Nel venerdì del Salone del Mobile, con Martí si apre al nuovo Hangar Bicocca un ciclo di appuntamenti: HB Public, che mensilmente vedrà alternarsi ospiti e racconti di varie discipline. Ed è un successo: la sala nuova di zecca che lo ospita, e che anticipa l'ingresso sull'installazione di Peter Feldman inaugurata due settimane prima, è gremita di gente. Di là dal tendone lo Shadow Play dell'artista tedesco, in cui alla proiezione magica e impalpabile di una collezione di figuri fa da contraltare lo scheletro ontologico degli oggetti, apparecchiati alla bell'e meglio su un tavolone; di qua un altro schermo bianco, su cui si susseguono le proiezioni di tre collezioni di Martí, in cui gli oggetti, se ci sono, sono solo ospiti casuali. Un dialogo tra arte e design alternativo, antecedente o, se possibile, "ex", come da autodefinizione dell'ex-designer, approdato al design quando il design cominciava a guardare all'arte.
Da un designer non ci aspettiamo una rivoluzione culturale legata al mondo del cibo, però quello di Guixé è un contributo intelligente, coraggioso e non scontato.
