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Cosa può fare il design

La seconda edizione di What Design Can Do!, convegno internazionale sull'importanza del design, apre un salutare dibattito sulle questioni sociali cui il design può dare una risposta.

"Il design può dare soluzioni non convenzionali a problemi diffusi": così suonava una delle dichiarazioni di apertura del discorso inaugurale di Eberhard Van der Laan, sindaco di Amsterdam, la città che ha ospitato la seconda edizione del convegno What Design Can Do!. Un'affermazione destinata a caratterizzare il tono delle due giornate seguenti: interventi suggestivi, laboratori e perfino esibizioni musicali. Il tutto in funzione di una salutare discussione sulle "capacità di connessione del design", tema dell'anno. Interventi da tutto il mondo si sono alternati sul palco del bel teatro dello Stadsschouwburg decorato in rosso e giallo, i vivaci colori che caratterizzano la comunicazione visiva del convegno. What Design Can Do! è un convegno che riunisce trasversalmente professionisti di varie discipline per sottolineare l'importanza del loro lavoro. Porta sulla scena europea il dibattito sui temi sociali cui il design può dare una risposta: un'occasione irripetibile di riunire insieme professionisti di tutto il mondo.

Le implicazioni del design come fattore di cultura hanno indotto alcuni designer a guardarsi intorno e a reinterpretare il loro patrimonio culturale e sociale. Il tema è stato sottolineato nell'applauditissimo intervento del colombiano Esteban Ucrós, che ha analizzato i fenomeni di autoespressività grafica che si trovano in ogni strada della sua città: Bogotá. Secondo la sua opinione queste manifestazioni di progetto vernacolare non sono solo suggestive ma anche decisamente meritevoli di tutela. Ucrós, con un paio di amici, ha raccolto (in una piattaforma battezzata Populardelujo) un archivio dei materiali raccolti. La piattaforma funge anche da strumento di presentazione dei meno noti tra gli artisti di strada che hanno disseminato per decenni le espressioni del loro vivace linguaggio grafico. Il grafico olandese Harmen Liemburg ha presentato il suo lavoro come una reinvenzione dell'immaginario e dei simboli comuni che trova intorno a sé (in ogni angolo del mondo), dai segnali stradali alla bandiera americana, attraverso la semplice tecnica della serigrafia. Il suo motto è "Va' per il mondo e vedi che cosa c'è".
In apertura: <i>What Design Can Do!</i> il pubblico dello Stadsschouwburg di Amsterdam, venerdì 11 maggio 2012, il secondo giorno di conferenza. Qui sopra: un intervento del primo giorno (10 maggio 2012). Photo © Leo Veger
In apertura: What Design Can Do! il pubblico dello Stadsschouwburg di Amsterdam, venerdì 11 maggio 2012, il secondo giorno di conferenza. Qui sopra: un intervento del primo giorno (10 maggio 2012). Photo © Leo Veger
Due professionisti che operano direttamente nel sociale hanno presentato interessanti relazioni, dimostrando che progettare stando seduti a una comoda scrivania a chilometri di distanza delle aree meno privilegiate del mondo non funziona più. Come ha sostenuto in una brillante presentazione Cameron Sinclair di Architecture for Humanity, gli architetti (il suo settore d'attività) devono impegnarsi in loco con il sito su cui stanno lavorando. "Se si costruisce una bella cosa la comunità se ne prenderà cura", ha affermato. Adottando nel suo lavoro su progetti sociali un atteggiamento professionale senza compromessi (in particolare nelle aree colpite da disastri) e illustrando una straordinaria quantità di progetti costruiti, Sinclair ha sottolineato l'estrema importanza delle "cose costruite" effettivamente.
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
