c/o Castiglioni

A contatto con il mondo magico e geniale di Achille Castiglioni, sei autori discutono del rapporto tra gli oggetti della vita quotidiana e i progetti di design. A cura di Loredana Mascheroni. Fotografia di Ramak Fazel Per domus: Stefano Boeri, Marco Belpoliti, Maria Cristina Tommasini, Loredana Mascheroni, Joseph Grima, Francesca Picchi, Stefano Mirti, Valeria Bonafé, Antony Bowden, Francesca Cogni

1. Oggetti che nascono da analogie e oggetti che le producono

domus
Se ci troviamo qui, è perché abbiamo tutti una gran voglia di capire come questo spazio sia ancora così magico, straordinario. È come "cibo per la mente", un luogo ancora pieno di tracce straordinarie di creatività. Ma siamo qui anche perché volevamo chiedervi di aiutarci a capire, usando la vostra esperienza di designer, di artisti, di intellettuali, come funziona il meccanismo dell'analogia nel processo inventivo. Per questo vi abbiamo chiesto di portare con voi degli oggetti – firmati o anonimi come quelli con cui lavorava Achille Castiglioni che popolano questo studio – che vi hanno ispirato o aiutato nella vostra pratica di progettisti. Non ci interessa tanto che ci parliate di questi oggetti. Quello che ci interessa capire è quale sia quel rapporto particolarissimo, assolutamente unico, ma pur sempre fondato su un principio analogico – di traslazione di un oggetto in un contesto altro da quello per cui e in cui era stato creato – che di volta in volta si instaura tra un oggetto della vita quotidiana e uno dei vostri progetti, dei vostri scritti, delle vostre opere. Crediamo infatti che se c'è una cosa ancora da imparare e da scoprire, nella straordinaria opera di Achille Castiglioni – sempre che si voglia davvero forzare il mistero del suo ingegno - questa è proprio quella mutevole relazione analogica che lui riusciva sempre a creare tra le due sfere oggettuali: quella 'trovata' e quella 'progettata'.
Lisa Ponti Io ho portato con me un oggetto progettato da un giovane designer inglese conosciuto qualche anno fa al Salone del Mobile di Milano. È un piccolo vaso che si sviluppa orizzontalmente; la cosa bella è che ci si può infilare pochissimo, a volte solo un fiore. È stato realizzato in un materiale pesante perché non si rovesci; io l'ho usato molte volte a casa, ci ho messo una viola o una foglia, che così mi sono potuta tenere vicine. Sembra un tubo schiacciato, un cuscino…
domus Interessante, tu hai immediatamente capovolto il discorso: invece di partire da un oggetto non firmato come fonte di ispirazione, ci hai raccontato la storia di un progetto realizzato.
LP Sì, e di un nome dimenticato...
James Irvine Io invece ho esagerato e ho portato tre oggetti. Durante il Salone del Mobile saranno presentate sei panchine per esterni disegnate da sei progettisti e realizzate a seguito di un concorso indetto dal Comune di Milano. Una l'ho progettata io. Ho passato mesi in crisi pensando a come realizzare la mia panchina. Dopo tante ricerche ho trovato un materiale inventato da un inglese: è una plastica completamente riciclata che si può curvare con il caldo e che ha un costo molto basso. Trovato il materiale mi è poi immediatamente scattato in mente il progetto e sono riuscito a definirlo. Il secondo oggetto è un uovo che ho preso in Messico. Stava con tanti altri oggetti di forme diverse… perfino gli asini erano ricoperti da queste decorazioni. Può sembrare un oggetto kitschissimo, ma per me è stupendo: sembra fatto per essere appeso su un albero. C'è qualcosa nella sua cromaticità che mi affascina. Queste collane di peluche le ho invece prese in India. È dalle loro suggestioni che è nato il mio progetto di appendiabiti per Danese, anche se può sembrare un collegamento assurdo. Tutto è nato dal fatto che io avevo sul tavolo questi fili dai colori pazzeschi, ci giocavo in continuazione, creavo delle forme per agganciare i vestiti e li usavo per disegnare degli oggetti…
domus Ci hai mostrato tre diversi dispositivi analogici: nel primo caso l'analogia si basa su un materiale, nel secondo su una parvenza morfologica (la policromia), nel terzo su un simbolismo ludico.
