In Inghilterra, ha appreso il senso dell'heritage (nell'accezione inglese), la capacità di mixare tradizione e modernità, il fascino per l'antiquariato e l'antichità. Ha iniziato a produrre mobili per arredare la sua casa, ma dato l'aumento delle numerose richieste, prima di amici e poi di amici di amici, la decisione di avviare una struttura propria e diventare imprenditrice di se stessa e della sua arte. Oggi è una "macchina da guerra" che disegna, produce e distribuisce mobili anche in edizione limitata e accessori per la casa (collezioni East and East and Contemporary) da New York, Dubai, Il Cairo, Amman, a Ginevra con due punti vendita nella capitale del suo Paese, la Nada Debs Gallery aperta nel 2003 a Saifi Village e la successiva Nada Debs Boutique. La incontriamo Dubai in occasione della fiera Design Days Dubai dove espone le sue creazioni alla Carwan Gallery e alla Smogallery, entrambe di Beirut.

Nada Debs: Celebrare la qualità dell'artigianato mediorientale e sposarla al gusto internazionale. Interpretare l'eredità araba in modo contemporaneo è il mio obiettivo; credo che la nostra tradizione abbia un particolare charme caratterizzata da ornamenti e decorazioni seducenti e che possa essere apprezzato globalmente. Inizialmente quando facevo vedere le mie creazioni a Beirut mi si rispondeva che non erano "abbastanza occidentali". Ho subito pensato che gli arabi non riuscissero ad avere "una loro identità" relativa al design. Mi domandavo perché il design dovesse essere occidentale e poi ho trovato una mia formula; ho iniziato a usare la resina invece del legno, il plexiglas perché amo la trasparenza (non mi è mai piaciuto nascondere le cose – aggiunge lievemente), il cemento associato alla madreperla, amo molto i contrasti. Ho utilizzato e adattato i pattern della nostra tradizione in modo innovativo; la geometria fatta di linee pure, nelle sue svariate declinazioni, è per me un valore universale. Un bambino fa un cerchio nella sabbia del deserto come lo farebbe nella neve. La geometria infonde in me un particolare senso di sicurezza e di mistero allo stesso tempo; sono una fan di Damien Hirst – sorride – ma non so spiegare razionalmente perché i suoi dots sono cosi affascinanti, capaci di toccare la nostra parte emozionale. Da questa volontà di combinare e fondere diverse culture la scelta del nome della mia azienda.

Esatto, si riferisce al Giappone, Far East e al Medio Oriente, Middle East due East, per me molto importanti e parte della mia cultura personale.
Quindi definizione del design di Nada Debs?
Modern-arabesque. Ricerco il perfetto equilibrio tra ornamento e semplicità.
Tanti viaggi ti hanno portato ad attingere diverse suggestioni dalle culture con cui hai avuto a che fare.
Mi considero cittadina del mondo anche se le mie radici sono ben salde nel paese dove vivo ora. Ho imparato tanto dal Giappone, dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra e dai viaggi che ho avuto occasione di fare; credo che tutto questo sia riflesso nella mia produzione artistica.
Beirut è una città piena di sorprese, densa per il numero di artisti e creativi che la abitano. Io credo di aver aperto la strada alle donne che vogliono dedicarsi al design

Ho pensato che potevo portare qualche cosa di nuovo al mio paese, la mia esperienza e la mia volontà e voglia di fare. Ho continuato a fare il mio lavoro, a creare come facevo prima; un tipo di design multiculturale in grado di poter essere appealing per il mercato internazionale e per quello locale.
Qual è la situazione delle donne imprenditore come te in Libano?
Ce ne sono sempre di più! Ultimamente c'è tanto fermento in tutto il Paese. Beirut, in particolare, è una città piena di sorprese, densa per il numero di artisti e creativi che la abitano. Io credo di aver aperto la strada alle donne che vogliono dedicarsi al design.
Quale il prossimo progetto creativo per il design di Nada Debs?
Ad aprile, per la prima volta dopo tanti anni, non verrò a Milano per il vostro famoso – e imperdibile – Salone del Mobile. È davvero la prima volta, ma ho deciso che voglio dedicare del tempo a me stessa e andare in un ritiro; uno di quelli in cui si sta in silenzio per oltre dieci giorni a riflettere. Voglio capire cosa succede dentro e fuori di me e avere la possibilità di concentrarmi non solo sulla mia persona ma anche sulla mia professione. Ne parlo perché il mio prossimo traguardo creativo è avere la capacità di aggiungere spiritualità a questa forma d'arte quale è il design. Quando parlo di spiritualità intendo l'energia umana. Può essere la geometria o anche la numerologia, chi lo sa.

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Gli infissi si trasformano in cornici che raccontano lo spazio
Una casa piena di pace, costruita con pochi segni e una palette di materiali in armonia con l'intorno. Protagonisti del racconto visivo, gli infissi color antracite di Edilpiù.