States of Design 09: design sostenibile

Una nuova generazione di designer rivela un territorio di opportunità inesplorate sul confine fra ecologia e gratificazione.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 954, gennaio 2012

Poche etichette sono tanto usurate e logore quanto quella di 'verde'. In assenza di qualsiasi ordinamento e regolamentazione, produttori e consumatori hanno sfoggiato e amplificato le sue virtù al punto da svalutarle, un po' come è accaduto all'etichetta 'organico' nei negozi di generi alimentari in America. La gente è stata incoraggiata a guardare con fiducia come 'veramente ecologici' solo prodotti contraddistinti da un'aria austera e benevola ma dall'aspetto un po' grossolano, e con una spruzzata di impurità in superficie a indicare l'uso di carta o plastica riciclata, in un moto di espiazione per la nostra vanità e i nostri peccati di indulgenza che odora di Birkenstock.

Ma è poi vero che tutto ciò che ha gusto ed è sexy fa male? Ed è proprio necessario accettare il fatto che per essere persone migliori dobbiamo flagellare una nostra naturale inclinazione verso la leggerezza, l'umorismo, il piacere? Il design responsabile sul piano ambientale dovrebbe essere come il cioccolato fondente, delizioso e sensuale, ma anche indicato per la salute di corpo e spirito. Per quanto irritante e ideologizzato, il cliché ecologico è servito allo scopo, ossia instillare nella coscienza collettiva la consapevolezza del bisogno di cambiare comportamento.
In apertura: il Boeing 787 Dreamliner, in fibra di carbonio, riduce i consumi di circa il 20% rispetto ai velivoli delle sue dimensioni. Nella foto, la linea di assemblaggio di Everett, nello stato di Washington. Qui sopra: David Czap, Nils Beers, Czeers Mk1, il primo motoscafo solare elettrico. Lo scafo lungo 10 metri è in grado di raggiungere i 30 nodi di velocità grazie alla tolda ricoperta di pannelli solari (www.navaldc.com)
In apertura: il Boeing 787 Dreamliner, in fibra di carbonio, riduce i consumi di circa il 20% rispetto ai velivoli delle sue dimensioni. Nella foto, la linea di assemblaggio di Everett, nello stato di Washington. Qui sopra: David Czap, Nils Beers, Czeers Mk1, il primo motoscafo solare elettrico. Lo scafo lungo 10 metri è in grado di raggiungere i 30 nodi di velocità grazie alla tolda ricoperta di pannelli solari (www.navaldc.com)
È tempo allora che i designer si liberino delle ultime tracce di bigottismo e facciano quello che sanno fare meglio: aiutare la società a compiere il prossimo passo verso una nuova normalità che incorpori nel quotidiano un'attitudine responsabile verso l'ambiente. È tempo che un design responsabile sul piano dell'ambiente, equosolidale, sostenibile, etico, a bassa emissione, efficiente a livello energetico, a rifiuti zero, bioregionale, biodegradabile e riciclabile sia meno ascetico e si faccia più umano e vulnerabile. Se la sfacciataggine, particolarmente quella più aggressiva, è ancora difficile da trovare (eccetto forse che nei chiassosi, veloci e costosi giocattoli per bimbi cresciuti tipo Tesla Roadster o nei motoscafi a energia solare Czeers MK1), il mondo reale ne ha bisogno. Anche i prodotti ecologici dovrebbero avere pregi e difetti, ed essere soggetti al capriccio e alle stravaganze di gusto come tutte le altre cose.
Holly McQuillan, TWINSET:
<i>Embedded Zero Waste</i> (2010).
