Sofa story

Due pezzi di Francesco Binfaré, un progettista e un artista che sarebbe semplicistico definire fuori dagli schemi, si distinguono tra i nuovi prodotti presentati da Edra in occasione del Salone del Mobile 2008. Design e testo Francesco Binfaré. Foto Emilio Tremolada.

"Credo che il divano sia oggi uno degli oggetti più significativi presenti nello spazio domestico, spazio che ha a che fare con la sacralità della vita. Il divano attiene agli aspetti culturali della vita: conversare, amare, oziare, guardare la televisione. La sua complessità non è tecnologica ma funzionale: il divano è un ritratto dell'uomo contemporaneo, è il suo trono.

Il design non è più al servizio dell'ideologia, è un canale di manifestazione dell'arte come la pittura, la musica, il cinema.
A partire dalla fine degli anni Sessanta sono stato per due decenni il direttore artistico della Cassina. Per molti anni dalla sua fondazione ho anche diretto un centro di ricerca voluto e sostenuto direttamente da Cesare Cassina e fondato con Piero Busnelli. Avevo ampia libertà di manovra. Erano anni vivaci, poco codificati; la ricerca faceva già scaturire il significante, non c'era il marketing, o se c'era era insito nella ricerca. Edra è un'azienda un po' dello stesso tipo, un'azienda giovane (1987) nata pochi anni prima della conclusione della mia collaborazione con Cassina (1992). Massimo Morozzi mi disse che aveva in preparazione un'operazione per i 25 anni del radical design e mi chiese di disegnare un prodotto per questa iniziativa. Anni prima avevo inventato una collezione per Venini, Il Cielo, dedicata all'ibrido, a due culture che si attraggono, che io immaginavo come una coppia in stato erotico verso una destinazione ignota. Avevo un'idea per un divano, lo feci vedere a Morozzi, era un dipinto, non un disegno conclusivo, comunicava l'immagine, il movimento e l'interattività. Cominciammo a lavorare: ne uscì L'Homme et la Femme, lo presentammo al Salone del Mobile di Colonia. Ebbe successo.

Il materiale non suggerisce la forma, semmai provoca una domanda, una curiosità.

Da giovane ero preso dal "che cosa" fare, ora mi affascina "il come". Il principio non risiede nel brief ma nel come una cosa viene fatta. Mi interessa lavorare sulle tipologie canoniche e inventarne di nuove: Sherazade-Odalisca è un'invenzione molto semplice che tuttavia insegue lo stesso tipo di ricerca sull'interattività tra utilizzatore e oggetto presente nei miei precedenti progetti. In questo caso ho tolto l'evidenza degli aspetti tecnologici, da disegno industriale. Il divano è interattivo in modo elementare: per modificarne la fruizione è sufficiente spostare i cuscini, la cui forma è pensata per consentire una varietà di posizioni di seduta. Una membrana aggrappante applicata in modo che si crei attrito tra i rivestimenti fa sì che i cuscini restino in posizione senza bisogno di alcun fissaggio. Trovo Odalisca un progetto felice, sapiente, per certi versi perentorio: la misura è unica, e il rivestimento è parte integrante del progetto. Per il disegno del tessuto ho usato la tecnica del collage, lasciandomi affascinare dalle suggestioni dell'Oriente ma anche dai quadri di Delacroix o dalle gouache découpée di Matisse. Ho lavorato sull'immagine di un tessuto ricco, sgranandolo perché appaia come perduto nella memoria. Poi l'ho 'tagliato', secondo una silhouette che richiama una figura femminile. Il tessuto è decorato ma non è decorativo.

Il divano Gran Khan ha una forma molto tradizionale che una grande pelle, semplicemente appoggiata, nasconde e trasforma.

La normalità mi piace, e mi piace ricodificarla. Sofà è un po' questo, un archetipo di divano che nasce da un'invenzione costruttiva. Edra ha acquisito una tecnica che consente al cuscino di avere prestazioni di grande qualità. Combinando uno speciale gel con il kapok, materiale di origine vegetale, si ottengono cuscini che sono delle gabbie imbottite, vuote al loro interno, con le quali si possono realizzare manufatti robusti e morbidi. Sofà ha una forma che è piaciuta subito per le proporzioni azzeccate, anche se non sono mancate le difficoltà nel realizzarlo. Per esempio, con questa tecnica è difficile ottenere una linea retta quando occorre. La sfida del normale, intendendo per normale ciò che è "a norma", è stimolante. Mi interessa lo spazio sottile che c'è tra una soluzione e l'altra, per esempio quello che c'è tra l'idea dei due elementi in curvato che costituiscono una sedia di Eames e l'idea di monoscocca della 3107 di Jacobsen... In quel territorio di confine c'è molto da scoprire e da inventare. Guardo Sofà e penso: è un divano. Flap invece è un'invenzione. È un oggetto che 'sorge': dal piano orizzontale, sul quale possono sedersi sino a 20 persone, si alzano gli schienali (uno, due, tutti) creando le diverse configurazioni che ne fanno una sontuosa chaiselongue o un divano a più posti. L'idea da cui nasce il progetto è certamente importante, ma è la forma di Flap a renderlo comunicativo e a determinarne il successo. Mi ricorda l'atmosfera delle piscine hollywoodiane nei dipinti di Hockney… Fare imbottiti è come dipingere dei ritratti di gruppo: vedere come le persone stanno sedute, e tradurre il comportamento in un'immagine. Mi interessa la riproducibilità, l'aspetto non artigianale del design, perché dopo Duchamp la visione dell'arte è completamente cambiata. Leggendo Proust ho scoperto la bellezza dell'inutile. Il rapporto con l'inutilità è intrigante… Le regole ci sono ma sono più intime. Mi interessa ciò che può emergere dall'indifferenziato, che per me è il limite oscuro, malato dello standard e dell'uguale; mi interessa ciò che può essere ritagliato e risaltare fuori dalla nebulosa del pulviscolo digitale. Il designer è tanto più designer quanto più consente all'altro, all'impresa, di fare. La mia storia con Edra è il risultato del mio grande interesse per un rapporto in cui è la simbiosi tra designer e impresa a creare il prodotto. Sherazade e Sofà, concludendo un processo di ricerca intorno al divano, sono in questo senso emblematici".
Sofà, divano componibile
costituito da
grandi soffici cuscini
imbottiti in kapok
Sofà, divano componibile costituito da grandi soffici cuscini imbottiti in kapok
Sherazade,
sommier configurabile
a piacere
Sherazade, sommier configurabile a piacere
Schizzi per Sherazade, sommier in
jellyfoam corredato
di cuscini posizionabili
liberamente per consentire
varie posizioni
di seduta
Schizzi per Sherazade, sommier in jellyfoam corredato di cuscini posizionabili liberamente per consentire varie posizioni di seduta

Gli infissi si trasformano in cornici che raccontano lo spazio

Una casa piena di pace, costruita con pochi segni e una palette di materiali in armonia con l'intorno. Protagonisti del racconto visivo, gli infissi color antracite di Edilpiù.

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