Patricia Urquiola
Quasi tutte le cose che progetto nascono per analogia, ma a volte l'ispirazione mi viene solo con il passare del tempo: ci sono oggetti che tengo in casa, che stanno lì a decantare, un po' come il vino. Ma so che da quelli verrà fuori qualcosa. Il tempo che passa dal momento in cui entro in possesso di un oggetto fino al momento in cui lo uso, mi serve per maturare il giusto distacco concettuale.
LP Per progettare, a volte basta anche solo cambiare il 'senso'. Penso a Gio Ponti che invece di inventare un materiale nuovo ha inventato un marmo nuovo semplicemente tagliando un blocco di marmo nel senso sbagliato.
Michele De Lucchi Io ho portato il testo della laudatio che ho letto il 24 gennaio del '97 al Vitra Design Museum di Basilea in occasione della premiazione di Achille Castiglioni come designer dell'anno dalla rivista Architecture und Wohnen (vedi pag. 32 di questo numero di Domus) E poi la lampada-regalo Artista che ho disegnato per Produzione Privata. La si porta come omaggio a cena a casa di amici, la si monta e ogni invitato ci fa sopra un disegnino o scrive qualcosa; in base alla serata si può scegliere un colore diverso per il paralume. La lampada è realizzata semplicemente con del filo di ferro. Il fatto di disegnare lampade era anche per me, come per Achille, più un hobby che una professione. Il filo rosso di tutta l'attività di Achille è un po' anche il mio, e sta nella storia delle lampade che ho disegnato. Achille diceva sempre: "A cosa serve il design? Che cosa rende un oggetto più bello degli altri? Cosa devi mettere dentro un oggetto? Funzionalità? Economia? Bellezza? No. Gli oggetti belli devono contenere tre cose: curiosità, divertimento e simpatia". Castiglioni ha tagliato il mondo del design a metà.
domus Anche tu Patricia hai collaborato con Castiglioni...
PU Io ho conosciuto Castiglioni all'università: fu lui a farmi decidere di fare il designer invece che l'architetto. Per me il concetto di analogia è legato a Castiglioni, al punto che quando penso di fare un oggetto "per analogia", mi blocco pensando a quello che faceva lui. Guardate questo sgabello per pescatori: è piccolo e si può mettere in una borsa da donna. Quando lo apri capisci quanto sia fantastico… Bene: so che da qui nascerà qualcosa di buono… ma per ora sono bloccata. Un giorno una ragazza coreana, Sonia, mi ha portato questo oggetto semplicissimo: una spugna Spontex per grattare. Ma era dorata (invece che color argento), incartata con carta trasparente e con sopra scritto "Happy Christmas". Così facendo, la spugna aveva immediatamente assunto un valore suo, manifestava una sua qualità, diventava un oggetto di design, grazie a una bellissima forma di traslazione. Ho bisogno che chi mi si avvicina abbia questo humus.
domus
E la sedia su cui sei seduta?
PU L'ho portata perché è una forma di readymade, un'altra operazione che Castiglioni amava tanto. Io adoro la sedia Selene di Magistretti, ed è una delle mie preferite in ufficio. E sono anche da sempre attratta dalla coperta a pallini che usano i taxisti. Allora l'ho comprata e mi sono accorta che la copertura 'vestiva' benissimo la sedia di Magistretti. E così questa combinazione, pur senza diventare un progetto di produzione, rimarrà sempre per me un oggetto prezioso. Io non sarò mai una designer che si lascerà abbindolare dalle nuove tecnologie, non sono preda dell'affanno di usare il loro portato di innovazione. Credo invece che si debbano digerire tutti gli elementi che fanno parte delle nostre origini per riuscire a creare un nuovo linguaggio personale. Quando ho iniziato a lavorare sul tema della ideal house a Colonia, ho ripreso tanti degli oggetti folk della mia infanzia, perché li vedevo come una possibilità per rivestire gli oggetti di mia produzione.
domus
La tua sedia bricolage ha dunque solo un valore simbolico?
