La collezione di design più grande del mondo trova casa

di Cecilia Fabiani

A Monaco di Baviera, in Germania, apre la Pinakothek der Moderne, un museo interdisciplinare sede di quattro importanti collezioni, fino a oggi prive di uno spazio adeguato. Tra queste spicca Die Neue Sammlung; con circa 60.000 pezzi di design, raccolti a partire dal 1912, divenuta museo statale nel 1926, è la più grande collezione del mondo in questo settore. L’esposizione, che conferisce al design il carattere di visione, metterà in mostra oltre 10.000 pezzi. Ne parla Cecilia Fabiani

Apre il 16 settembre, appena prima delle elezioni politiche tedesche. La Baviera, con il proprio candidato Primo Ministro, punta a raccogliere il riscontro d’immagine derivante dall’apertura del museo più atteso della Germania, il più grande mai costruito dal dopoguerra: la Pinakothek der Moderne. Fiore all’occhiello di un Land ricco, che non risparmia in fatto di cultura, la Pinakothek der Moderne sarà la sede di quattro importanti collezioni – con pezzi prevalentemente del Ventesimo e Ventunesimo secolo – tutte fino a oggi prive di un vero e proprio spazio espositivo.

L’edificio del museo interdisciplinare è il risultato di un concorso del ‘92 aperto a tutti i progettisti tedeschi e, su invito, ad alcuni noti nomi dell’architettura internazionale, tra cui Richard Meier, Arata Isozaki, Mario Botta, Herzog & De Meuron. Di Meier, autore di una costruzione nelle vicinanze, si dice che abbia preferito non consegnare il progetto, per non inflazionare il suo operato con due edifici vicini. Vincitore del concorso è risultato quindi l’architetto tedesco Stephan Braunfels, con un progetto funzionale, non dominante, che fa da sfondo neutro ai pezzi esposti. Le caratteristiche principali dell’edificio, realizzato con fondi pubblici e privati, consistono in una rotonda centrale – per biglietteria e informazioni – e in una diagonale in pianta, che taglia la costruzione indicando il collegamento tra la zona pedonale della città e l’area dei musei, di cui la Pinakotkek der Moderne è il primo. Seguono la Alte Pinakothek (pittura antica), la Neue Pinakothek (pittura e scultura moderna), la Glyptothek (sculture greche e romane), la Antikensammlung (arte antica) e il Lembachhaus (arte tedesca ed espressionismo).

Il nuovo museo si sviluppa su più piani con una superficie espositiva netta di 12.000 mq, di cui il 40% sotterraneo.
Un biglietto unico consentirà l’accesso alle quattro collezioni: la raccolta d’arte della Staatsgalerie moderner Kunst, con quadri, sculture e installazioni da Beckmann a Picasso, Beuys, Warhol fino ai contemporanei Rist, Viola e Hill; la collezione di grafica, tra le più importanti della Germania, della Staatliche Graphische Sammlung, con circa 400.000 disegni, stampe e incisioni dal Rinascimento a oggi; la collezione dell’Architekturmuseum der technischen Universität München, la maggiore raccolta tedesca di progetti architettonici, con 350.000 disegni, 100.000 fotografie e 500 modellini.

Infine il design: una realtà davvero speciale. Conosciutissima in Germania, ma poco all’estero, Die Neue Sammlung, con circa 60.000 oggetti, è la raccolta di design più grande del mondo. L’origine dell’importante collezione risale al 1912 quando un gruppo di artisti e progettisti che nel 1907 aveva fondato il Werkbund, decise di raccogliere a titolo di esempio qualitativo una serie di oggetti e di mobili; nel 1925 si configurò come Die Neue Sammlung e nel 1926 le venne conferito lo status ufficiale di museo statale. Ma non è solo l’anzianità della raccolta a renderla rilevante, bensì la vastità e la completezza. Die Neue Sammlung ripercorre la storia del design a partire dall’inizio del Novecento, fatte salve poche eccezioni di oggetti o mobili precursori del design moderno che risalgono all’Ottocento, come per esempio le sedie Thonet. La collezione abbraccia oggetti di design industriale, graphic design e artigianato. Le tipologie produttive comprendono oggetti e mobili, apparecchi per l’illuminazione, attrezzature e oggetti per la casa, apparecchiature tecnologiche e utensili, motori, strumenti e attrezzature per l’ufficio, pezzi d’artigianato con esemplari unici, oggetti d’uso quotidiano di ceramica, metallo e vetro, tessili, gioielli, manifesti, imballaggi, libri, fotografie. A questi si sono aggiunti negli ultimi anni, sotto la direzione di Florian Hufnagl, che ne è il responsabile dal 1990, nuovi settori quali automobili, attrezzature sportive, arredo urbano e una sezione dedicata al design giapponese.

