Quella sera la fonderia d'alluminio mobile sembrava un falò post-apocalittico: "Un trionfo di scintille", lo definisce Ryvola. La trasmissione di un'automobile Honda, portata al calor bianco, finiva, contro ogni aspettativa, in un mucchio di oggetti di design invece che, per esempio, in un cumulo di metallo contorto oppure (devo dirlo?) in un massacro. Alcuni ospiti se ne sono andati con dei souvenir metallici. Uno non ha voluto andarsene fino a che il suo cagnolino in fusione non è stato realizzato con "quel giusto minimo di imperfezioni", mi ha confidato Ryvola in gennaio, a cena: "Voleva che sull'oggetto si vedessero le linee di giunzione". Dopo tutto le imperfezioni che risultano da un processo danno senso alla storia del prodotto. Va da sé che Ryvola e Sandstrom sono stati felici di soddisfare l'esigente spettatore. Accogliendo la richiesta hanno capito di aver ottenuto il loro scopo, o per lo meno uno dei loro scopi. "Per la maggior parte gli studi di architettura e di design sono piccole massonerie", dice Ryvola. "Non è una professione molto loquace. C'è una tendenza all'esoterismo' riguardo alla produzione, per cui il designer è un genio creativo che svela misticamente qualcosa all'utente".
Eliminando la 'quarta parete' tra l'architetto e l'utente, UEA ha trasformato in una performance il processo di progettazione e non il design in sé, anche se gli oggetti che ne sono usciti erano sia funzionali sia estetici