Cartamodelli per abiti ispirati
a un approccio zero scarti (www.hollymcquillan.com)
Holly McQuillan, TWINSET: Embedded Zero Waste (2010). Cartamodelli per abiti ispirati a un approccio zero scarti (www.hollymcquillan.com)
Quando abbiamo a che fare con il delicato processo di adattamento a nuove circostanze, in particolare circostanze della portata di una crisi ambientale su scala mondiale, i designer possono aiutare a tradurre il problema dal globale a un livello locale e più personale. I processi di design funzionano anche in direzione opposta, ossia dal piano individuale a quello globale, e possono tradurre i desideri della gente (e nel caso delle politiche ambientali, alcune delle voci più forti vengono proprio dalla base) nel linguaggio del marketing e della produzione. Quando negli anni Ottanta i consumatori tedeschi, sempre un passo avanti in tema di responsabilità sociale, decisero di boicottare un sapone prodotto da una delle maggiori case americane di cosmetici per l'eccesso di packaging (la saponetta era avvolta in una pellicola di alluminio e adagiata su un piccolo vassoio di plastica a sua volta infilato in un cilindro anch'esso di plastica e protetto da uno strato di cartone ondulato per poi essere inserito in una scatola col marchio della casa produttrice naturalmente coperta da una pellicola di nylon trasparente), in Germania alcuni designer contattarono la casa produttrice offrendo dei suggerimenti per mantener l'eleganza e salvare la faccia nel rispetto dell'ambiente e dei desideri degli stessi consumatori. Il bisogno di 'ecologizzare' le pratiche di design, un approccio olistico che inizia nella mente del designer e comprende l'intera storia di un prodotto, dalla produzione al suo smaltimento, può condurre in molte direzioni diverse, ma comune a tutte è il concetto che non solo le persone ma anche i prodotti, i materiali e le aziende abbiano un proprio ciclo di vita, a volte traslato nell'oggetto (come nel servizio di ceramica Broken White di Simon Hejdens dove l'obsolescenza è elevata a elemento poetico) o illustrato da esso (come in Pig 05049, l'elegante narrazione di Christien Meindertsma centrata sul racconto di quello che succede a tutte le parti di un maiale di un grande allevamento olandese dopo il macello).
Il proposito del design è consentirci di vivere al meglio beneficiando di tutte le possibilità offerte dalla tecnologia contemporanea. L’ideologia, invece, è limitante
Pablo Zamorano, Nacho
Martí, Jacob Bek, <i>Expandable
Surface Pavilion</I> (2011).
Il padiglione esposto a
Colonia è stato sviluppato
nell’ambito del Programma
di Ricerca sulle Tecnologie
Emergenti e il Design
dell’Architectural
Association di Londra:
ambisce alla riduzione a zero
degli scarti
Pablo Zamorano, Nacho Martí, Jacob Bek, Expandable Surface Pavilion (2011). Il padiglione esposto a Colonia è stato sviluppato nell’ambito del Programma di Ricerca sulle Tecnologie Emergenti e il Design dell’Architectural Association di Londra: ambisce alla riduzione a zero degli scarti
Uno degli approcci più diretti alla sostenibilità è il tentativo di prolungare il ciclo di vita recuperando una semplice attitudine del passato: prodotti di qualità migliore che durino di più e possano essere riparati. Nell'aprile 2009, la rivista Good ha pubblicato un Manifesto per la Riparazione nel quale molti di noi riconosceranno il buon senso dei nostri nonni e quella dose di saggezza che si rivela indispensabile in una cultura dei materiali, specialmente nei paesi più poveri o nei periodi di crisi: una lezione imparata da molti giovani architetti e designer impegnati in progetti di comunità in tutto il mondo
Christien Meindertsma,
<i>PIG 05049</i> (2008).
