parole. Alcuni di noi possono istintivamente scegliere uno dei due formati, altri li possono usare entrambi, ma per scopi differenti. L'uno per lavoro, l'altro per passatempo; l'uno per approfondire, l'altro per distrarsi. Non riesco a pensare a niente da sottolineare, ma il mio Instapaper è pieno; sono una tipa da parole, e Ziade è come me. Gli ho chiesto se utilizza qualche sito per salvare immagini e questa è stata la sua risposta: "Mi piace molto guardare immagini, ma non ho il tipo di mentalità che ti fa salvare le immagini per un possibile uso futuro. Mi piace guardare immagini nel tempo libero. Ma non ho alcun bisogno di sentirmene in possesso".
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Cosa ne pensa il direttore di una rivista di design? Ho chiesto a Joseph Grima, direttore di Domus, quale fosse il suo punto di vista riguardo alla possibilità di smembrare l'accorta commistione di immagini, design e testo. "Leggere il contenuto senza immagini o limitarsi a guardare solo le illustrazioni non può che offrire un'esperienza molto limitata e insoddisfacente", mi ha detto. "Perciò credo che alla fine i lettori preferiranno sempre il sito, o la rivista stessa". Limitata va bene, ma insoddisfacente? Quando siamo al tavolo da lavoro e vogliamo leggere, magari scegliendo link da Twitter, non siamo sempre in cerca dell'esperienza completa, ma di un assaggio. Inoltre, internet è guidato da esperienze tecnicamente insoddisfacenti che però si sono dimostrate "buone quanto basta" (per esempio, MP3 o JPG). All'interno dello spettro ci sono piattaforme che sono effettivamente svincolate dal binomio immagini/testo, ma che possono essere personalizzate per seguire una o l'altra opzione. Twitter è generalmente considerato una piattaforma per testi, ma molti lo usano come un rss media, che segue riviste, scrittori o redattori per assicurarsi che vedano i migliori articoli da catturare con Instapaper o Readability. Ma Twitter è amato anche dai fedelissimi di Istagram, e la proliferazione di app per fotocamera facilita la condivisione di immagini, segnalando l'esistenza di una subcultura di persone che prediligono queste ultime.
La comparsa delle app ha ridotto in pezzi tutto quello che le riviste di design avevano costruito in decenni di lavoro
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Tumblr, d'altra parte, viene tipicamente considerato una piattaforma per immagini. Ciò che risulta piacevole è lasciare che lo schermo scorra virtualmente tra le vostre dita, collegando, senza bisogno di parole, un cuore, tagli di capelli o fumetti anni Cinquanta, per ribloggare alla fine il tutto con una serie di frecce. Esistono, d'altro canto, molte persone che postano interi paragrafi. Se Pinterest riguarda solo le immagini della rivista, e Readability solo gli articoli, Tumblr è un'opportunità per scorrere gli estratti. L'eccellente, ancorché verbosa, Los Angeles Review of Books ha debuttato su Tumblr postando quotidianamente il meglio delle sue recensioni. Altri media fanno lo stesso, richiamando il lettore per mezzo di un paragrafo più o meno succoso. Si tratti di parole o immagini, la concezione operativa è essere il più efficace possibile. La migliore di tutte queste app di condivisione di contenuti mediatici è Flipboard, il cui obbiettivo sembra essere fare meglio delle riviste stesse (l'articolo su Newsweek in occasione del suo lancio era intitolato Quando sei tu il direttore editoriale). Mentre gli altri riducono, Flipboard rimonta i contenuti creando un'esperienza simile a quella della rivista, con pagine generate da feed provenienti da Twitter e Facebook, con immagini intere o ridotte. Ciascuna pagina virtuale presenta una grafica a griglia, con notizie di maggiore e minore rilievo. Anche se la presentazione è cronologica, non si tratta di un river of news: Flipboard è per picture-people, gente che si interessa a un articolo partendo dalla sua parte visuale, che naviga e legge i suoi feed in cerca di informazioni costruire sulle immagini.