PU Per me la curiosità è unita al desiderio delle cose e il desiderio deve essere 'friendly': devi avere voglia di toccare un oggetto, devi conservare uno stato d'animo che non sia mai algido. E non a caso il mondo artigianale è alla base anche del lavoro che sto facendo con Driade: strutture contemporanee rivestite, per recuperare un po' quella fantasia di cui parlavo. Ho anche disegnato delle amache che portano con sé il significato di lusso e relax, partendo da una borsa con un grosso anello che io ancora uso. E ancora, l'ultima lampada che sto mettendo a punto per Foscarini è nata da un bracciale di plastica. Insomma: il mio lavoro è un'analogia continua…
domus A volte questo rapporto così ossessivo con gli oggetti d'uso può condurre a una forma di collezionismo, di feticismo degli oggetti. È così?
LP Io non colleziono. Ricordo bene tutte le opere d'arte che hanno transitato in casa mia e che poi se ne sono andate. Non ho paura che vadano in giro per il mondo, l'importante è che siano state con me per un po' di tempo. E non colleziono oggetti. Ne tengo soltanto due esemplari. Una è, naturalmente, una lampada di Gio Ponti: un'applique disegnata per un albergo negli anni Sessanta; è costituita da un cilindro in lastra di ottone e da una stecca di neon, dentro il cilindro. È un oggetto talmente geometrico e puro che funziona bene sia in verticale – collocazione di origine – che in orizzontale come l'ho messa io, su un piano. Vicino a quella ho messo la lampada di un'artista tedesca che lavorava in una grande fabbrica di oggetti di plastica – bacinelle, vasche... Prendeva il foglio di plastica quando era ancora molle, come un fazzoletto bagnato, e gli dava una forma improvvisata, una scossa, infilandovi dentro, poi, una stecca di neon. Ecco due esempi opposti di "non disegno", in modo assoluto.
MDL Disegnare senza disegnare. Questo era anche un atteggiamento tipico di Castiglioni. Penso per esempio alle lampade fatte con solo lampadine, come la Toio. Sono lampade senza nessuna costruzione.
domus Ma per fare Toio, che sembra fatta solo utilizzando il faro di un'automobile, Castiglioni è dovuto andare in America per trovare quel particolare faro. Il fatto che si tratti di un ready-made non evita un livello alto di sofisticazione nelle scelte…
MDL La cosa bella, a mio giudizio, non è il livello in più di lettura ma il livello in meno di progetto. Quello che è veramente importante è che quando Castiglioni ha pensato Toio lo ha fatto avendo come riferimento primo la luce che fanno le automobili. Basta prendere un faro ed è fatta: la lampada, il progetto, è quello!

2. Disegnare oggetti e disegnare concetti

Martí Guixé
Quando vedo delle piante in un'abitazione o in un ufficio, spesso penso che la loro funzione sia quella di creare una macchia di colore verde. Così ho pensato di disegnare un rotolone di scotch verde che può svolgere la funzione di una pianta senza di fatto esserlo. Per me una pianta è un oggetto della natura che diventa poi oggetto di consumo. Un punto importante del mio pensiero è che per essere contemporaneo, un oggetto deve dare importanza alla funzione e non all'oggetto.
domus La tua potrebbe essere intesa come una forma di riduzionismo… Ma è anche un atteggiamento opposto a quello di Patricia.
PU Siamo molto diversi, lo credo anch'io. Martí è un provocatore, un concettuale. Io ho invece una visione più ironica e snaturata. Il mio carattere mi porta all'ironia, Martí invece ha una visione fantastica e mi sorprende che proprio in Spagna – dove c'è una visione del design molte volte banale o adulterata – sia emerso un personaggio come lui. È un outsider, ha una grande raffinatezza di pensiero e non ho bisogno di avere affinità né analogie nei suoi confronti per amarlo.
MG Io ho molti problemi con i designer perché ho un problema con gli oggetti, e i designer fanno oggetti…
PU Noi crediamo negli oggetti, mentre per te rappresentano solo una banalità.
MG Suvvia, siamo nel 2005, in un mondo dove tutto si muove, tutto cambia mentre l'oggetto è praticamente fisso, stabile: l'oggetto in sé è contro qualsiasi pensiero di contemporaneità. Ciò che è contemporaneo è l'informazione.
domus Ma l'informazione nasce anche da situazioni e condizioni fisse, oggettuali.
