Le installazioni galleggianti che hanno creato un dialogo tra arte, architettura e paesaggio

Dall’iconica passerella di Christo e Jeanne-Claude sul Lago d’Iseo al Teatro del Mondo di Aldo Rossi: ecco dieci installazioni che hanno trasformato l’acqua in spazio vivo, simbolico e performativo, tra memoria, sperimentazione e nuovi sguardi sul paesaggio.

1. The Floating Piers – Christo e Jeanne-Claude, Lago d'Iseo, 2016 È il 2014 quando Christo e Jeanne-Claude iniziano a pensare a un nuovo progetto sull’acqua, proseguendo una ricerca iniziata decenni prima. Già nel 1969, con Wrapped Coast in Australia, e soprattutto nel 1983, con Surrounded Islands nella baia di Biscayne a Miami, la coppia di artisti aveva mostrato come l’acqua potesse diventare parte attiva dell’opera, trasformando lo sguardo sul paesaggio. Nel 2016, è il Lago d’Iseo a diventare teatro di una delle loro installazioni più memorabili: The Floating Piers. Per sedici giorni, una passerella galleggiante di tre chilometri ha collegato Sulzano a Monte Isola e all’isola di San Paolo. Rivestita da un tessuto cangiante color giallo dalia, l’opera ha permesso ai visitatori di camminare letteralmente sull’acqua. Interamente autofinanziata e temporanea – cifra distintiva del lavoro di Christo – l’installazione ha richiamato oltre un milione e mezzo di visitatori, trasformando il lago in un’opera vivente.

Christo and Jeanne-Claude, The Floating Piers, Lago d'Iseo, 2014-16. Foto: Wolfgang Volz © 2016 Christo and Jeanne-Claude Foundation

2. Teatro del Mondo – Aldo Rossi, Venezia, Biennale di Venezia 1980 La prima Biennale di Architettura di Venezia del 1980 segna l'inizio di una nuova stagione teorica e visiva. Accanto alla celebre Strada Novissima, emblema del postmoderno, rimase memorabile il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, un teatro costruito su una zattera galleggiante nella laguna, che poteva accogliere fino a duecentocinquanta spettatori. Inaugurato I’11 novembre 1979, rientrava nelle iniziative del settore architettura diretto da Paolo Portoghesi, e del settore teatro diretto da Maurizio Scaparro. La struttura, alta complessivamente venticinque metri, era in tubi di ferro e rivestita in legno all'esterno e in parte all'interno. Effimero e itinerante, il teatro incarnava i temi chiave del dibattito architettonico italiano: memoria, archetipo, atemporalità. Concepito come metafora visiva e spazio teatrale, richiamava per certi versi i fari del Nord America e i battisteri rinascimentali, e Manfredo Tafuri sul numero 602 di Domus datato gennaio 1980, lo raccontò come un oggetto straniante che trovava senso nel viaggio e nella sua presenza temporanea nel paesaggio lagunare, diventando un’icona silenziosa e carica di significati.

Teatro del Mondo, Aldo Rossi. Foto: Peter Christian Riemann via Wikimedia Commons

3. Pavilion of Reflections – Tom Emerson Studio, Zurigo, 2016 Per Manifesta 11, biennale nomade europea di arte contemporanea, trenta studenti di architettura dello Studio Tom Emerson (ETH Zurigo) progettano e costruiscono il Pavillon of Reflections: una piattaforma galleggiante sul lago di Zurigo, di fronte al centro città. Pensato come forum pubblico della biennale, il padiglione ospitava proiezioni cinematografiche, aree per il nuoto e spazi di incontro. Cinque volumi in legno – una torre, una tribuna, un bar, un solarium con spogliatoi, una piscina centrale con schermo – componevano la struttura, nata da un concorso di idee tra gli studenti, poi sviluppata e realizzata in dieci mesi con semplici giunzioni avvitate e l’uso esclusivo di legno di abete europeo. Il padiglione ha rappresentato il risultato concreto di un percorso collettivo in cui gli studenti hanno sperimentato tutte le fasi del progetto, dall’ideazione alla costruzione.