Il progettista brasiliano Marcelo Rosenbaum, in un altro convincente intervento, ha dimostrato anche come lavorare a partire dalla comunità possa dar luogo a risultati positivi e durevoli. Rosenbaum usa la sua ampia notorietà di presentatore televisivo in Brasile per trovare sostegno al suo lavoro sociale. Il suo progetto A Gente Transforma (AGT) ha già ottenuto successo nello scenario socialmente complesso di una favela di San Paolo del Brasile, ristrutturando aree comuni. Realizzando una collezione di prodotti fabbricati localmente, il progetto AGT ha dato alla comunità un senso di autostima e d'orgoglio di cui c'era grande bisogno. La seconda edizione di AGT si è tenuta a Várzea Queimada, una remota località del nord del Brasile, dove Rosenbaum e il suo gruppo, insieme con gli artigiani locali, esperti nella lavorazione della gomma e delle fibre, hanno realizzato una nuova collezione di prodotti. Gli artigiani locali ne hanno ottenuto un rinnovato senso di orgoglio per il loro lavoro e, quel che più conta, un modo di creare reddito.
Le implicazioni del design come fattore di cultura hanno indotto alcuni designer a guardarsi intorno e a reinterpretare il loro patrimonio culturale e sociale.
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
Anche la moda è stata un tema forte e sono stati illustrati vari punti di vista che hanno ampliato l'orizzonte del convegno. Catarina Mimby, per conto del gigante H&M, ha sostenuto l'impossibilità di realizzare una vera sostenibilità quando si vende moda effimera, ma ha affermato che l'impatto può essere limitato con l'uso di materiali riciclati, definendo un codice di comportamento e un elenco di restrizioni di tipo chimico. Suzanne Lee ha portato il contributo delle sue sperimentazioni più recenti su un nuovo tessuto realizzato tramite batteri, che la designer definisce "la fabbrica del futuro". La moda in Africa è stato il tema trattato da Alphadi, stilista nigeriano promotore del Festival international de la Mode Africaine nel deserto del Niger: un modo per diffondere la conoscenza della moda africana e portare pace, dato che "la bellezza può fermare la guerra", secondo l'opinione di Alphadi. Al convegno hanno avuto spazio anche due note designer di primo piano: Hella Jongerius e Paula Scher. Jongerius ha parlato del "tocco umano" che ama sottolineare nei suoi progetti, che siano per committenti piccoli oppure grandi: e Paula Scher ha illustrato come il progetto grafico possa trasformare gli spazi urbani e come il lavoro volontario possa incrementare il lavoro retribuito, come nel caso nel suo progetto per la Ripartizione Parchi del Comune di New York.
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
Accanto agli interventi alcune sessioni collaterali hanno dato modo, a chi tra il pubblico lo desiderava, di prendersi una pausa dalle presentazioni e di partecipare in modo più attivo. L'atmosfera complessiva del convegno è stata molto positiva e ha fornito nel corso delle pause un fecondo scenario a numerose conversazioni tra gli intervenuti, dando un significato concreto al tema della "connessione" che compariva nel titolo del convegno. È stato interessante constatare come la maggior parte dei progetti e delle idee presentati qui fossero stati concretamente realizzati e messi alla prova, nella maggior parte dei casi in anni di lavoro e di ricerca. Appello al risveglio per molti, What Design Can Do! si prepara a ripetersi tra un anno, questa volta sul tema della "Collaborazione". La manifestazione ha rappresentato un momento di interesse critico per la presentazione di nuove idee realizzate grazie alle molteplici occasioni offerte dal progetto.
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
A destra: un momento dell'intervento di Marcelo Rosenbaum
A destra: un momento dell'intervento di Marcelo Rosenbaum
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
<i>What Design Can Do!</i>, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012
What Design Can Do!, allo Stadsschouwburg di Amsterdam, 11-12 maggio 2012

Per una nuova ecologia dell’abitare

L’eredità di Ada Bursi si trasforma in un progetto d’esame del biennio specialistico in Interior Design allo IED di Torino, in un racconto sull’abitare contemporaneo, tra ecologia, flessibilità spaziale e sensibilità sociale.

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