“Ho visitato poco tempo fa lo studio di Alvar Aalto. Mi ha molto colpito”, dice De Lucchi. “Ho ripensato alle sue forme organiche, forse ne sono stato inconsciamente influenzato. Non certo dall’uso ‘fumettistico’ che ne è stato fatto dopo Aalto, soprattutto in anni recenti, quanto dalla libertà che suggeriscono. Forse più visiva che reale”.
Il volume di Layout – il sistema modulare progettato da De Lucchi per Alias – si costruisce unendo pochi pezzi in alluminio, ottenuti per estrusione. “Mi piace questa tecnologia: permette di costruire forme stravaganti ma lineari, potenzialmente di lunghezza infinita! La messa a punto dei raggi di curvatura di ciascun pezzo ha richiesto un lungo lavoro, soprattutto nella definizione dei punti di flesso delle curve, che cadono sempre all’interno di ciascun estruso.
Altrettanto importante è stata la scelta della texture: la superficie segnata da strisce verticali lievemente cuspidate determina effetti chiaroscurali che variano secondo l’incidenza della luce”. L’involucro è strutturale, non esiste una differenziazione tra telaio portante e superficie esterna di finitura. I due montanti, sui quali si incernierano le ante e che sorreggono i ripiani, da soli sono sufficienti a garantire la staticità dell’insieme che, per la sua stessa forma, non ha bisogno di controventature o di altri elementi di irrigidimento.
L’armadio non ha un fronte e un retro, perché è apribile su entrambi i lati. Non ci sono maniglie: infilate le dita nell’apposita scanalatura a tutta altezza, generata dalla curvatura delle parti, basta uno sforzo minimo per muovere le grandi ante ondulate: una volta aperte, rimangono in posizione, assumendo quasi la funzione di un paravento.
“In realtà avevo in mente la morbidezza di una tenda, qualcosa di leggero da contrapporre alla rigorosa geometria delle pareti in muratura. La forza del progetto sta nella sua capacità di ‘incidere’, ‘strutturare’ lo spazio nel quale è inserito. Nelle numerose varianti progettate, quelle con schienale piatto potranno accostarsi alle pareti oppure circondare un pilastro, posizionarsi ad angolo, costruendo una diversa gerarchia tra le parti. Layout non è un semplice contenitore, ma una piccola architettura che genera una nuova spazialità”.
Il processo di progettazione e la definizione dei primi prototipi hanno richiesto circa due anni di lavoro. Renato Stauffacher, l’architetto-imprenditore che ha commissionato il progetto, ne ha fatto fotografare tutte le fasi, consapevole di quanto importanti siano, anche a posteriori, i passaggi che portano alla nascita e allo sviluppo di un prodotto.
“La costruzione dei prototipi è fondamentale non solo per il progettista ma anche per il produttore, i dirigenti, le maestranze che partecipano alla realizzazione. Il coinvolgimento appassiona tutti, il progetto diventa corale e il designer non è più visto come un qualcuno proveniente da una realtà estranea. Anche per il progettista è un’esperienza stimolante. Conosco bene la frustrazione di non vedere alcuni dei propri progetti diventare prototipi, magari quelli a cui si crede maggiormente. In fondo, ho dato vita a Produzione Privata proprio per questo!”.
