Poche etichette sono tanto usurate e logore quanto quella di 'verde'. In assenza di qualsiasi ordinamento e regolamentazione, produttori e consumatori hanno sfoggiato e amplificato le sue virtù al punto da svalutarle, un po' come è accaduto all'etichetta 'organico' nei negozi di generi alimentari in America. La gente è stata incoraggiata a guardare con fiducia come 'veramente ecologici' solo prodotti contraddistinti da un'aria austera e benevola ma dall'aspetto un po' grossolano, e con una spruzzata di impurità in superficie a indicare l'uso di carta o plastica riciclata, in un moto di espiazione per la nostra vanità e i nostri peccati di indulgenza che odora di Birkenstock.
Ma è poi vero che tutto ciò che ha gusto ed è sexy fa male? Ed è proprio necessario accettare il fatto che per essere persone migliori dobbiamo flagellare una nostra naturale inclinazione verso la leggerezza, l'umorismo, il piacere? Il design responsabile sul piano ambientale dovrebbe essere come il cioccolato fondente, delizioso e sensuale, ma anche indicato per la salute di corpo e spirito. Per quanto irritante e ideologizzato, il cliché ecologico è servito allo scopo, ossia instillare nella coscienza collettiva la consapevolezza del bisogno di cambiare comportamento.
Il proposito del design è consentirci di vivere al meglio beneficiando di tutte le possibilità offerte dalla tecnologia contemporanea. L’ideologia, invece, è limitante