Per 90 anni sono stati ricercati pezzi allo scopo di testimoniare la migliore progettazione e i più importanti processi di evoluzione del progetto. Il criterio alla base della selezione è quello di un’innovazione formale che si rispecchi nella funzione dell’oggetto. È la “Gestaltung”, la progettazione, a dover essere innovativa.
Come fare per decidere le nuove acquisizioni, essere al corrente e controllare quanto avviene nel design, in un mondo sempre più veloce? Il museo dispone, come ci spiega Corinna Rösner, che assiste nella gestione Florian Hufnagl, di molti contatti con aziende e progettisti, da Alessi a BMW, da Thonet a Vitra. Non di rado lo staff del museo segue lo sviluppo dei prodotti dall’ideazione alla presentazione sul mercato. Oggetti e mobili attuali ritenuti d’interesse vengono richiesti alle aziende direttamente come donazione, mentre un budget annuale ristretto consente di colmare lacune relative a pezzi non più in produzione. Ma il problema della Neue Sammlung non è mai stato quello delle acquisizioni, bensì la scarsa visibilità dovuta all’assenza di una sede. Fino a soli due anni fa – salvo i prodotti utilizzati per le mostre temporanee – tutti i pezzi erano dislocati in quattro depositi sparsi in Baviera, visitabili su richiesta: a Ingolstadt, Monaco, Norimberga e Weiden. Poi, con l’apertura del Neues Museum di Norimberga, che abbina arte contemporanea e design dal dopoguerra a oggi, parte della collezione della Neue Sammlung ha trovato una sua collocazione, ma si tratta soltanto di un migliaio di pezzi, suddivisi nell’esposizione in tre assi temporali, dagli anni ‘50 a oggi. Con la nuova sede il museo trova finalmente casa, a distanza di oltre 75 anni dalla sua nascita ufficiale. Ed è come se la collezione da virtuale si trasformasse in reale. Pensare che concorrenti veri e propri Die Neue Sammlung non ne ha mai avuti: il MoMA di New York, spesso citato per il design, altro non è che una collezione di circa 2000 pezzi scarsamente rappresentativi; il Vitra Design Museum di Basilea, operazione più di marketing che culturale, è prevalentemente una collezione di sedie; il Victoria & Albert londinese vanta sì un’esposizione di grande rilievo legata tuttavia all’artigianato con un taglio storico.

Nei 3500 mq a disposizione nella Pinakotkek der Moderne, a cui si aggiungono 500-1000 mq di aree quali scale e passaggi, Die Neue Sammlung cercherà di illustrare l’evoluzione del design dal 1900, con la nascita dell’industrializzazione, fino ai giorni d’oggi, dominati dalla tecnologia. Una lettura storica, ragionata, con alcune isole tematiche dedicate a veicoli e car design, computer culture, gli anni ‘60-‘70, la lavorazione del legno, gioielli e ornamenti (a partire dal prossimo anno), oltre chiaramente all’attualità del design.

Per i primi due anni l’esposizione subirà solo qualche aggiustamento e qualche piccola sostituzione, legati prevalentemente a scambi e prestiti, poi con il tempo verrà modificata leggermente, in una sorta di work in progress. Difficile rendere la storia della progettazione in forma così concentrata; la strategia applicata dai curatori è quella di selezionare i soli esempi più significativi, arrivando a una sorta di estratto che presenti i pezzi che meglio spiegano lo sviluppo di una tipologia di prodotto. Nel complesso si arriverà a esporre dai 3000 ai 4000 pezzi, forse 5000 considerando anche i molti oggetti di dimensioni ridotte collocati nelle vetrine sospese realizzate dall’azienda italiana Goppion, esperta in questo campo.

Il numero dei pezzi visibili della Neue Sammlung sembra ancora basso anche considerando i 1000 prodotti in mostra a Norimberga. Per ovviare a questo problema tra un anno inaugurerà, sempre all’interno della Pinakotkek der Moderne, uno spazio denominato Schaudepot (deposito visivo): 1000-1500 mq su due livelli – ai piani sotterranei del museo – allestiti con scaffali industriali, su cui prenderanno posto oggetti appartenenti alla stessa tipologia da studiare e confrontare, anche nei dettagli. Questo deposito interno al museo consentirà di fare vedere molti pezzi della collezione, arrivando ai 10.000, ma forse anche di più. Per i più curiosi continuerà a esistere la possibilità di richiedere al museo una visita ai quattro reali depositi dislocati in Baviera.

L’architettura di Braunfels prevede spazi per mostre temporanee, nell’ottica di un collegamento tra le varie collezioni. Sono ipotizzabili e auspicabili mostre a tema che coinvolgano le quattro sezioni. Si pensi per esempio quale apporto potrebbero fornire i quattro musei a una mostra sul Bauhaus.

Sicuramente ci vorrà del tempo per rodare la struttura, che dipende da un direttore per ogni collezione, e che, complessivamente, ha dimensioni paragonabili al Centre Pompidou o alla Tate Modern. In attesa di mostre interdisciplinari non mancheranno, già entro breve, esposizioni temporanee delle singole collezioni. Un tema caro a Hufnagl è il design dalle forme biomorfe: chissà che non possa essere oggetto di una prossima mostra!

Pinakotkek der Moderne
Barer Straße 29
D-80799 München
http://www.pinakothek-der-moderne.de
http://www.die-neue-sammlung.de
E-mail: info@die-neue-sammlung.de
La Pinakothek der Moderne si trova tra la zona pedonale della città e il quartiere Schwabing; una posizione strategica di collegamento tra il centro e l’area dei musei. Sullo sfondo l’imponente edificio della Alte Pinakothek. Foto Jens Weber
La Pinakothek der Moderne si trova tra la zona pedonale della città e il quartiere Schwabing; una posizione strategica di collegamento tra il centro e l’area dei musei. Sullo sfondo l’imponente edificio della Alte Pinakothek. Foto Jens Weber
La cupola vetrata sormonta la rotonda al centro del museo. Foto Jens Weber
La cupola vetrata sormonta la rotonda al centro del museo. Foto Jens Weber
Il piano sottostante del museo è collegato al piano d’ingresso da scalinate, poste in diagonale rispetto all’edificio stesso, a sottolineare il collegamento tra il centro cittadino e l’area dei musei. Il progetto è dell’architetto tedesco Stephan Braunfels. Foto: Jens Weber
Il piano sottostante del museo è collegato al piano d’ingresso da scalinate, poste in diagonale rispetto all’edificio stesso, a sottolineare il collegamento tra il centro cittadino e l’area dei musei. Il progetto è dell’architetto tedesco Stephan Braunfels. Foto: Jens Weber
È dedicata agli anni Venti-Trenta la zona fotografata con in primo piano la Chaise Longue di Le Corbusier del 1928-29, prodotta oggi da Cassina, Italia; sullo sfondo il motore a stella da 9 cilindri Wasp Junior del 1928 prodotto da Pratt & Whitney, USA, e la sdraio in alluminio modello 31,3 del 1932-34, di Marcel Breuer, realizzata da Embru-Werke, Svizzera. Foto Jens Weber
È dedicata agli anni Venti-Trenta la zona fotografata con in primo piano la Chaise Longue di Le Corbusier del 1928-29, prodotta oggi da Cassina, Italia; sullo sfondo il motore a stella da 9 cilindri Wasp Junior del 1928 prodotto da Pratt & Whitney, USA, e la sdraio in alluminio modello 31,3 del 1932-34, di Marcel Breuer, realizzata da Embru-Werke, Svizzera. Foto Jens Weber
Nella zona dedicata agli anni Sessanta sono visibili la poltrona TV-Relax,1965, di Luigi Colani per Kusch+Kusch, Germania, e la poltrona Elda di Joe Colombo, 1963, per Comfort, Italia; alle pareti alcune immagini della nota campagna pubblicitaria per Afri Cola di Charles Wilp, 1968, con la modella Sarah Hunt. Foto Jens Weber
Nella zona dedicata agli anni Sessanta sono visibili la poltrona TV-Relax,1965, di Luigi Colani per Kusch+Kusch, Germania, e la poltrona Elda di Joe Colombo, 1963, per Comfort, Italia; alle pareti alcune immagini della nota campagna pubblicitaria per Afri Cola di Charles Wilp, 1968, con la modella Sarah Hunt. Foto Jens Weber
La sala ad anfiteatro è dedicata alle diverse lavorazioni del legno: a sinistra e al centro, paravento in multistrato FSW 6, del 1946, Evans Products, USA, e Lounge Chair con poggiapiedi del 1956-57, Vitra, Germania, per Herman Miller, USA, ambedue di Charles Eames; a destra sgabello
Butterfly del 1956 di Sori Yanagi per Tendo Mokko, Giappone. Foto Jens Weber
La sala ad anfiteatro è dedicata alle diverse lavorazioni del legno: a sinistra e al centro, paravento in multistrato FSW 6, del 1946, Evans Products, USA, e Lounge Chair con poggiapiedi del 1956-57, Vitra, Germania, per Herman Miller, USA, ambedue di Charles Eames; a destra sgabello Butterfly del 1956 di Sori Yanagi per Tendo Mokko, Giappone. Foto Jens Weber
Sempre nella sala ad anfiteatro è collocata la chaise longue Überdrehte Liege, progettata dal designer svizzero Beat Frank nel 2002, come prima serie, e prodotta da Atelier Vorsprung, Svizzera. Capovolgendo la seduta si ottengono differenti posizioni. Foto: Jens Weber
Sempre nella sala ad anfiteatro è collocata la chaise longue Überdrehte Liege, progettata dal designer svizzero Beat Frank nel 2002, come prima serie, e prodotta da Atelier Vorsprung, Svizzera. Capovolgendo la seduta si ottengono differenti posizioni. Foto: Jens Weber
Vista posteriore dell’automobile Tatra 87, progettata da Hans Ledwinka nel 1937 e prodotta da Tatra Werke, Nesseldorf, Cecoslovacchia (oggi Koprivnive, Repubblica Ceca); sullo sfondo opera grafica interattiva di John Maeda. Foto Jens Weber
Vista posteriore dell’automobile Tatra 87, progettata da Hans Ledwinka nel 1937 e prodotta da Tatra Werke, Nesseldorf, Cecoslovacchia (oggi Koprivnive, Repubblica Ceca); sullo sfondo opera grafica interattiva di John Maeda. Foto Jens Weber
Florian Hufnagl dirige dal 1990 il museo Die Neue Sammlung, la più grande e più importante collezione del mondo di oggetti e mobili di design, graphic design e artigianato, fino a oggi priva di una sede vera e propria
Florian Hufnagl dirige dal 1990 il museo Die Neue Sammlung, la più grande e più importante collezione del mondo di oggetti e mobili di design, graphic design e artigianato, fino a oggi priva di una sede vera e propria
Joseph Beuys (1921-1986), <i>Das Ende des 20.Jahrhunderts</i>, (La fine del Ventesimo secolo), del 1983. In basalto, argilla, feltro, composta da 44 pietre, è stata collocata nell’apposita sala dai curatori del museo. Un’operazione non facile, in quanto il lavoro di Beuys è strettamente legato al rapporto con il luogo. Foto Pinakothek der Moderne
Joseph Beuys (1921-1986), Das Ende des 20.Jahrhunderts, (La fine del Ventesimo secolo), del 1983. In basalto, argilla, feltro, composta da 44 pietre, è stata collocata nell’apposita sala dai curatori del museo. Un’operazione non facile, in quanto il lavoro di Beuys è strettamente legato al rapporto con il luogo. Foto Pinakothek der Moderne

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