Block Notes #5: Rotaliana

La riconversione industriale dell'azienda trentina avviene grazie alla scelta di optare per una gamma di oggetti ibridi e trasversali.

Per riflettere sul rapporto della piccola e media industria italiana con l'attuale mondo del design, può essere interessante osservare il caso Rotaliana, certamente istruttivo per comprendere alcuni possibili sviluppi del rapporto design-innova- zione-industria. All'inizio di questa storia, sul finire degli anni Ottanta, ci sono due giovani imprenditori che lavorano in una regione ricca e operosa come il Trentino (sempre il Nordest italiano, ma con un suo specifico carattere) e decidono di fondare una piccola azienda specializzata nella produzione di oneste e corrette lampade "classiche e tradizionali", di buona fattura.

L'azienda trova una sua affezionata clientela e gli affari vanno bene fino a quando, alla fine degli anni Novanta, si accorge che il mercato cambia e i clienti si allontanano per rivolgersi ad altri produttori asiatici, dal momento che la loro produzione viene facilmente copiata da aziende – per lo più cinesi – che sono in grado di garantire una discreta qualità del prodotto e, soprattutto, prezzi molto più bassi.

Presto i due soci si rendono conto che la competizione per proteggere quel prodotto 'tradizionale' è praticamente impossibile. Riflettono sul problema e decidono che, per uscire da quel binario morto, occorre mettere in atto una svolta netta e repentina, basata su scelte d'innovazione tecnologica accompagnate da nuove e puntuali strategie di design. Attraverso un giro di amicizie trovano a Milano dei buoni referenti nei designer Dante Donegani (anch'esso trentino) e Giovanni Lauda (napoletano), che diventano ben presto i loro art director.
Eolo, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2009. È un parallelepipedo inciso da sottili lamelle che, deformandosi, modellano i lineamenti di un volto che soffia aria profumata; utilizza la tecnologia dei LED RGB per miscelare la luce nella tonalità di colore desiderata. Sopra: MultiPot, la prima lampada multifunzionale prodotta da Rotaliana, design Donegani e Lauda, 2005
Eolo, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2009. È un parallelepipedo inciso da sottili lamelle che, deformandosi, modellano i lineamenti di un volto che soffia aria profumata; utilizza la tecnologia dei LED RGB per miscelare la luce nella tonalità di colore desiderata. Sopra: MultiPot, la prima lampada multifunzionale prodotta da Rotaliana, design Donegani e Lauda, 2005
Per certi versi, si crea una situazione molto simile a quella di numerose aziende storiche italiane che, per riproporsi su un mercato totalmente nuovo alla fine della seconda guerra mondiale, hanno dovuto inventarsi, ciascuna a suo modo, una strada di riconversione industriale nella quale la nascente cultura del design ha spesso giocato un ruolo determinante. A ben vedere, si può dire che oggi viviamo in un'epoca in cui (per sopravvivere, o meglio ancora rivivere industrialmente) bisogna avere il coraggio di fare delle scelte, a volte radicali, anche di riconversione industriale.

La domanda progettuale posta, in un primo momento, da Rotaliana a Donegani e Lauda, è sostanzialmente quella di rinnovare la collezione adottando la linea di un "design contemporaneo", continuando pur tuttavia a riproporre le solite tipologie 'classiche', con la convinzione di aggirare in tal modo il problema delle 'facili' imitazioni. Tale scelta si rivela ben presto assai debole, perché la nuova collezione da una parte non convince i vecchi clienti, ancora interessati al prodotto più tradizionale, e dall'altra non riesce a entrare con sufficiente forza in spazi commerciali più contemporanei perché i prodotti, per quanto corretti e molto curati, non sono abba- stanza originali per bucare lo schermo.