Dalla ricerca durata
tre anni sulla gamma di
prodotti generati da un
singolo animale risultano
inaspettatamente: munizioni,
carta fotografica, valvole
cardiache, freni, gomme
da masticare, porcellane,
sigarette, ammorbidenti
e bio disesel
Christien Meindertsma, PIG 05049 (2008). Dalla ricerca durata tre anni sulla gamma di prodotti generati da un singolo animale risultano inaspettatamente: munizioni, carta fotografica, valvole cardiache, freni, gomme da masticare, porcellane, sigarette, ammorbidenti e bio disesel
Per gli oggetti che non si possono riparare esistono metodi sofisticati di riciclaggio, riutilizzo e reinterpretazione. Possiamo trovare dozzine di esempi significativi negli ultimi vent'anni di storia nel design dell'arredo, dall'assemblaggio di cassetti You Can't Lay Down Your Memory di Tejo Remy (1991), ai mobili prodotti con giocattoli riciclati e rielaborati al laser di Greg Lynn (2008). Anche in architettura gli esempi abbondano, primo tra tutti per la sua esposizione mediatica è l'High Line di New York, riportata in vita da un team che comprende James Corner Field Operations, Diller Scofidio + Renfro, e il designer di giardini Piet Oudolf, ma anche e specialmente da un gruppo di residentiattivisti di nome Friends of the High Line, fondato da Joshua David e Robert Hammond nel 1999.
Christien Meindertsma,
<i>PIG 05049</i> (2008)
Christien Meindertsma, PIG 05049 (2008)
Il mondo della moda creativo pullula di idee basate sul riutilizzo e sul, perdonate la parola, re-fashioning di oggetti e avanzi. Dal 1989, Martin Margiela usa guanti e tomaie di scarpe da tango nella sua sbalorditiva linea Artisanal. In tempi più recenti, lo stilista tedesco Stephan Hann ha utilizzato tetrapak, celluloide, carta e imballaggi blister per i suoi manifesti couture. Il movimento per il quale la rivista newyorkese Paper ha coniato il termine fashion activism comprende il collettivo francese Andrea Crews fondato da Maroussia Rebeq (i cui membri sono stati definiti Eco provocateurs in un servizio dedicato ai designer che reinterpretano abiti usati), i precursori Imitation of Christ e Libertine, per non parlare di Swap-O-Rama-Rama, una comunità internazionale di scambio di vestiti fondata da Wendy Tremayne. Istituzioni e scuole hanno consolidato questa direzione e stanno forgiando designer che aderiranno senza alcuno sforzo al nuovo codice di comportamento. Al Centro per la Moda Sostenibile del Royal College of Fashion, per esempio, la fondatrice Dilys Williams ha invitato le stiliste Katharine Hamnett e Stella McCartney a insegnare agli studenti la magia di quei termini etici che comprendono un'ampia gamma di sfumature, da produzione sostenibile a commercio equo e solidale. La moda è anche il terreno di prova per un'altra forma di pratica etica, il cosiddetto zero-waste approach (approccio a rifiuti zero) nel quale i designer disegnano e tagliano i loro capi in modo tale da non sprecare la minima parte di materiale. Se veterani come Zandra Rhodes e Yeohlee Teng praticano questo credo ormai da decenni, esordienti come Mark Liu rappresentano una nuova ondata più eloquente ed esigente in tema di responsabilità ambientale.
Greg Lynn,
<i>Toy Furniture</i> (2008)
Greg Lynn, Toy Furniture (2008)
L'approccio a rifiuti zero, uno studio sul design dei modelli e sulla teoria del puzzle, è anche alla base di numerosi esperimenti architettonici, per esempio l'Expandable Surface Pavilion installato a Colonia nel novembre 2011 da Pablo Zamorano, Nacho Martí e Jacob Bek. Il progetto, il cui valore risiede tanto nell'economia quanto nella struttura, è tracciato e realizzato a computer e montato a mano. Anche la fabbricazione di prodotti con l'utilizzo del 3D printing, se spinta e implementata con le infrastrutture appropriate, potrebbe rappresentare una proposta in linea con la filosofia dei rifiuti zero. Riduzione e semplificazione possono essere impiegate all'origine per massimizzare l'efficienza. Scienziati e tecnici stanno sperimentando le potenzialità del cemento ad altissime prestazioni (dieci volte più solido del normale), vernici che riducono i componenti volatili e rivestimenti con qualità antiinquinanti, fibre al posto del metallo per ridurre il peso e ottenere ulteriori vantaggi (adottate nel nuovo Boeing 787, per esempio), o tipi di acciaio così sottile e resistente da poter sostituire la plastica. Tutte queste ricerche mirano a dare un'impronta ecologica allo sfruttamento delle risorse terrestri, dove leggerezza è una parola chiave per la riduzione dei consumi energetici.
