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Bologna, le metafore fotografiche di Sottsass
Una cinquantina di immagini, scattate tra il 1972 e il 1978, dal fotografo (per diletto) Ettore Sottsass sono le protagoniste d'eccezione di una mostra alla bolognese Otto Gallery. Nessuna velleità artistica né lavorativa da parte dl designer: "Un professionista fa una fotografia per appoggiarla nel mondo circostante", spiega Sottsass "Per me la fotografia fa un cerchio chiuso: la faccio e gira intorno a me".
Anzi, le istantanee - per lo più foto di viaggio - sono un mezzo per documentare, prendere appunti di ricordi, impressioni e idee. Dove il filo conduttore rimane però l’architettura. Quella fatta di sassi, scatole di cartone e spago, messa in piedi un po’ per gioco durante i viaggi in Spagna tra il 1972 e il 74, e poi fotografata e commentata con brevi frasi e riflessioni ironiche sull’ambiente e il rapporto tra lo spazio e chi lo abita – siamo ai tempi dell’architettura radicale. E quella successiva (1976-78), che riflette sulla figura umana a misura del quotidiano.