MG L'oggetto si può sempre astrarre in informazione e l'informazione è molto più agile, mobile e mutabile. È la funzione degli oggetti a essere contemporanea.
domus
Ma non possiamo fare a meno degli oggetti.
MG
A non essere più contemporaneo è proprio il possedere gli oggetti. C'è la necessità di usarli, ma non di possederli. Questo significa che l'oggetto è limitato alla sua funzione: appena essa è stata svolta, preferisco buttare via l'oggetto. Io mi sento molto meglio se non possiedo niente.
JI "L'usa e getta" è una prassi già consolidata nella nostra società. Tu hai un'automobile? L'hai scelta?
MG
Ce l'ho, purtroppo!
PU Martí non nega il valore materiale, ma non lo sente come un valore da difendere.
MG Io preferirei affittare una macchina e non possederla.
domus Come puoi pensare che gli oggetti possano semplicemente "non esserci"?
MG Non è questo che intendo. Alla fine, il mio rotolo verde è un oggetto. Però è un oggetto che non ha una fisicità perché riduce la sua dimensione al minimo, alla pura funzione.
domus Si potrebbe sostenere che nel lavoro di Castiglioni non ci sono forme, che le forme le trovi dopo, sono soltanto delle funzioni di informazione, di relazione, di curiosità, di divertimento…
PU Martí lavora proprio su questo: lavora sulle funzioni. Infatti lavora molto sugli alimenti.
LP Io invece penso che nel lavoro di Castiglioni sia tutta una questione di forme.
MDL La forma di Castiglioni sta sempre attaccata all'oggetto. Con Memphis invece cercavamo di creare forme che fossero il più enucleate possibile dall'oggetto. Più riuscivamo a separare la forma dell'oggetto, più riuscivamo ad aggiungervi sopra altre forme, più contenti eravamo. La forma di Castiglioni è invece sempre una forma perfetta, che fa l'oggetto. È studiatissima.
MG Come designer ho amato Memphis e penso che non sia stato ancora superato: è perfetto.
MDL Tu sei un provocatore e Memphis era una provocazione.
MG Dopo Memphis non ho visto più design che meritasse questo nome.
domus In un certo senso, Memphis è stato un tentato suicidio del design… Jurgen, puoi mostrarci quello che hai portato?
Jurgen Bey Volevo tenerlo al sicuro e allora l'ho messo in questa scatola, che proviene dall'Ermitage. Ci sono stato l'anno scorso ed è davvero incredibilmente bello, con tutto quello che c'è dentro. Non era la stessa cosa durante la guerra, quando i russi per proteggere le opere d'arte le portavano via tutte, lasciando solo le cornici. E tuttavia il personale continuava a lavorarci, e continuava a raccontare ai visitatori tutto quel che era stato appeso in un certo posto. Questa è vita quotidiana che non è stata progettata. È quel che diceva Martí a proposito del bisogno dell'oggetto. Per me questa è la bellezza totale e rappresenta la mia romantica mentalità.
domus E nella scatola che cosa c'è?
JB Un oggetto che viene dall'India. È fatto di piume di pavone, che sono le cose più preziose che un pavone produce per trovare una compagna. Eppure questo oggetto è fatto per togliere la polvere: è solo una scopa. Di solito, se si chiede a un designer di progettare una scopa, userà materiali non troppo costosi, perché la scopa serve per la polvere grigia e sgradevole. La gente pensa che la polvere sia fastidiosa, ma perché non usare l'oggetto migliore che si ha per toglierla? Magari non si accumulerà di nuovo così presto; o magari sarà così perché ogni giorno sarà spazzata con queste piume. Credo che mi si possa definire un romantico. Il mondo mi piace così; è molto funzionale e ben concepito, ma non si tratta di una concezione consueta.

3. Oggetti da consumare e oggetti da amare

MDL
Io ho avuto due maestri: Ettore e Achille (insomma, è un po' come se avessi fatto la guerra di Troia). Castiglioni e Sottsass hanno saputo dare agli oggetti un senso di preziosità attraverso una ricchezza di spirito, una ricchezza in senso generale. Ettore lavora disegnando per addizione, ha sempre progettato tutto disegnando, al contrario di Achille che aveva un mozzicone di matita in tasca e disegnava a tratti. Nel progettare oggetti, lo sforzo di Achille non andava tanto nella direzione del togliere, dato che il suo non era minimalismo: al contrario, gli andava benissimo che gli oggetti contenessero grandi idee. Però le prosciugava e cercava di far sì che l'idea venisse percepita nella maniera più immediata, diretta. E quando c'è l'idea c'è anche l'emozione, il divertimento e la simpatia…
MG
In tedesco esiste una parola – Frech – che rispecchia molto bene i concetti di cui stiamo parlando. Significa insolente, sfrontato, però in senso positivo. Penso che questo termine rappresenti bene il lavoro di Castiglioni.