Pavilion of Reflections © Tom Emerson Studio

4. San Carlino – Mario Botta, Lago di Lugano, 2010 Nel 1999, in occasione dei 400 anni dalla nascita di Francesco Borromini, Mario Botta ha realizzato sul lago di Lugano il San Carlino: una riproduzione in scala 1:1 del celebre San Carlo alle Quattro Fontane, sezionata per esaltarne lo spazio interno. L’installazione, pensata come omaggio al maestro ticinese, è nata, come raccontato da Botta, anche da un’osservazione di Carlo Dossi: “Il carattere dominante dell’architettura è dato dal contesto che colpisce l’occhio dell’artista”. Mario Botta ha riflettuto così sul paesaggio che ha dato i natali al Borromini nel 1599, e sul possibile legame tra quei luoghi e le qualità formali della sua architettura. Con il San Carlino Botta ha trasportato sulle sponde del lago un’opera giovanile del maestro, dove le montagne scendono a strapiombo sull’acqua, suggerendo un’interazione tra le geometrie del costruito e le linee del paesaggio naturale. Il progetto è stato un gesto di restituzione simbolica, un’ipotesi poetica su come il territorio possa aver influenzato la sensibilità formale di Borromini.

San Carlino, Lago di Lugano. Foto: Pino Musi

5. Floating Museum – Yanagi+Art Base, Anjwa Island (Corea del Sud), 2025-2026 Il Floating Museum di Yukinori Yanagi, in costruzione sull’arcipelago di Shinan (Corea del Sud), è composto da sette cubi galleggianti che rappresentano i continenti e le isole del Jeollanam-Do. La struttura, specchiata all’esterno, riflette il paesaggio circostante, moltiplicando le prospettive, e creando un’atmosfera onirica e sospesa. All’interno, diverse installazioni legate alla pratica dell’artista giapponese raccontano la storia della penisola coreana, simbolo dell’estremo Oriente eurasiatico. Il progetto si inserisce nell’iniziativa “One Island, One Museum”, nata per valorizzare un territorio straordinario ma segnato dal progressivo spopolamento, e ispirata dall’opera di Yanagi nell’isola di Inujima in Giappone. Nonostante ritardi dovuti alla pandemia e alle tensioni diplomatiche, il museo – secondo intervento architettonico dell’artista – sarà completato nella primavera 2026, contribuendo a riscrivere l’identità culturale dell’area attraverso l’arte e la memoria condivisa.

Floating Museum, Anjwa Island, Shinan County, South Jeolla, Corea del Sud, 2024, commissionata da Shinan County, Yanagi Yukinori. Foto Courtesy of Yanagi Studio

6. Infinite Landscape Pavilion – Ryo Ramada, Sapporo, 2022 Infinite Landscape Pavilion di Ryo Yamada è un’installazione galleggiante costruita al centro di un lago. Non è un'architettura in senso tradizionale, perché non “supporta la vita umana”, ma piuttosto pone l’attenzione sul tempo trascorso al suo interno. I visitatori hanno potuto accedere al padiglione tramite un passaggio stretto e lungo ventisette metri, pensato per rallentare il passo e riflettere sul movimento e sulla memoria. Il cuore dell’opera era un corridoio con il pavimento coperto da centinaia di Mirror Water Lily, sculture metalliche che riflettevano luce e acqua. Il padiglione era un invito a percepire elementi essenziali ma spesso trascurati: il sole, l’acqua, il tempo. Non si tratta di un intervento che proietta verso l’eccezionale, ma l’obiettivo era quello di ricondurre l’attenzione verso ciò che ci è vicino nel quotidiano: il paesaggio, da riscoprire attraverso uno sguardo più lento e consapevole.

Infinite Landscape Pavilion / Ryo Yamada. Installations & Structures, Pavilion. Sapporo, Giappone. Courtesy Ryo Yamada

7. L’Atelier en mouvement – Atelier Pierre Thibault, Charlevoix & Grand-Métis (Canada), 2015 L’Atelier en mouvement di Atelier Pierre Thibault è un’installazione nomade e modulare, pensata come laboratorio poetico in dialogo con il paesaggio. Composta da quattro moduli leggeri e smontabili, può assumere forme diverse: zattera, molo, rifugio o scultura, adattandosi al contesto come struttura galleggiante, su palafitte o a terra. Rivestita da un velo bianco, genera immagini evocative e stimola nuove idee progettuali: ogni spostamento è occasione per leggere lo spazio in modo diverso. La modularità sperimentale di questo progetto nasce anche dall’esperienza diretta dell’installazione, che ha permesso di traslare su scala più ampia le conoscenze maturate dal team di lavoro in scala 1:1: tecniche di assemblaggio, matericità, luce, relazione con il paesaggio. Questi elementi diventano strumenti per osservare e comprendere i luoghi in modo nuovo, liberandosi da schemi consolidati. Le installazioni si configurano così come forme di pre-architettura: dispositivi temporanei che stimolano uno sguardo inedito sull’architettura e sul paesaggio, rinnovandone il senso e la visione.

