Hotel del Mediterraneo: grandi classici e perle sconosciute degli anni ‘60

Con l’esplosione del turismo di massa, milioni di persone si trasferiscono al mare, almeno per qualche settimana all’anno. Dagli archivi di Domus, una selezione delle migliori architetture progettate per accoglierle.

Jean Balladur, La Grande Motte Anche per intercettare i flussi turistici diretti in Spagna, il governo francese pianifica la costruzione di 8 villes nouvelles e delle relative infrastrutture di servizio sulla costa selvaggia e paludosa del Languedoc-Roussillon. Il litorale tra Montpellier e Perpignano è immaginato come un’alternativa, più economica e meglio pianificata, al caos urbanistico di lusso della Costa Azzurra. Di questo progetto ambizioso, e realizzato solo in parte, l’episodio più eclatante è la stazione balneare de La Grande Motte, progettata da Jean Balladur come una distesa di candide e imponenti piramidi per turisti.

Jean Balladur, La Grande Motte, Francia, ville nouvelle costruita a partire dal 1965. Foto © Alessandro Benetti, 2019

Mario Galvagni, Torre del Mare Alla fine degli anni ’50, in Liguria cominciano i lavori dell’autostrada che collegherà Genova al confine francese. La Riviera di Ponente diventa improvvisamente più accessibile per i turisti, soprattutto padani, e i grandi cantieri si moltiplicano. Pierino Tizzoni commissiona a Mario Galvagni la progettazione “totale” (dal piano urbanistico ai singoli edifici all’arredo urbano) della collina di Torre del Mare. Galvagni è l’autore di molte ville, ma anche della spettacolare sequenza di condomini-alveare incastonati nel promontorio, pendio antropizzato e geometrizzato di fronte allo scoglio selvaggio dell’isola di Bergeggi.

Giò Ponti, Paesaggio immediato. Pagina di apertura dell’articolo dedicato al progetto di Mario Galvagni per Torre del Mare. Da Domus 340, marzo 1958

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay Il Gargano è un territorio selvaggio e per nulla turistico quando Marcello D’Olivo apre i cantieri per il centro turistico di Manacore. Da progetto, a pieno regime Manacore avrebbe dovuto ospitare 20.000 visitatori che vi avrebbero trovato, tra le altre cose, un “porto-lago cui si accederà dal mare ‘attraverso’ una montagna, forata da una gigantesca grotta (…) tanto alta che vi possano transitare i velieri”. Di questo schema ambizioso sono realizzati solo pochi frammenti, tra cui l’hotel Gusmay, che anticipa alcune soluzioni poi adottate da D’Olivo nel più celebre Zipser di Grado (1960-1964).

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay, Manacore, Italia, 1959-1963. Foto © Casali-Domus. Da Domus 412, marzo 1964

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay Il Gargano è un territorio selvaggio e per nulla turistico quando Marcello D’Olivo apre i cantieri per il centro turistico di Manacore. Da progetto, a pieno regime Manacore avrebbe dovuto ospitare 20.000 visitatori che vi avrebbero trovato, tra le altre cose, un “porto-lago cui si accederà dal mare ‘attraverso’ una montagna, forata da una gigantesca grotta (…) tanto alta che vi possano transitare i velieri”. Di questo schema ambizioso sono realizzati solo pochi frammenti, tra cui l’hotel Gusmay, che anticipa alcune soluzioni poi adottate da D’Olivo nel più celebre Zipser di Grado (1960-1964).

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay, Manacore, Italia, 1959-1963. Prospetti. Da Domus 412, marzo 1964

José Antonio Coderch, Torre Valentina José Antoni Coderch e Manuel Valls sono tra gli architetti che partecipano più attivamente alla trasformazione della Costa Brava catalana in un litorale turistico. Al duo si devono molte case di vacanza, oltre che almeno un progetto a grande scala, non realizzato, per la lottizzazione di Torre Valentina. Su Domus, Gio Ponti descrive questa operazione, ad alta densità e dal linguaggio chiaramente non vernacolare, in termini molto positivi: “Io preferisco questa schietta presa di posizione, attiva e non passiva, creativa, con tutti i suoi pericoli, che non la mistificazione del paesaggio rifatto, con tutti i falsi non solo formali, ma sociali, vitali, ambientali che ne derivano”.