JI Martí, dove sta per te, in tutto questo discorso, il consumismo?
MG Tutto è consumismo… Io amo il consumo.
MDL Attenzione, il consumo è mercato! Io, invece, più vado avanti e più ho paura del mercato, anche se so che è inevitabile. Quando mi domando: "Mi tocca per forza fare oggetti che abbiano successo nel mercato?" mi arrabbio con me stesso, anche se so che non c'è alternativa. L'unica possibilità sarebbe quella di tornare indietro nel tempo, tornare al baratto e scambiare carote con pomodori.
MG In Francia c'è una società che fa proprio questo, attua un'economia parallela a quella regolata dai soldi.
MDL Ma c'è anche un'altra possibilità: quella di amare tantissimo gli oggetti. Sottsass dice: "L'unica ecologia che io vedo possibile è quella dell'affetto, quella di amare così tanto gli oggetti che non li puoi più buttare via".
MG Sì, ma – attenzione – si può amare un oggetto anche senza possederlo. Questa è la differenza.
PU Gli oggetti che ho amato molto non stavano a casa mia, ma a casa di amici. Io ho iniziato ad amare Castiglioni perché nella casa di amici c'era la Parentesi: che era un oggetto sorprendente, non una funzione! E parlo di oggetti che ho consumato attraverso altri, dato che il consumo è più virtuale di quello che si pensa. Un'opera d'arte vista in un museo o un oggetto visto durante un week-end a casa di altre persone sono oggetti che in un certo senso ci sembra di possedere, quanto quelli che sono a casa nostra.
MDL La formula del tuo pensiero, Martí, è la formula del paradosso, che ti spinge a farti scavalcare il limite del buonsenso per arrivare in un altro mondo. Ma il buonsenso è come l'infinito, non esiste. Se esistesse, esisterebbero infiniti infiniti. Questo è il senso del paradosso. Secondo me è molto bella la tua idea di pensare di poter arrivare dal paradosso di vivere senza oggetti al paradosso di vivere con pochissimi oggetti, o tantissimi oggetti. L'idea di lavorare con le provocazioni è bella perché crea degli scarti, e senza gli scarti si finisce per lavorare sempre nello stesso modo. Anche gli oggetti di Castiglioni hanno un contenuto che crea una distanza, uno scarto, una differenza. La cosa importante del lavoro di Castiglioni è che tutti i suoi progetti sono prodotti, non sono mai idee che non possono essere prodotte.
domus Che differenza c'è tra progetti e prodotti?
MDL
Non sempre un bel progetto è un bel prodotto, anche se mi capita a volte di vedere dei bellissimi progetti che poi non diventano bei prodotti. Il progetto dello scotch di Martí è un bellissimo progetto però non è un prodotto. C'è l'idea, l'ironia, il ragionamento… c'è tutto, però è sempre scotch. Mentre ci sono purtroppo dei prodotti che riscuotono un grande successo ma che sono progetti orribili.
domus Un esempio?
MDL Da Ikea ci sono migliaia di bellissimi prodotti che non sono progetti, nel senso che non hanno contenuti di pensiero interessanti, non hanno raffinatezza intellettuale e alcun legame con la contemporaneità...
MG Attenzione! Pensate allo scotch: il prodotto è l'oggetto in sé, o è invece la percezione – quella che che ti fa 'sentire' l'oggetto – a essere il vero prodotto da consumo?
MDL Il prodotto è quella cosa che fai per il mercato. MG Se però cambi la percezione della realtà, anche il mercato cambia, perché è legato alla comunicazione.
MDL In effetti il mercato produce anche le mille distorsioni che sono determinate dalla comunicazione, dalla pubblicità, dal gusto ricorrente, dai commercianti, dalla capacità di vendere o di non vendere.
MG Lo scotch è una serie limitata e serve per far conoscere la mia forma di pensiero. Economicamente funziona benissimo. Non deve essere venduto in un supermercato, ma lo si deve trovare in una galleria o in un museo, così che possa comunicare lo spirito di chi lo ha disegnato... in modo che mi vengano chiesti altri progetti… Allora diventa un oggetto che vende, anche se non vende se stesso.
MDL Martí, tu non diventerai mai ricco!
MG Io sono già ricco!
JB Vorrei intervenire sulle due cose che ha mostrato Martí. Comincio a riflettere dal prodotto in sé e per sé, come se fossi lo scotch. Una volta il nastro adesivo era fatto solo per incollare le scatole di cartone, e faceva molto bene il suo lavoro. Un po' come in una normale famiglia, dove il figlio è stato creato solo per incollare scatole, ma poi ha pensato che poteva essere qualcos'altro perché voleva crescere, e ha pensato di poter fare di più; può diventare anche una pianta, come dice Martí. Quel che mi piace qui è che se fai il giardiniere questo potrebbe essere il prodotto definitivo, perché puoi coltivare il tuo giardino in una stanza come questa. Ti serve solo lo scotch. Lo scotch ha davvero inventato una specie di nuovo mondo. Naturalmente questo vale solo per un certo numero di persone. Martí ha anche detto che è uno scotch che potrebbe entrare in un museo. Di solito lo scotch può entrare in un museo solo dalla porta di servizio, e invece questo entra dalla porta principale e dichiara: "Posso essere una pianta, e mi potete acquistare, e sono arte". Vuol dire imparare da ciò che già sta nel museo, e perfino imparare a osservare una pianta con uno sguardo nuovo.
domus
Questo significa che il nastro adesivo può davvero sostituire le piante?
JB Il nastro adesivo avrà sempre la sua funzione, perché non può essere il surrogato di una pianta. A me piace, come designer, ma non mi piace se non sono un designer. Quello che mi piace in una vera pianta è solo che mi chiede dell'acqua e un giorno mi darà un fiore. Mentre lo scotch mi chiederà sempre: "Ma quando tu mi darai un fiore?".
MDL Ma lo scotch dura molto più di sei mesi…
JB Anche la pianta dura più di sei mesi, ma basta essere lì un giorno solo. Quel che mi piace è che un nastro adesivo che non è mai stato importante sia diventato importante. La pianta non può comunque essere riprogettata perché ha sempre fatto e sempre farà il suo lavoro; così lo scotch è come un mondo nuovo. La sola ragion d'essere del design è non costruire il mondo, ma aprire la strada a mondi nuovi. E ci servono architetti e designer che facciano questo. Credo che la vita quotidiana sia un sistema molto lento, che esiste e di cui abbiamo bisogno come di un linguaggio.
MDL Apprezzo quello che dici come una provocazione intellettuale…
domus Perché parli di "provocazione"?
MG I designer usano materiali come l'acciaio o la plastica ma io uso oggetti come i materiali, come lo scotch e così via, perché penso che questa sia la nuova natura della società dei consumi. Trovo normale non usare tutti i materiali, ma un sistema per costruire delle possibilità.
MDL È come per la mia lampada, che tu porti a cena e illumina i nostri nomi, la tieni per una settimana finché la cena è dimenticata e poi butti via la lampada. La butti via perché non ti serve più.
JB Ma l'aspetto interessante dello scotch è che fa parte di un sistema complessivo. C'è perfino un modo molto semplice di riciclarlo. Dato che è di origine industriale c'è un grande sistema che si muove con una velocità e una portata analoghe a quelle delle piante.
MDL Non è un materiale molto espressivo, molto ricco di possibilità. Puoi farci solo dei fogli quadrati o rettangolari…
MG Il sistema che indichi ha lineamenti molto ordinari. Non disegni perché la proposta è quella di creare un punto verde.
JB È esattamente l'aspetto che mi piace, perché lui pensa che non dovrebbe affatto essere l'unico che disegna…
MG Perché vuoi che sia una cosa decorativa?
JB Mi fa piacere che qualcuno arrivi dopo e ne faccia una cosa decorativa, perché se crei un mondo come farebbe Dio, è un mondo terribile. Sarebbe ucciso dall'onnipresenza della scienza e sarebbe solo una cosa mentale. Sarebbe un mondo orribile!
