Deconstructing Walls

Il mattone tessile disegnato per Kvadrat segna per i fratelli Bouroullec una nuova tappa della loro personale ricerca di decostruzione dello spazio. Fotografia di Ramak Fazel. A cura di Francesca Picchi

Tessuti a cellule componibili

Il mattone tessile disegnato per Kvadrat segna per Erwan e Ronan Bouroullec una nuova tappa nel loro personale processo di decostruzione dello spazio. Un processo che ha cominciato ad erodere gli elementi che delimitano lo spazio – il muro, le porte e i vani di passaggio – tutti considerati entità chiuse, inamovibili, definitive da trasformano in configurazioni libere. Da un lato l’avversione per le soluzioni inamovibili e definitive, dall'altro un’idea di spazio aperto, libero, sempre disponibile ad assumere nuove configurazioni e ad aprirsi a nuovi usi: questi i temi dominanti del lavoro dei due fratelli bretoni. Temi sempre presenti. Nel progetto di un ambiente aperto di lavoro messo a punto con Vitra (il lunghissimo tavolo Joint su cui si scompongono e le postazioni di lavoro), fino alle prime ricerche sui moduli di costruzione capaci di crescere nello spazio come piante rampicanti. Questo rifiuto della forma chiusa in un assetto definitivo ha segnato la loro ricerca nei campi più diversi: dai tappeti che si ricombinano all’infinito grazie alle lunghe zip che li connettono, fino alle sedie in metallo decorate con motivi che riproducono la vibrazione del colore per una percezione instabile, attiva e sempre diversa.

In questo nuovo episodio, i fratelli Bouroullec hanno collaborato con Kvadrat – una delle maggiori industrie di tessuti per arredamento con i suoi 2.400.000 di tessuti prodotti all’anno – per produrre in serie un modulo tessile che impiega i processi dell’industria. Il mattone morbido si auto-organizza infatti in una superficie continua che determina la sua crescita nello spazio secondo un andamento sensibile al contesto.

Qualità sonora dello spazio

Il modulo di base del mattone non possiede una forma chiaramente percepibile di per sé. Il suo disegno nasce piuttosto dalle possibilità di relazione contenute all’interno della sua stessa geometria. Una volta aggregato in un insieme stabile, il modulo base tende infatti a perdere la sua identità singola per fondersi in un flusso continuo che ne restituisce una percezione indistinta e mutante; proprio come quella della pelle di un’animale giurassico.

Ogni unità è un “sandwich di tessuto” che contiene al suo interno uno strato morbido di schiuma a struttura cellulare con una elevata funzione fonoassorbente. In questo modo l’ambiente racchiuso dalle superfici flessibili di mattoni tessili acquista una speciale qualità sonora che tende a restituire una sensazione attutita, protetta, intima, calda dello spazio. L’ambiente stesso sembra assorbire il suono, isolarsi al suo interno. È come se l’involucro tessile si servisse delle qualità del suono di essere attutito e riverberato dal tessuto per circoscrivere lo spazio. Lo spazio come luogo delle relazioni possibili Grazie al loro progetto d’interni – uno showroom di tessuti – i Bouroullec riescono ad ottenere che lo spazio libero, dalla pianta regolare, si restringa all’ingresso, si snodi in una progressione di spazi più intimi e raccolti o più ampi e luminosi, fino a diventare più denso o più rarefatto nella relazione con gli elementi più tradizionali del vocabolario dell’architettura degli interni: le pareti, le porte, i vani, i servizi, gli uffici... Ognuno di questi elementi è trattato come un episodio a sé stante, libero in ogni momento di ricomporsi in un nuovo assetto e di adattarsi così alle sopravvenute modificazioni dell’ambiente. In questo modo lo spazio è scomposto in un insieme di episodi autonomi e liberamente aggregabili.

Nello studiare le modificazioni dello spazio che si generano nella combinazione di elementi in costante movimento, i fratelli Bouroullec affrontano, accanto al tema del muro, un altro elemento consolidato come quello della porta. La porta, in genere ricavata da una discontinuità del muro, viene trasformata in una presenza fisica – un mobile – che occupa lo spazio con la sua massa, subendo così lo stesso trattamento di ‘revisione’ che le fa assumere la forma di ulteriore elemento mobile. E così la porta – il varco di accesso che segna il passaggio a un ambiente racchiuso e protetto – diventa una vera e propria microarchitettura. F.P.
La struttura in legno del progetto per il ristorante del Museo d’arte contemporanea del Lussemburgo sperimenta una diversa dinamica di aggregazione 
del mattone tessile: una sorta di <i>berceau</i> contemporaneo con la “pelle tessile” al posto delle piante rampicanti
La struttura in legno del progetto per il ristorante del Museo d’arte contemporanea del Lussemburgo sperimenta una diversa dinamica di aggregazione del mattone tessile: una sorta di berceau contemporaneo con la “pelle tessile” al posto delle piante rampicanti
Nello showroom di tessuti della danese Kvadrat, accanto alle pareti di “pelle tessile” che articolano l’organizzazione dello spazio, anche un materiale ‘tradizionale’ come il legno è utilizzato per la sua qualità materica e la sua natura modulare
Nello showroom di tessuti della danese Kvadrat, accanto alle pareti di “pelle tessile” che articolano l’organizzazione dello spazio, anche un materiale ‘tradizionale’ come il legno è utilizzato per la sua qualità materica e la sua natura modulare

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