José Antonio Coderch, Manuel Valls, progetto non realizzato per un hotel e 131 case, Torre Valentina, Spagna, 1960. Da Domus 364, marzo 1960

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi In pochi casi quanto nell’hotel Parco dei Principi di Sorrento, la ricerca di Gio Ponti sull’utilizzo della ceramica in architettura si sposa tanto felicemente con la vocazione dell’edificio. I 27 disegni elaborati da Ponti, accomunati dalla stessa gamma di 3 colori, sono probabilmente la più sofisticata interpretazione mai fornita sul tema dello “stile” balneare. Tra il 1999 e il 2004 l’hotel è stato sottoposto a un’operazione di restauro conservativo, a cura dell’architetto napoletano Fabrizio Mautone.

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi, Sorrento, Italia, 1962. Da Domus 415, giugno 1964

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi In pochi casi quanto nell’hotel Parco dei Principi di Sorrento, la ricerca di Gio Ponti sull’utilizzo della ceramica in architettura si sposa tanto felicemente con la vocazione dell’edificio. I 27 disegni elaborati da Ponti, accomunati dalla stessa gamma di 3 colori, sono probabilmente la più sofisticata interpretazione mai fornita sul tema dello “stile” balneare. Tra il 1999 e il 2004 l’hotel è stato sottoposto a un’operazione di restauro conservativo, a cura dell’architetto napoletano Fabrizio Mautone.

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi, Sorrento, Italia, 1962. Da Domus 415, giugno 1964

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo All’inizio degli anni ’60, quando viene aperto l’aeroporto, Madera è ancora un luogo realmente remoto. Domus ci racconta che la novità infrastrutturale determina la realizzazione “d’urgenza” di un hotel nella località di Porto Santo, e sottolinea come “la costruzione dell’edificio nell’isola è stato un problema speciale. Là mancavano del tutto materiali da costruzione e manodopera specializzata. Si è ricorsi allora a un sistema di prefabbricazione, con elementi da fare arrivare pronti sul posto”. Interessante l’utilizzo di pannelli di vimini, prodotto dell’artigianato locale, per schermare le terrazze delle camere.

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo a Porto Santo, Madeira, Portogallo, 1963. Foto © Berdoy. Da Domus 398, gennaio 1963

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo All’inizio degli anni ’60, quando viene aperto l’aeroporto, Madera è ancora un luogo realmente remoto. Domus ci racconta che la novità infrastrutturale determina la realizzazione “d’urgenza” di un hotel nella località di Porto Santo, e sottolinea come “la costruzione dell’edificio nell’isola è stato un problema speciale. Là mancavano del tutto materiali da costruzione e manodopera specializzata. Si è ricorsi allora a un sistema di prefabbricazione, con elementi da fare arrivare pronti sul posto”. Interessante l’utilizzo di pannelli di vimini, prodotto dell’artigianato locale, per schermare le terrazze delle camere.

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo a Porto Santo, Madeira, Portogallo, 1963. Foto © Berdoy. Da Domus 398, gennaio 1963

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru Nei primi anni della sua colonizzazione turistica, la Sardegna è stata interpretata da molti architetti che vi hanno costruito come una terra senza tradizione architettonica. “Altrove abbiamo sempre sentito, alle spalle, la storia; qui si sente la preistoria, o meglio, qui non si sente l’uomo, né il passar del tempo”. Lo afferma Giovanna Polo Pericoli, che con il marito Giancarlo Polo realizza l’albergo Abi d’Oru nei pressi di Olbia. La grande copertura in tegole a molte falde, che s’integra nel paesaggio senza ricercare una mimesi assoluta, è l’elemento di spicco dell’edificio.