In questa situazione ancora incerta, Donegani e Lauda propongono uno strano modello caratterizzato da una curiosa multifunzionalità, che va decisamente oltre a quella della tipica lampada da tavolo o d'ambiente. Si tratta di un vaso che si illumina, ma che soprattutto contiene, e nasconde ordinatamente, diverse prese elettriche utili per mettere in carica i numerosi trasformatori con i quali oggi abbiamo spesso a che fare per le varie apparecchiature elettroniche di cui ci circondiamo.
Campanula, design Andrea Branzi, 2009. I tre diffusori sono montati uno sull’altro con distanziali in silicone
Campanula, design Andrea Branzi, 2009. I tre diffusori sono montati uno sull’altro con distanziali in silicone
L'"uovo di Colombo": un oggetto semplice che si illumina e al cui interno si celano i vari carica batterie, chiuso in cima da un elegante coperchio, simile a un vassoio "svuota tasche" sul quale si appoggiano e si tengono in carica cellulari, lettori MP3, smartphone. Questa tipologia di oggetto non interessa subito i no- stri imprenditori, perché lo vedono come un prodotto troppo lontano dal mondo degli apparecchi d'illuminazione. Dopo il riscontro un po' deludente della prima collezione, già rinnovata nel design, uno dei soci decide però di tentare la strada aperta da quell'insolito oggetto multitasking: una scelta rischiosa che l'altro socio non condivide e che lo porta a uscire dalla società. Nasce così il primo di una nuova famiglia di prodotti ibridi denominato MultiPot che, come tutti gli oggetti di buon design, ha origine da un'innovazione tipologica (suggerita dai nuovi stili di vita e d'abitare) associata a un appropriato adeguamento tecnologico ed espressa in maniera controllata e coerente dal punto di vista formale (un semplice vaso traslucido). È un successo.

Dopo questa breve parabola, che ci illustra le possibili strade di riscatto dell'industria e del design nel più tipico stile italiano, possiamo iniziare a leggere gli esiti linguistici e narrativi di questa storia, soffermandoci su alcuni dei prodotti-testo presentati in collezione da Rotaliana negli ultimi tre anni. Da una parte riconosciamo l'evoluzione del percorso originale e innovativo dell'oggetto ibrido multitasking nell'esito di due nuove gemmazioni tipologche dettate da alcune riflessioni sui temi dell'iconicità, della compattezza delle funzioni e della sensorialità ambientale. Donegani e Lauda, che da tempo portano avanti un'interessante ricerca sulla com- penetrazione delle funzioni e delle forme in una proposta evolutiva degli spazi dell'abitare, mettono in scena nel teatro domestico due presenze insolite, dalla valenza iconica analoga a quella di piccoli templi votivi, che funzionano come dispositivi multifunzionali a forte reazione poetico-sensoriale.
Lampion, design Emmanuel Gallina, 2009. Ispirata alle lanterne di carta colorata, ha corpo in silicone e lente in policarbonato, caratteristiche che la rendono utilizzabile anche in giardino
Lampion, design Emmanuel Gallina, 2009. Ispirata alle lanterne di carta colorata, ha corpo in silicone e lente in policarbonato, caratteristiche che la rendono utilizzabile anche in giardino
L'apparecchio denominato Diva appare, quando è chiuso, come un oggetto muto, ieratico, puramente contemplativo (un riflesso sfaccettato dell'apollineo e ineguagliabile televisore Black disegnato da Zanuso nel 1969). Questa forma silenziosa inizia ad animarsi per funzionare come radio e diffusore sonoro, con la possibilità di collegarsi al compu- ter e ad altri riproduttori musicali. Un piccolo schermo digitale, nascosto dietro il rivestimento in alluminio, comunica le informazioni relative a queste funzioni. Estraendo un supporto integrato nel disegno della base, si possono collegare iPod e iPhone e, in tal modo, quell'impressione d'altare votivo si svela in tutta la sua emblematicità. A questo punto, la luce LED nascosta all'interno del braccio-spicchio, che si solleva in corrispondenza del piccolo altare 'digitale', completa il vago senso di spiritualità che emana da questo oggetto metafisico.