Jane Withers & Kari
Korkman, <i>Wonderwater Café</i>,
Beijing Design Week 2011
Jane Withers & Kari Korkman, Wonderwater Café, Beijing Design Week 2011
Pionieri ecologici come il sito TreeHugger hanno avuto un profondo effetto sul mercato e hanno contribuito ad accrescere la consapevolezza nelle richieste dei consumatori, spingendo le grandi catene come Walmart ad affidarsi a consulenti per migliorarne le attività. Proprio come è successo con i cibi organici però, si crea spesso una discrepanza nel prezzo: essere responsabili non è facile ed è costoso. Sempre che gli imprenditori non riescano a mettersi al passo per ridurre i costi e incrementare i profitti: il guadagno aiuta sempre il debutto di progetti innovativi. Il design sostenibile inizia con la gente e si muove all'interno delle comunità, ma richiede anche capacità imprenditoriale oltre alla definizione di una rete d'infrastrutture. La Prius, entrata sul mercato americano nel 1997, ha venduto il suo milionesimo esemplare nell'aprile 2011. È l'esempio di come una grande azienda possa decidere d'investire a fronte anche di eventuali perdite per espandere il proprio bacino d'utenza fino a raggiungere una massa critica in grado di modificare il rapporto costi/benefici. Non solo. È diventato anche il simbolo dello stile di vita chiamato Conspicuous Conservation, un fenomeno descritto dagli economisti Steve e Alison Sexton che descrive quanto i consumatori siano disposti a pagare per 'un'aureola verde' che pervada un certo prodotto. Allo stesso modo, lo slancio dell'imprenditore Shai Agassi con la sua società Better Place (il cui scopo è costruire un'infrastruttura mondiale per automobili elettriche) ha lo sguardo puntato in avanti contando sull'imminente punto di rottura nei livelli di inquinamento da anidride carbonica.
Sfruttando innovative
tecniche di taglio, Liu ha
messo a punto una soluzione
per ridurre gli scarti di stoffa
(www.stique.com)
Sfruttando innovative tecniche di taglio, Liu ha messo a punto una soluzione per ridurre gli scarti di stoffa (www.stique.com)
Per quanto si tratti di sforzi incoraggianti, permane tuttavia il bisogno di maggiore trasparenza e responsabilità, oltre alla necessità di un efficace monitoraggio pubblico di tutte le promesse di sostenibilità, magari sotto forma di un indice dell'impronta idrica o del contenuto di CO2. Al Wonderwater Café, allestito da Kari Korkman e Jane Whiters in occasione della Beijing Design Week dell'ottobre 2011, il menu indicava l'impronta idrica dei suoi piatti cinesi. Un codice più semplice e universale sarebbe ideale, per quanto estremamente difficile da implementare non solo in paesi diversi, ma anche all'interno dei vari settori industriali. Si tratta comunque di un obiettivo che vale la pena di perseguire. Il proposito del design è consentirci di vivere al meglio beneficiando di tutte le possibilità offerte dalla tecnologia contemporanea. L'ideologia invece è limitante, nemica di quell'elasticità che ci viene oggi richiesta. Grazie all'impegno dei designer saremo in grado di superare il bisogno di qualsiasi tipo di ideologia verde e la sostenibilità diventerà un fatto normale, parte integrante di tutti gli aspetti che rendono la vita degna di essere vissuta, con umorismo, immaginazione, visione, curiosità, umanità e amore. Paola Antonelli Critico e curatore, MoMA

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