Amore per la macchina

Linotype: The Film è la storia affascinante, appassionante e incredibilmente divertente di una macchina ormai obsoleta.

Etaoin shrdlu era un tempo l'equivalente del backspace della tastiera del computer. Far scorrere rapidamente le dita della sinistra su queste tredici lettere della tastiera di una macchina per la composizione tipografica Linotype indicava che si era compiuto un errore e che un correttore di bozze avrebbe poi dovuto provvedere a eliminare quella riga di testo. Questa informazione è solo una dei molti straordinari aneddoti minimi raccolti in un nuovo lungometraggio intitolato Linotype: The Film. Con la regia di Doug Wilson, Brandon Goodwin e Jess Heugel, il film, per quanto dedicato a una vecchia macchina obsoleta, è ben lontano da una documentazione storica. Il racconto è affascinante, lieve e incredibilmente divertente.

Che cos'è in concreto una macchina Linotype? Descriverla è precisamente la sfida che gli autori hanno dovuto affrontare. Si tratta di una complicata e ingombrante meraviglia che produce una riga di caratteri: una line-o-type, come dice il nome. Questa macchina, inventata nel 1886 da Ottmar Mergenthaler, rivoluzionò l'industria tipografica ed ebbe un effetto straordinario sul mondo. Prima della Linotype il processo di stampa richiedeva il faticoso assemblaggio manuale di ogni parola, all'inverso, carattere per carattere. La Linotype meccanizzò questo processo, fondendo in metallo righe intere di testo digitate su una tastiera. Prima della Linotype non esisteva al mondo un giornale che avesse più di otto pagine. Dopo il suo avvento la stampa venne facilitata in modo esponenziale, gli articoli divennero più lunghi, le pubblicazioni furono riprodotte più velocemente e il tasso di alfabetizzazione crebbe. Secondo i titoli dei giornali dell'epoca la meravigliosa Linotype aveva "fatto compiere all'umanità un salto di mille anni nell'arco di una generazione".
Apertura: l'operatore linotipista Guy Trower all'opera su una Linotype a Springfield, Missouri. Sopra: la tastiera della Linotype con 90 tasti
Apertura: l'operatore linotipista Guy Trower all'opera su una Linotype a Springfield, Missouri. Sopra: la tastiera della Linotype con 90 tasti
La storia della Linotype non viene raccontata da storici, ma dagli operatori: uomini che hanno passato l'intera vita professionale a battere righe e righe di caratteri. Era un lavoro pesante e talvolta pericoloso (la macchina era un mostro caldo, rumoroso e colmo di metallo fuso a 550 gradi). Usarla richiedeva una conoscenza specifica dei suoi complicati meccanismi e un'intensa concentrazione, per lavorare da espertissimi stenografi di un'età precedente l'avvento del computer. Sono questi uomini che ogni giorno componevano le notizie di prima pagina. Erano loro i primi a leggere gli articoli al di fuori della redazione e gli ultimi a intervenire su di essi prima che fossero tradotti in caratteri. Come afferma nel film uno degli intervistati "per fare il linotipista occorreva essere un tipo speciale: trovare la cosa divertente e saperla far funzionare". Tutto il film è percorso dalle voci appassionate di questi operatori, piene di entusiasmo, e la loro intelligenza e il loro carisma sono al centro della scena.
Linotype: il logo della macchina usato nel film
Linotype: il logo della macchina usato nel film
Perciò il film non riguarda un macchinario: parla di un gruppo di personaggi, ciascuno dei quali racconta la sua versione della storia d'amore per quello straordinario marchingegno. Il loro atteggiamento di adorazione è palpabile. Molti dei protagonisti del film hanno di parecchio oltrepassato gli ottant'anni, e tutti sono purtroppo gli ultimi superstiti di una generazione di conoscenza in via di sparizione. Ci sono naturalmente alcuni giovani entusiasti, ma sono stati attratti dall'invenzione della Linotype per il suo alone di mistero, e non la vivranno mai come fattore essenziale di vita.
L'operatore Eldon Meeks racconta la sua vita con la Linotype
L'operatore Eldon Meeks racconta la sua vita con la Linotype
Era il momento perfetto per raccontare la storia della macchina Linotype, che è collegata alla stampa tipografica (caratteri in rilievo inchiostrati e premuti sulla carta), tecnica che negli ultimi decenni ha conosciuto un grande ritorno d'interesse. E tuttavia anche certi dei più competenti tra gli stampatori artigiani e i tipografi di oggi sanno poco di questo oggetto dall'influsso fondamentale, che cosa in realtà fosse. "Oggi è roba da spazzatura", dice nel film un anziano. Dopo la composizione dell'ultimo numero del New York Times con i caratteri di metallo fuso, il 12 luglio 1978, le linotype vennero fatte uscire dalla porta posteriore dell'edificio, caricate su furgoni e poi fuse per recuperare il metallo. Delle oltre centomila macchine attive nel mondo alla metà degli anni Cinquanta oggi ne restano in funzione incredibilmente poche, e ancor meno sono coloro che sanno farle funzionare, mentre un limitatissimo numero di persone è ancora capace di restaurarle e ripararle. Mentre avanziamo attraverso la moltiplicazione di tecnologie molto più moderne un film ci induce a fermarci e a sorridere constatando quanto siamo andati lontano.
Le matrici in ottone sulla barra di distribuzione della Linotype
Le matrici in ottone sulla barra di distribuzione della Linotype
Il regista Doug Wilson è un fanatico della tipografia e possiede perfino un piccolo torchio da stampa. Ma se gli si chiede se gli piacerebbe possedere una Linotype la risposta è un no deciso. "È una macchina incredibile", afferma, "ma anche incredibilmente piena di problemi. Ci sono novanta differenti operazioni che devono svolgersi immediatamente prima che le matrici [le forme che creano i caratteri] entrino in gioco, e se non si lavora con la giusta precisione si creano dei grossi problemi. Oggi come oggi la macchina è il peggior nemico di se stessa." Gli autori hanno sviluppato un genere tutto loro di "amore per la macchina", che consiste nell'ammirarla standole a qualche passo di distanza. Saundra Marcel (@saundr1a)
Da sinistra, i registi del film Brandon Goodwin, Doug Wilson e Jess Heugel
Da sinistra, i registi del film Brandon Goodwin, Doug Wilson e Jess Heugel

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