Altro discorso è quello di Eolo, per certi versi una presenza domestica più ispirata a una idolatria pagana che potrebbe dirsi, nietzschanamente, dionisiaca. Un diffusore di luce cromatica e di profumi ambientali si cela in un parallelepipedo con la superficie incisa da un disegno a righe verticali (anche qui è interessante leggere una certa analogia con la forma assoluta del ventilatore Ariante disegnato da Zanuso tra il 1973 e il 74) dal quale, modellandosi, traspare, come un'anima nascosta, un viso che gonfia le guance come Eolo per dispensare, con il suo soffio divino, aria profumata. "Luce e profumo" leggiamo nella scheda del prodotto , "elementi immateriali d'arredo, determinano nuovi rapporti tra ambiente e stato d'animo". Dove inizia e finisce il gioco ironico, per diventare pratica New Age di puro piacere edonistico, è una scoperta lasciata all'esperienza sensoriale e intellettuale di ogni utilizzatore. Questa lettura ci rimanda al ruolo catartico di testi quali Siddharta di Herman Hesse e Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta di Robert M. Pirsig.
Drink, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2004-2008. Un disegno semplice e iconico che ricorda la forma di un calice, colmo di luce
Drink, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2004-2008. Un disegno semplice e iconico che ricorda la forma di un calice, colmo di luce
Accanto a questa gamma di apparecchi ibridi e trasversali leggiamo, nella collezione Rotaliana, altri 'testi' interessanti che affrontano, spe- rimentando linguaggi diversi, la specifica funzione della luce. La forma botanica di tre corolle floreali che s'innestano una nell'altra in una dissolvenza di luce, concepita da Andrea Branzi per la lampada a sospensione Campanula, ci propone un racconto onirico, e un po' civettuolo, che sembra voler incrociare la leggerezza razionale di alcune lampade di Poul Henningsen (dal 1925 ai primi anni Sessanta) assieme alla sofisticata magniloquenza di certe lampade in vetro soffiato degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. È soprattutto rispetto a questo secondo rimando storico che ci sembra di leggere, tra le righe, il piacere del paradosso tra- sgressivo alla Pitigrilli.

Più ironico e giocoso vuole essere l'effetto luminoso della 'lanterna' in silicone Lampion, disegnata da Emmanuel Gallina. Una presenza di luce colorata da appendere liberamente in interni o in esterni, ma anche indifferentemente da appoggiare di traverso su un tavolo o per terra. Attraverso un materiale fles- sibile, morbido e semitrasparente, la "lanterna cinese" si trasforma in un piccolo 'banderon', come una fisarmonica surreale e ludica. Un oggetto-personaggio per un racconto di Julio Cortázar.

In questi ultimi anni si distinguono anche alcune nuove riletture – per più estese applicazioni – di qualche interessante modello disegnato da Donegani e Lauda negli anni precedenti al periodo da noi indagato. Si segnalano la versione con diffusore opalino dello smaterializzato luminator Lightwire e le nuove versioni filiformi, con diffusore a calice, delle lampade da terra degli apparecchi della serie Drink. Ma anche la lampada a muro del modello Icselle, che riproduce in un ingigantimento Pop la forma della celebre lampada alogena PAR 56, che si utilizzava una volta come faro sulle automobili e che i fratelli Castiglioni hanno, a suo tempo, saputo impiegare in maniera inedita e spiazzante nel celebre modello Toio (1962): un capostipite indiscusso di quell'"illuminismo sperimentale" sul quale hanno dato prova di cimentarsi, con qualità e continuità, Donegani e Lauda insieme a Rotaliana.
A sinistra: Lightwire, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2003. È realizzata in tondino di ferro elettrosaldato. Leggera e trasparente, è la smaterializzazione del luminator modernista, la sua rappresentazione con un programma di modellazione wire-frame di grafica computerizzata. A destra: Diva, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2009. È a LED, integrata a un sistema audio progettato specificatamente per i dispositivi iPod e iPhone
A sinistra: Lightwire, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2003. È realizzata in tondino di ferro elettrosaldato. Leggera e trasparente, è la smaterializzazione del luminator modernista, la sua rappresentazione con un programma di modellazione wire-frame di grafica computerizzata. A destra: Diva, design Dante Donegani e Giovanni Lauda, 2009. È a LED, integrata a un sistema audio progettato specificatamente per i dispositivi iPod e iPhone

Il valore della solidità

Riva1920 realizza arredi in legno massello certificato o di recupero, unendo sostenibilità, qualità dei materiali e cura artigianale. Un’eccellenza italiana che punta su durata, trasparenza e design senza tempo.

  • Informazione pubblicitaria

Ultimi articoli di Design

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram