Con l’intento di ‘svecchiare’ ulteriormente l’immagine (preziosa, certo, ma anche un po’ kitsch) del marchio di famiglia fondato nel 1895 dal bis-bisnonno boemo, Nadja Swarovski si è rivolta cinque anni fa al mondo della luce progettata. Il risultato è stata una collezione di scintillanti e lussuosi lampadari (in cristallo, naturalmente), a metà tra puro lusso, ricerca artistica e tecnologia dell’illuminazione.
Presentati per la prima volta tra le pareti spoglie di un’ex segheria milanese, gli chandelier rivisitati in chiave contemporanea da Hella Jongerius, Tord Boontje, Nigel Coates, Georg Baldele e Paola Navone lasciarono stupiti, e un po’ interdetti, i visitatori del Salone milanese. Dopo avere messo insieme sei diverse collezioni e avere coinvolto una cinquantina di progettisti, Swarovski inizia a raccogliere i frutti di quest’investimento all’insegna della ricerca.
I suoi cristalli, solitamente riservati alla moda sartoriale, all’ottica di precisione o al collezionismo, sono tornati ad affascinare designer, architetti, artisti e fashion designer – emergenti e affermati – che non vedono l’ora di disegnare un loro lampadario: anche perché l’azienda (che conta circa ventimila dipendenti in tutto il mondo, una presenza in 120 Paesi e un parco tematico a Wattens, Austria) ha un fatturato di oltre 2,37 miliardi di euro.
All’ultimo Salone del Mobile di Milano, il Crystal Palace si è arricchito del contributo (tra gli altri) di Yves Béhar, Diller, Scofidio + Renfro, Masaru Emoto, Hariri & Hariri, Kengo Kuma, Jaime Hayon, Future Systems, Arne Quinze, Philip Treacy. Grazie anche al privilegio di non dovere sottostare alle leggi di mercato, ha prevalso ancora la sperimentazione.
Diverse le fonti di ispirazione dei progettisti, anche se la ricerca artistica applicata alla luce sembra la linea che ha prodotto i risultati più interessanti: dal grande cristallo disegnato dai fratelli Bouroullec e alimentato a batterie LED, ai lampadari sospesi del team Diller Scofidio + Renfro – che ha impiegato sacche di rete riempiendole di cristalli Swarovski, con un’unica sorgente luminosa alogena seppellita al loro interno –, ai paralumi rivestiti di cristalli dello spagnolo Jaime Hayon, che si possono sostituire e modificare nel corso del tempo; per finire con il tunnel luminoso lungo 12 metri e fiancheggiato da catene di cristalli sospesi, proposto dal designer belga Arne Quinze.







E se il limite servisse a connettere?
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