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru, Marinella di Olbia, Italia, 1964. Piante. Da Domus 410, gennaio 1964

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru Nei primi anni della sua colonizzazione turistica, la Sardegna è stata interpretata da molti architetti che vi hanno costruito come una terra senza tradizione architettonica. “Altrove abbiamo sempre sentito, alle spalle, la storia; qui si sente la preistoria, o meglio, qui non si sente l’uomo, né il passar del tempo”. Lo afferma Giovanna Polo Pericoli, che con il marito Giancarlo Polo realizza l’albergo Abi d’Oru nei pressi di Olbia. La grande copertura in tegole a molte falde, che s’integra nel paesaggio senza ricercare una mimesi assoluta, è l’elemento di spicco dell’edificio.

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru, Marinella di Olbia, Italia, 1964. Foto © Casali-Domus. Da Domus 410, gennaio 1964

Jean Balladur, La Grande Motte Anche per intercettare i flussi turistici diretti in Spagna, il governo francese pianifica la costruzione di 8 villes nouvelles e delle relative infrastrutture di servizio sulla costa selvaggia e paludosa del Languedoc-Roussillon. Il litorale tra Montpellier e Perpignano è immaginato come un’alternativa, più economica e meglio pianificata, al caos urbanistico di lusso della Costa Azzurra. Di questo progetto ambizioso, e realizzato solo in parte, l’episodio più eclatante è la stazione balneare de La Grande Motte, progettata da Jean Balladur come una distesa di candide e imponenti piramidi per turisti.

Jean Balladur, La Grande Motte, Francia, ville nouvelle costruita a partire dal 1965. Foto © Alessandro Benetti, 2019

José Antonio Coderch, Hotel de Mar “L’architettura nasce da un ritmo ripetuto di elementi uguali (…). Sul fronte verso il mare le camere si aprono tutte, come celle di un alveare, indipendenti e uguali”. Con queste parole i redattori di Domus descrivono il grande albergo completato nel 1965 da Coderch e Valls a Palma di Maiorca. È un registro figlio di un’epoca in cui la gioia dell’impresa collettiva (la vacanza al mare) non è ancora stata sostituita dal disagio per l’anonimato degli spazi in cui essa si compie (le camere d’hotel standardizzate come gli alloggi dell’edilizia popolare).

José Antonio Coderch, Manuel Valls, Hotel de Mar, Palma di Maiorca, Spagna, 1965. Foto © Catalaroca. Da Domus 433, dicembre 1965

José Antonio Coderch, Hotel de Mar “L’architettura nasce da un ritmo ripetuto di elementi uguali (…). Sul fronte verso il mare le camere si aprono tutte, come celle di un alveare, indipendenti e uguali”. Con queste parole i redattori di Domus descrivono il grande albergo completato nel 1965 da Coderch e Valls a Palma di Maiorca. È un registro figlio di un’epoca in cui la gioia dell’impresa collettiva (la vacanza al mare) non è ancora stata sostituita dal disagio per l’anonimato degli spazi in cui essa si compie (le camere d’hotel standardizzate come gli alloggi dell’edilizia popolare).

José Antonio Coderch, Manuel Valls, Hotel de Mar, Palma di Maiorca, Spagna, 1965. Foto © Catalaroca. Da Domus 433, dicembre 1965

Rechter Zahry architects, Hotel Hilton È una grande stecca alta 14 piani e perpendicolare alla costa l’hotel Hilton di Tel Aviv, progettato a metà anni ’60 dallo studio Rechter Zahry. Un edificio ormai iconico, vagamente brutalista e certamente brutale: per la scala, per la sua collocazione in un parco pubblico, per la modalità con cui s’impone imporsi, più che proporsi, come landmark per il lungomare della città.

Rechter Zahry architects, Hotel Hilton, Tel Aviv, Israele, 1965. Da Domus 428, luglio 1965

Monti GPA, villaggio SNAM In una rara avventura nel sud Italia, il trio milanese di Monti GPA costruisce un fortino per le vacanze sulle coste del Gargano, inizialmente riservato ai dipendenti della SNAM di Enrico Mattei. Il villaggio rientra a pieno titolo nella genealogia dei “bunker” balneari, architetture per le vacanze introverse e compatte, che si annidano nel paesaggio più che mimetizzarsi con esso. Si pensi, ad esempio, alla casa Bunker di Cini Boeri a La Maddalena, conclusa solo due anni prima del complesso di Pugnochiuso.

Monti GPA (Gianemilio, Piero e Anna Monti), villaggio SNAM, Pugnochiuso, Italia, 1969. Da Domus 489, agosto 1970

Monti GPA, villaggio SNAM In una rara avventura nel sud Italia, il trio milanese di Monti GPA costruisce un fortino per le vacanze sulle coste del Gargano, inizialmente riservato ai dipendenti della SNAM di Enrico Mattei. Il villaggio rientra a pieno titolo nella genealogia dei “bunker” balneari, architetture per le vacanze introverse e compatte, che si annidano nel paesaggio più che mimetizzarsi con esso. Si pensi, ad esempio, alla casa Bunker di Cini Boeri a La Maddalena, conclusa solo due anni prima del complesso di Pugnochiuso.

Monti GPA (Gianemilio, Piero e Anna Monti), villaggio SNAM, Pugnochiuso, Italia, 1969. Da Domus 489, agosto 1970

Nel 1953 Monsieur Hulot, il protagonista del celebre film di Jacques Tati dedicato alle sue vacanze in un piccolo villaggio sulla costa bretone, non poteva immaginare quanti emuli avrebbero imitato le sue gesta estive di lì a pochi anni. Nel corso di tre decenni, tra gli anni ’50 e gli anni ’70, i litorali italiani, francesi, spagnoli e di tanti altri paesi del Mediterraneo, si urbanizzano con una rapidità pari solo a quella delle grandi periferie urbane dei loro entroterra. Le modalità e le tempistiche precise variano di paese in paese, ma ovunque si costruiscono case a milioni, per ospitare milioni di villeggianti, che possono finalmente permettersi il lusso di un’estate al mare. Speculatori privati e pianificazione territoriale si contendono distese di coste ancora vergini, su cui edificare case isolate e meno isolate, piccoli e grandi alberghi, villes nouvelles e villaggi vacanze.

L’architettura balneare moderna e tardo moderna s’ispira spesso a modelli che provengono da altri luoghi. Li adatta e li reinventa per ricollocarli in un contesto, la costa, ormai per sempre associata alla libertà della vacanza, e quindi intrinsecamente esotica, anche se in realtà familiarissima. Un ossimoro che pochi hanno espresso meglio di Lu Colombo. Nel 1985 la cantante s’innamora a sorpresa sulle rive dell’Adriatico e osserva stupita: “Rimini, com’è straniera quest’aria di mare. Rimini, sembra africana l’Italia orientale”. 

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi, Sorrento, Italia, 1962. Da Domus 415, giugno 1964
Jean Balladur, La Grande Motte Jean Balladur, La Grande Motte, Francia, ville nouvelle costruita a partire dal 1965. Foto © Alessandro Benetti, 2019

Anche per intercettare i flussi turistici diretti in Spagna, il governo francese pianifica la costruzione di 8 villes nouvelles e delle relative infrastrutture di servizio sulla costa selvaggia e paludosa del Languedoc-Roussillon. Il litorale tra Montpellier e Perpignano è immaginato come un’alternativa, più economica e meglio pianificata, al caos urbanistico di lusso della Costa Azzurra. Di questo progetto ambizioso, e realizzato solo in parte, l’episodio più eclatante è la stazione balneare de La Grande Motte, progettata da Jean Balladur come una distesa di candide e imponenti piramidi per turisti.

Mario Galvagni, Torre del Mare Giò Ponti, Paesaggio immediato. Pagina di apertura dell’articolo dedicato al progetto di Mario Galvagni per Torre del Mare. Da Domus 340, marzo 1958

Alla fine degli anni ’50, in Liguria cominciano i lavori dell’autostrada che collegherà Genova al confine francese. La Riviera di Ponente diventa improvvisamente più accessibile per i turisti, soprattutto padani, e i grandi cantieri si moltiplicano. Pierino Tizzoni commissiona a Mario Galvagni la progettazione “totale” (dal piano urbanistico ai singoli edifici all’arredo urbano) della collina di Torre del Mare. Galvagni è l’autore di molte ville, ma anche della spettacolare sequenza di condomini-alveare incastonati nel promontorio, pendio antropizzato e geometrizzato di fronte allo scoglio selvaggio dell’isola di Bergeggi.

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay, Manacore, Italia, 1959-1963. Foto © Casali-Domus. Da Domus 412, marzo 1964

Il Gargano è un territorio selvaggio e per nulla turistico quando Marcello D’Olivo apre i cantieri per il centro turistico di Manacore. Da progetto, a pieno regime Manacore avrebbe dovuto ospitare 20.000 visitatori che vi avrebbero trovato, tra le altre cose, un “porto-lago cui si accederà dal mare ‘attraverso’ una montagna, forata da una gigantesca grotta (…) tanto alta che vi possano transitare i velieri”. Di questo schema ambizioso sono realizzati solo pochi frammenti, tra cui l’hotel Gusmay, che anticipa alcune soluzioni poi adottate da D’Olivo nel più celebre Zipser di Grado (1960-1964).

Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay Marcello d'Olivo, Hotel Gusmay, Manacore, Italia, 1959-1963. Prospetti. Da Domus 412, marzo 1964

Il Gargano è un territorio selvaggio e per nulla turistico quando Marcello D’Olivo apre i cantieri per il centro turistico di Manacore. Da progetto, a pieno regime Manacore avrebbe dovuto ospitare 20.000 visitatori che vi avrebbero trovato, tra le altre cose, un “porto-lago cui si accederà dal mare ‘attraverso’ una montagna, forata da una gigantesca grotta (…) tanto alta che vi possano transitare i velieri”. Di questo schema ambizioso sono realizzati solo pochi frammenti, tra cui l’hotel Gusmay, che anticipa alcune soluzioni poi adottate da D’Olivo nel più celebre Zipser di Grado (1960-1964).

José Antonio Coderch, Torre Valentina José Antonio Coderch, Manuel Valls, progetto non realizzato per un hotel e 131 case, Torre Valentina, Spagna, 1960. Da Domus 364, marzo 1960

José Antoni Coderch e Manuel Valls sono tra gli architetti che partecipano più attivamente alla trasformazione della Costa Brava catalana in un litorale turistico. Al duo si devono molte case di vacanza, oltre che almeno un progetto a grande scala, non realizzato, per la lottizzazione di Torre Valentina. Su Domus, Gio Ponti descrive questa operazione, ad alta densità e dal linguaggio chiaramente non vernacolare, in termini molto positivi: “Io preferisco questa schietta presa di posizione, attiva e non passiva, creativa, con tutti i suoi pericoli, che non la mistificazione del paesaggio rifatto, con tutti i falsi non solo formali, ma sociali, vitali, ambientali che ne derivano”.

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi, Sorrento, Italia, 1962. Da Domus 415, giugno 1964

In pochi casi quanto nell’hotel Parco dei Principi di Sorrento, la ricerca di Gio Ponti sull’utilizzo della ceramica in architettura si sposa tanto felicemente con la vocazione dell’edificio. I 27 disegni elaborati da Ponti, accomunati dalla stessa gamma di 3 colori, sono probabilmente la più sofisticata interpretazione mai fornita sul tema dello “stile” balneare. Tra il 1999 e il 2004 l’hotel è stato sottoposto a un’operazione di restauro conservativo, a cura dell’architetto napoletano Fabrizio Mautone.

Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi Gio Ponti, Hotel Parco dei Principi, Sorrento, Italia, 1962. Da Domus 415, giugno 1964

In pochi casi quanto nell’hotel Parco dei Principi di Sorrento, la ricerca di Gio Ponti sull’utilizzo della ceramica in architettura si sposa tanto felicemente con la vocazione dell’edificio. I 27 disegni elaborati da Ponti, accomunati dalla stessa gamma di 3 colori, sono probabilmente la più sofisticata interpretazione mai fornita sul tema dello “stile” balneare. Tra il 1999 e il 2004 l’hotel è stato sottoposto a un’operazione di restauro conservativo, a cura dell’architetto napoletano Fabrizio Mautone.

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo a Porto Santo, Madeira, Portogallo, 1963. Foto © Berdoy. Da Domus 398, gennaio 1963

All’inizio degli anni ’60, quando viene aperto l’aeroporto, Madera è ancora un luogo realmente remoto. Domus ci racconta che la novità infrastrutturale determina la realizzazione “d’urgenza” di un hotel nella località di Porto Santo, e sottolinea come “la costruzione dell’edificio nell’isola è stato un problema speciale. Là mancavano del tutto materiali da costruzione e manodopera specializzata. Si è ricorsi allora a un sistema di prefabbricazione, con elementi da fare arrivare pronti sul posto”. Interessante l’utilizzo di pannelli di vimini, prodotto dell’artigianato locale, per schermare le terrazze delle camere.

Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo Eduardo Anahory, Pedro Cid, albergo a Porto Santo, Madeira, Portogallo, 1963. Foto © Berdoy. Da Domus 398, gennaio 1963

All’inizio degli anni ’60, quando viene aperto l’aeroporto, Madera è ancora un luogo realmente remoto. Domus ci racconta che la novità infrastrutturale determina la realizzazione “d’urgenza” di un hotel nella località di Porto Santo, e sottolinea come “la costruzione dell’edificio nell’isola è stato un problema speciale. Là mancavano del tutto materiali da costruzione e manodopera specializzata. Si è ricorsi allora a un sistema di prefabbricazione, con elementi da fare arrivare pronti sul posto”. Interessante l’utilizzo di pannelli di vimini, prodotto dell’artigianato locale, per schermare le terrazze delle camere.

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru, Marinella di Olbia, Italia, 1964. Piante. Da Domus 410, gennaio 1964

Nei primi anni della sua colonizzazione turistica, la Sardegna è stata interpretata da molti architetti che vi hanno costruito come una terra senza tradizione architettonica. “Altrove abbiamo sempre sentito, alle spalle, la storia; qui si sente la preistoria, o meglio, qui non si sente l’uomo, né il passar del tempo”. Lo afferma Giovanna Polo Pericoli, che con il marito Giancarlo Polo realizza l’albergo Abi d’Oru nei pressi di Olbia. La grande copertura in tegole a molte falde, che s’integra nel paesaggio senza ricercare una mimesi assoluta, è l’elemento di spicco dell’edificio.

Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru Giovanna Polo Pericoli, albergo Abi d'Oru, Marinella di Olbia, Italia, 1964. Foto © Casali-Domus. Da Domus 410, gennaio 1964

Nei primi anni della sua colonizzazione turistica, la Sardegna è stata interpretata da molti architetti che vi hanno costruito come una terra senza tradizione architettonica. “Altrove abbiamo sempre sentito, alle spalle, la storia; qui si sente la preistoria, o meglio, qui non si sente l’uomo, né il passar del tempo”. Lo afferma Giovanna Polo Pericoli, che con il marito Giancarlo Polo realizza l’albergo Abi d’Oru nei pressi di Olbia. La grande copertura in tegole a molte falde, che s’integra nel paesaggio senza ricercare una mimesi assoluta, è l’elemento di spicco dell’edificio.

Jean Balladur, La Grande Motte Jean Balladur, La Grande Motte, Francia, ville nouvelle costruita a partire dal 1965. Foto © Alessandro Benetti, 2019

Anche per intercettare i flussi turistici diretti in Spagna, il governo francese pianifica la costruzione di 8 villes nouvelles e delle relative infrastrutture di servizio sulla costa selvaggia e paludosa del Languedoc-Roussillon. Il litorale tra Montpellier e Perpignano è immaginato come un’alternativa, più economica e meglio pianificata, al caos urbanistico di lusso della Costa Azzurra. Di questo progetto ambizioso, e realizzato solo in parte, l’episodio più eclatante è la stazione balneare de La Grande Motte, progettata da Jean Balladur come una distesa di candide e imponenti piramidi per turisti.