Atelier en mouvement ©Atelier Pierre Thibault

8. Floating Dreams – Ik-Joong Kang, Londra, gennaio–dicembre 2016 Floating Dreams di Ik‑Joong Kang è una monumentale installazione galleggiante sul Tamigi, accanto al Millennium Bridge, realizzata per il festival Totally Thames 2016. Alta tre piani e composta da cinquecento disegni originali su hanji (carta di riso coreana), raccoglieva i ricordi di anziani nord-coreani rifugiati in UK, che l’artista ha invitato chiedendo loro di raccontare tramite il disegno i luoghi dell’infanzia perduti durante la guerra. L’opera, illuminata dall’interno come una grande lanterna, rifletteva desideri di pace e riunificazione, diventando simbolo collettivo di dolore e speranza, una fonte speciale di luce nel paesaggio notturno londinese, portatrice di memorie intime trasformate in arte pubblica. Parte integrante del messaggio è stato anche il gesto del ritorno: Kang è tornato in Corea per raccogliere queste testimonianze visive, e portarle nel cuore di una capitale europea come atto poetico di riconnessione tra passato e futuro.

Floating Dreams – Ik-Joong Kang. Foto: Tony Hisgett via Wikimedia Commons

9. Swale (floating food forest) – Mary Mattingly, New York, 2016-in corso Lanciato nel 2016, Swale è un progetto artistico galleggiante concepito dall’idea dell’artista interdisciplinare Mary Mattingly, per aggirare una legge che vieta la coltivazione di cibo sui terreni pubblici di New York. Navigando secondo il diritto marittimo, ha funzionato come scultura, infrastruttura ecologica e proposta civica. Ha ospitato oltre ottanta specie di piante commestibili e medicinali, offrendo al pubblico la possibilità di raccoglierle gratuitamente. Attraccando in diversi moli pubblici e collaborando con realtà locali, Swale ha aperto nuovi dibattiti su accesso al cibo, diritti fondiari ed ecologia urbana. Nel 2017, grazie alla sua influenza, è nato il primo “Foodway” terrestre nel Bronx, tuttora attivo. Dal 2025, Swale avvierà una flotta permanente di tre chiatte, progettate in modo partecipativo con comunità locali, studenti del Pratt Institute e oltre 130.000 cittadini. Le attività del public program includeranno tematiche come arte pubblica, giustizia climatica, benessere e pedagogia ecologica. Swale vuole essere d’ispirazione per immaginare nuove destinazioni d’uso per gli spazi pubblici urbani, in un’ottica di resilienza e accessibilità.

Swale Aerial Skyline, foto Cloudfactory © Mary Mattingly

10. Locus – Edoardo Tresoldi, Sapri, 2017 Locus è una performance visivo-sonora realizzata nella baia di Sapri (SA) nel 2017, nell’ambito del progetto sperimentale Derive, nata dalla collaborazione tra lo scultore Edoardo Tresoldi e il musicista IOSONOUNCANE. Si tratta di una scultura in rete metallica, un veliero sospeso sull’acqua come un’apparizione, che accoglieva una composizione musicale inedita, concepita per fondersi con il paesaggio marino e i suoi elementi. La baia è stata pensata come parte integrante dell’opera, come suggestivo spazio acustico e scenico, per dare vita a un’esperienza immersiva e site-specific, e per ridefinire anche il rapporto tra opera, pubblico e contesto naturale. Concepito come una presenza temporanea, simbolo della fragilità e della transitorietà, che scompare al termine della performance restituendo il paesaggio al suo stato originario, Locus è un esempio di come arte, musica e ambiente possano confluire in un’unica esperienza poetica e irripetibile.

