La mostra al piano terreno è suddivisa in quattro sezioni, mentre il piano superiore è dedicato ai singoli stilisti con collezioni di filmati e di sfilate fondamentali. All'ingresso il primo spazio – intitolato Libro d'ombra, dal testo dello scrittore giapponese Junichiro Tanizaki (1933*) – ci sono i pezzi di Rei Kawakubo e Yohji Yamamoto, prevedibilmente monocromi ma delicatamente radicali, tratti dalle loro venerate collezioni dei primi anni Ottanta. Gli abiti di Junya Watanabe e il radicale sistema di taglio personalizzato A-POC di Issey Miyake sono collocati accanto agli abiti scuri e drammatici di Jun Takahashi e di Matohu. Le fondamentali spirali di Koji Tatsuno usate nel film I racconti del cuscino di Peter Greenaway (1995) completano la sezione.
Parecchi abiti offrono una nuova interpretazione della figura femminile, un taglio più ampio e drammatico, tessuti, pieghe e imbottiture che appaiono importanti e significative per gli stilisti attuali. Tuttavia, come rivela una delle sezioni, uno dei temi eternamente ritornanti della moda contemporanea è la planarità. Questa parte della mostra presenta geometrie nitidamente semplici e giochi di piani e di volumi nell'opera di Issey Miyake e di Rei Kawakubo. Anche la classica moda di strada giapponese, dai feticci di derivazione fumettistica allo sdolcinato pop delle borse Hello Kitty, ha il suo spazio, come pure il classico documentario di Wim Wenders su Yamamoto: Notebook for Cities and Clothes ("Taccuino di città e abiti").
Gli spazi espositivi superiori di "Future Beauty", dopo le serie di abiti su manichini, sono dedicati a presentazioni individuali dei fondamentali stilisti della mostra, con una efficacissima serie di opere storiche e recenti. Tra i grandi nomi Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto, Issey Miyake, Junya Watanabe, Jun Takahashi e Tao Kurihara, insieme con Mintdesigns e con numerosi stilisti emergenti. Nel tentativo di aggiungere qualcosa di più di una semplice collezione statica di abiti sono stati esposti numerosi libri rari, cataloghi e riviste, e perfino inviti alle sfilate, che mettono in luce la collaborazione di Yamamoto, Miyake e Kawakubo con artisti, fotografi e designer.
In generale la mostra sarà gradita agli appassionati di moda e fornisce ampie occasioni di arricchimento agli studenti. Ma la carenza di testi critici nella mostra è vergognosa e dà l'impressione che, mentre il design e l'architettura richiedano i servigi di studiosi, critici e lunghe didascalie, la moda parli da sola. Qualche approfondimento in più sarebbe stato un gran vantaggio. Beatrice Galilee
* In.ei Raisan, trad. it. di Atsuko Ricca Suga, Libro d'ombra, Milano, Bompiani, 1982. Beatrice Galilee
Future Beauty. 30 Years of Japanese Fashion
15 October 2010 – 6 February 2011
Barbican Art Gallery, London