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Analisi delle attuali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Per la pura lettura, il formato a scorrimento verticale di Readability, Tumblr e Twitter ha molto designpiù senso. Quando leggi vuoi segnarti i dati. Leggi, leggi, leggi, archivi, archivi, archivi. Quando scorri le notizie in cerca d'ispirazione, il processo è meno gerarchico. È più ragionevole riempire lo schermo e lasciare che ci siano più informazioni capaci di colpire l'occhio. Flipboard appare meno editoriale e più esplorativo, anche se noi, organizzando i nostri argomenti e i nostri amici in passato, abbiamo creato il flusso di contenuti. Ma quel meccanismo è dietro alle quinte, così possiamo goderci la visione. Infine c'è Pinterest: solo foto, a griglia. Molto è stato scritto sulla popolarità di Pinterest tra le donne e sulla sua precoce adozione dalla comunità scrapbooking del Midwest (ovvero il polo opposto della comunità costiera di scrittori di tecnologia). Ma uno sguardo più critico alla homepage di Pinterest non rivela alcunché di femminile, eccetto, forse, il corsivo un po' retrò del logo, disegnato da Michael Deal e Juan Carlos Pagan. Vedo rosso, grigio, box, Arial. La prima categoria nell'elenco è Architettura. Storicamente, come attività, il pinning (appuntare) sembra a tutti gli effetti essere femminile. Chi fa un puntaspilli con dei nastri intrecciati? Le donne. Chi viene puntato prima di un appuntamento? Le donne. Chi appunta un bordo dei pantaloni? Le donne. Un gioco di parole sullo spillo sarebbe tutta un'altra storia (bisticcio intenzionale). Comunque, in un post sul restyling del logo, Deal fa riferimento alla 'P' appuntita come a uno "spillo sulla mappa". Una recente intervista di Archinect con il confondatore di Pinterest, Evan Sharp, ha svelato l'origine del nome: la pin-up della scuola di architettura. Sharp ha studiato alla Columbia Graduate School of Architecture, Planning and Preservation. Ha creato Pinterest per archiviare, condividere e organizzare le sue immagini di architettura. "Mentre studiavo architettura, continuavo a collezionare immagini in modo ossessivo… Migliaia di sezioni, rendering e fotografie… Ho scoperto che diventava veramente difficile organizzare le mie immagini e ritornare a qualche foto particolare. Così abbiamo costruito un prototipo e lo abbiamo condiviso con degli amici, molti dei quali erano architetti". L'organizzazione degli elementi rappresenta l'essenza del progetto modernista, come si vede nell'architettura e nel design di George Nelson, Herbert Matter e Alexander Girard. Pinterest è in realtà una piattaforma per collezionisti. Il che ci riporta al curioso commento di Ziade sul possesso delle immagini: i collezionisti d'immagini online riempiono i propri scaffali almeno quanto i collezionisti di testi riforniscono i loro, i primi con oggetti, i secondi con parole.
Analisi del layout delle principali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Analisi del layout delle principali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Il dibattito sul genere ha distratto da ciò che spinge i tipi da immagini verso Pinterest: rende facilissimo raccogliere, organizzare e consultare grandi collezioni d'immagini. Tutte sono dispiegate di fronte a voi, scendendo fino al fondo dello schermo e più in giù. C'è un che di efficiente nello spingerle tutte in primo piano. Anche le cartelle sono rappresentate come immagini. Si tratta di una vera e propria festa per gli amanti del visuale, un'offerta ricchissima, da organizzare e riorganizzare. Esiste un altro aspetto in cui Pinterest è uguale a Readability e Instapaper: vi occupa lo schermo con il contenuto che volete, senza riempitivi. Quando ho chiesto a Ziade quale fosse la prima cosa della struttura delle riviste online che voleva eliminare, mi ha scritto: "Tutto. Volevo solo le parole e nient'altro. Quando decido di leggere qualcosa, voglio che tutto il resto sparisca. Navigazione, barre laterali, pubblicità. Tutto". Mentre Pinterst e i suoi concorrenti si evolvono, potremmo aver bisogno di sviluppare un glossario inedito per le nuove attività che gli utenti di Pinterest stanno creando. Siamo convinti di sapere già come funziona la lettura, ma qual è esattamente il piacere intellettuale legato alla raccolta, alla condivisione e al salvataggio delle immagini? Alcuni hanno sempre usato pannelli di sughero, blocchi di appunti e album fotografici, ma ora che tutto questo è facile e diffuso, il pinning esige un esame intellettuale. In una cultura che continua a celebrare la parola scritta e parlata, i tipi da immagini corrono il rischio di essere liquidati, dato che Pinterest è stato ritratto come una app al femminile, come qualcosa che si limita a sorvolare la superficie della cultura. Per i designer, in particolare, guardare può essere un'attività creativa o anche qualcosa di più, ma in generale possiamo cominciare a capire quanto apparteniamo a una cultura visuale. Allo stesso modo, scoprire se si è un tipo da immagini o da parole può in fin dei conti essere liberatorio. In un modo o nell'altro, assumendo la possibilità di creare associazioni e collegamenti fuori dal controllo delle redazioni, queste app possono rivelare qualcosa d'inedito riguardo a ognuno di noi, e di tutti noi. Ma, nel far questo, abbiamo anche messo nelle mani meno ovvie di algoritmi e creatori di app quel potere. E anche i nostri amici. Alexandra Lange (@ LangeAlexandra), critica di design
Analisi del layout delle principali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti
Analisi del layout delle principali app editoriali. Dati aggiornati a settembre 2012. Infografica di Simone Trotti

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