Locus – Edoardo Tresoldi © Roberto Conte

Da affascinante e temibile risorsa naturale a fonte d’ispirazione, l’acqua è materia progettuale viva, fluida e simbolica. Superato il ruolo di semplice sfondo paesaggistico o vincolo tecnico, l’elemento acquatico si è affermato come piattaforma, supporto e soggetto di molte opere d’arte e architettura contemporanea. 

Oltre a progetti architettonici galleggianti, più o meno futuristici, come la Little Island di New York o il WaterNest 100 di Giancarlo Zema, anche il mondo dell’arte ha visto nei bacini d’acqua una nuova materia creativa. Strutture galleggianti permanenti o temporanee diventano luoghi di incontro, riflessione e sperimentazione. In queste installazioni – al crocevia tra arte, architettura e paesaggio – l’acqua è allo stesso tempo materia fisica e simbolica di cambiamento, memoria, e nuove possibilità.

Atelier en mouvement (2015) ©Atelier Pierre Thibault

Dalla monumentalità partecipativa di The Floating Piers di Christo sul Lago d’Iseo alla delicatezza sospesa del Locus di Edoardo Tresoldi a Sapri, passando per esperimenti formativi come il Pavilion of Reflections a Zurigo o la didattica errante di L’Atelier en mouvement, emerge una costante: l’acqua non è mai solo cornice. È elemento attivo, instabile, che richiede un ascolto diverso, e forse più lento. Alcune installazioni hanno assunto valenza simbolica e politica, come nel caso di Floating Dreams di Ik-Joong Kang, altre, come Swale di Mary Mattingly a New York, agiscono come veri e propri strumenti civici, proponendo nuovi modelli di uso del suolo urbano.

Il galleggiare diventa così metafora concreta di fragilità e trasformazione, ma anche di libertà e sperimentazione: per artisti e architetti contemporanei l’acqua è anche uno spazio di interazione, un dispositivo performativo, una superficie instabile da cui osservare il mondo da una nuova prospettiva.

Christo. The Floating Piers (Progetto per il Lago d'Iseo, Italia) Disegno 2014 in due parti. Fotografie di Wolfgang Volz, campione di tessuto e nastro adesivo. Foto: André Grossmann © 2014 Christo and Jeanne-Claude Foundation

Domus ha raccolto dieci installazioni galleggianti realizzate negli ultimi decenni tra Europa, Asia e Nord America, tra architetture temporanee, land art, pratiche partecipative e performance sonore, legate dalla tensione verso una rinnovata consapevolezza del paesaggio e del ruolo che l’arte può avere nel modellare immaginari collettivi e futuri possibili.

Immagine di apertura: Christo and Jeanne-Claude, The Floating Piers, Lake Iseo, Italy, 2014-16. Foto: Wolfgang Volz © 2016 Christo and Jeanne-Claude Foundation

1. The Floating Piers – Christo e Jeanne-Claude, Lago d'Iseo, 2016 Christo and Jeanne-Claude, The Floating Piers, Lago d'Iseo, 2014-16. Foto: Wolfgang Volz © 2016 Christo and Jeanne-Claude Foundation

È il 2014 quando Christo e Jeanne-Claude iniziano a pensare a un nuovo progetto sull’acqua, proseguendo una ricerca iniziata decenni prima. Già nel 1969, con Wrapped Coast in Australia, e soprattutto nel 1983, con Surrounded Islands nella baia di Biscayne a Miami, la coppia di artisti aveva mostrato come l’acqua potesse diventare parte attiva dell’opera, trasformando lo sguardo sul paesaggio. Nel 2016, è il Lago d’Iseo a diventare teatro di una delle loro installazioni più memorabili: The Floating Piers. Per sedici giorni, una passerella galleggiante di tre chilometri ha collegato Sulzano a Monte Isola e all’isola di San Paolo. Rivestita da un tessuto cangiante color giallo dalia, l’opera ha permesso ai visitatori di camminare letteralmente sull’acqua. Interamente autofinanziata e temporanea – cifra distintiva del lavoro di Christo – l’installazione ha richiamato oltre un milione e mezzo di visitatori, trasformando il lago in un’opera vivente.