José Antonio Coderch, Hotel de Mar José Antonio Coderch, Manuel Valls, Hotel de Mar, Palma di Maiorca, Spagna, 1965. Foto © Catalaroca. Da Domus 433, dicembre 1965

“L’architettura nasce da un ritmo ripetuto di elementi uguali (…). Sul fronte verso il mare le camere si aprono tutte, come celle di un alveare, indipendenti e uguali”. Con queste parole i redattori di Domus descrivono il grande albergo completato nel 1965 da Coderch e Valls a Palma di Maiorca. È un registro figlio di un’epoca in cui la gioia dell’impresa collettiva (la vacanza al mare) non è ancora stata sostituita dal disagio per l’anonimato degli spazi in cui essa si compie (le camere d’hotel standardizzate come gli alloggi dell’edilizia popolare).

José Antonio Coderch, Hotel de Mar José Antonio Coderch, Manuel Valls, Hotel de Mar, Palma di Maiorca, Spagna, 1965. Foto © Catalaroca. Da Domus 433, dicembre 1965

“L’architettura nasce da un ritmo ripetuto di elementi uguali (…). Sul fronte verso il mare le camere si aprono tutte, come celle di un alveare, indipendenti e uguali”. Con queste parole i redattori di Domus descrivono il grande albergo completato nel 1965 da Coderch e Valls a Palma di Maiorca. È un registro figlio di un’epoca in cui la gioia dell’impresa collettiva (la vacanza al mare) non è ancora stata sostituita dal disagio per l’anonimato degli spazi in cui essa si compie (le camere d’hotel standardizzate come gli alloggi dell’edilizia popolare).

Rechter Zahry architects, Hotel Hilton Rechter Zahry architects, Hotel Hilton, Tel Aviv, Israele, 1965. Da Domus 428, luglio 1965

È una grande stecca alta 14 piani e perpendicolare alla costa l’hotel Hilton di Tel Aviv, progettato a metà anni ’60 dallo studio Rechter Zahry. Un edificio ormai iconico, vagamente brutalista e certamente brutale: per la scala, per la sua collocazione in un parco pubblico, per la modalità con cui s’impone imporsi, più che proporsi, come landmark per il lungomare della città.

Monti GPA, villaggio SNAM Monti GPA (Gianemilio, Piero e Anna Monti), villaggio SNAM, Pugnochiuso, Italia, 1969. Da Domus 489, agosto 1970

In una rara avventura nel sud Italia, il trio milanese di Monti GPA costruisce un fortino per le vacanze sulle coste del Gargano, inizialmente riservato ai dipendenti della SNAM di Enrico Mattei. Il villaggio rientra a pieno titolo nella genealogia dei “bunker” balneari, architetture per le vacanze introverse e compatte, che si annidano nel paesaggio più che mimetizzarsi con esso. Si pensi, ad esempio, alla casa Bunker di Cini Boeri a La Maddalena, conclusa solo due anni prima del complesso di Pugnochiuso.

Monti GPA, villaggio SNAM Monti GPA (Gianemilio, Piero e Anna Monti), villaggio SNAM, Pugnochiuso, Italia, 1969. Da Domus 489, agosto 1970

In una rara avventura nel sud Italia, il trio milanese di Monti GPA costruisce un fortino per le vacanze sulle coste del Gargano, inizialmente riservato ai dipendenti della SNAM di Enrico Mattei. Il villaggio rientra a pieno titolo nella genealogia dei “bunker” balneari, architetture per le vacanze introverse e compatte, che si annidano nel paesaggio più che mimetizzarsi con esso. Si pensi, ad esempio, alla casa Bunker di Cini Boeri a La Maddalena, conclusa solo due anni prima del complesso di Pugnochiuso.