MG No, sarebbe il tuo a essere orribile! Io non voglio essere posseduto dagli oggetti, voglio essere d'aiuto alla gente.
JB Ciascuno ha le proprie qualità ed è per questo che abbiamo bisogno di più design. Dio è partito da due ma non andava bene, e allora ne ha creati tre e poi un paradiso, un inferno e così via… È sempre lì che crea un mondo e lo fa funzionare.
MG Lo fa funzionare? Che cosa vuol dire? Il mondo è il mondo; non c'è bisogno di farlo funzionare. Che concetto hai del funzionare?
JB Il mio concetto è che la vita quotidiana funziona e fa cose stupende. Per la bellezza complessiva io non credo che occorrano designer.
MG Ma è molto limitato. Il tuo senso della bellezza è perfettamente olandese: la bellezza sta nel particolare.
JB Ecco un esempio di una cosa che non potrei mai progettare [mostra un'immagine sullo schermo del computer]. Quando la guardo sento la bellezza nel cuore. Ma la funzionalità non c'entra per niente: con il letto a quest'altezza, mettendoci una decorazione così e così, la sedia qui e poi la radio… Come designer io non credo che si possano mettere insieme queste cose, eppure case come questa esistono. Quando vedo questa fotografia sono più emotivamente colpito di quanto non lo sia dal design vero e proprio.
JI Il novanta per cento della gente vive così, ed è un mondo felice.
JB Il che vuol dire che alla vita reale non servono designer.
MDL Dove hai trovato questa foto?
JB Viene da un libro sulle fattorie della Germania orientale. È qui che non abbiamo bisogno del design, e nemmeno per restare colpiti in questo modo abbiamo bisogno del design. L'immagine successiva è quella di un tessuto tradizionale olandese, fabbricato duecento anni fa. Poi andiamo in Giappone e vediamo questo: è esattamente lo stesso, ma progettato. Puoi prendere qualcosa che ha duecento anni e metterlo vicino a qualcosa di progettato, ed è esattamente uguale.
MG Ma questo significa che il design fa riferimento alla tradizione e all'artigianato. È terribile, è peggio della ripetitività.
JB È ripetitivo ma è anche una sorta di sviluppo, perché si tratta di materiali e di metodi progettuali che possono essere resi molto più semplici; è la stessa situazione dello scotch.
domus La cosa interessante dello scotch è che si tratta di un prodotto industriale che con un piccolo cambiamento è stato trasformato in uno strumento che può essere come questo oppure a strisce e così via.
JB E invece tu preferiresti far riferimento a una pianta…
MG Per me lo scotch è interessante perché una volta che adotti la pianta come oggetto di consumo lo scotch smette di essere interessante.
JB Il bello della pianta è che non fa sempre quello che vuoi tu, come invece fa lo scotch.
MG Sì, ma quando la pianta fa quello che vuoi tu è più attuale. Pensi che la natura sia libera nella società di oggi? C'è per farsi controllare.
JB Tu scopri mondi nuovi ma ti riferisci a mondi vecchi perché ne usi il linguaggio. Se tu non ti riferissi alle piante nessuno capirebbe che cosa vuoi dire. E allora hai bisogno del vecchio linguaggio per parlare delle cose nuove. Sono contento che tu ci porti nel nuovo mondo, ma non puoi dire che il vecchio mondo non ti serve. E quindi ti serve la vita di tutti i giorni perché le cose si sono evolute per cinquanta o cento anni di design e sono state fatte in un secondo. Ma in quel secondo non sai mai se le cose funzioneranno perché una cosa che vive per un solo secondo non riuscirà a sopravvivere se non ha a disposizione più anni. Ed è per questo che hai bisogno della vita quotidiana.
MDL E una cosa che vive per un tempo così breve è particolarmente difficile da vendere. Il problema del mondo oggi è che tutto ciò che si vende ha un senso. Il mio sogno è lavorare senza committenti.
MG
Per me lavorare senza committenti è un incubo, perché mi viene a mancare il contesto.
MDL Puoi trovarlo in qualche modo dentro te stesso.
MG No, sono troppo pigro! Non mi piace il lavoro.
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