2. Teatro del Mondo – Aldo Rossi, Venezia, Biennale di Venezia 1980 Teatro del Mondo, Aldo Rossi. Foto: Peter Christian Riemann via Wikimedia Commons

La prima Biennale di Architettura di Venezia del 1980 segna l'inizio di una nuova stagione teorica e visiva. Accanto alla celebre Strada Novissima, emblema del postmoderno, rimase memorabile il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, un teatro costruito su una zattera galleggiante nella laguna, che poteva accogliere fino a duecentocinquanta spettatori. Inaugurato I’11 novembre 1979, rientrava nelle iniziative del settore architettura diretto da Paolo Portoghesi, e del settore teatro diretto da Maurizio Scaparro. La struttura, alta complessivamente venticinque metri, era in tubi di ferro e rivestita in legno all'esterno e in parte all'interno. Effimero e itinerante, il teatro incarnava i temi chiave del dibattito architettonico italiano: memoria, archetipo, atemporalità. Concepito come metafora visiva e spazio teatrale, richiamava per certi versi i fari del Nord America e i battisteri rinascimentali, e Manfredo Tafuri sul numero 602 di Domus datato gennaio 1980, lo raccontò come un oggetto straniante che trovava senso nel viaggio e nella sua presenza temporanea nel paesaggio lagunare, diventando un’icona silenziosa e carica di significati.

3. Pavilion of Reflections – Tom Emerson Studio, Zurigo, 2016 Pavilion of Reflections © Tom Emerson Studio

Per Manifesta 11, biennale nomade europea di arte contemporanea, trenta studenti di architettura dello Studio Tom Emerson (ETH Zurigo) progettano e costruiscono il Pavillon of Reflections: una piattaforma galleggiante sul lago di Zurigo, di fronte al centro città. Pensato come forum pubblico della biennale, il padiglione ospitava proiezioni cinematografiche, aree per il nuoto e spazi di incontro. Cinque volumi in legno – una torre, una tribuna, un bar, un solarium con spogliatoi, una piscina centrale con schermo – componevano la struttura, nata da un concorso di idee tra gli studenti, poi sviluppata e realizzata in dieci mesi con semplici giunzioni avvitate e l’uso esclusivo di legno di abete europeo. Il padiglione ha rappresentato il risultato concreto di un percorso collettivo in cui gli studenti hanno sperimentato tutte le fasi del progetto, dall’ideazione alla costruzione.

4. San Carlino – Mario Botta, Lago di Lugano, 2010 San Carlino, Lago di Lugano. Foto: Pino Musi

Nel 1999, in occasione dei 400 anni dalla nascita di Francesco Borromini, Mario Botta ha realizzato sul lago di Lugano il San Carlino: una riproduzione in scala 1:1 del celebre San Carlo alle Quattro Fontane, sezionata per esaltarne lo spazio interno. L’installazione, pensata come omaggio al maestro ticinese, è nata, come raccontato da Botta, anche da un’osservazione di Carlo Dossi: “Il carattere dominante dell’architettura è dato dal contesto che colpisce l’occhio dell’artista”. Mario Botta ha riflettuto così sul paesaggio che ha dato i natali al Borromini nel 1599, e sul possibile legame tra quei luoghi e le qualità formali della sua architettura. Con il San Carlino Botta ha trasportato sulle sponde del lago un’opera giovanile del maestro, dove le montagne scendono a strapiombo sull’acqua, suggerendo un’interazione tra le geometrie del costruito e le linee del paesaggio naturale. Il progetto è stato un gesto di restituzione simbolica, un’ipotesi poetica su come il territorio possa aver influenzato la sensibilità formale di Borromini.

5. Floating Museum – Yanagi+Art Base, Anjwa Island (Corea del Sud), 2025-2026 Floating Museum, Anjwa Island, Shinan County, South Jeolla, Corea del Sud, 2024, commissionata da Shinan County, Yanagi Yukinori. Foto Courtesy of Yanagi Studio

Il Floating Museum di Yukinori Yanagi, in costruzione sull’arcipelago di Shinan (Corea del Sud), è composto da sette cubi galleggianti che rappresentano i continenti e le isole del Jeollanam-Do. La struttura, specchiata all’esterno, riflette il paesaggio circostante, moltiplicando le prospettive, e creando un’atmosfera onirica e sospesa. All’interno, diverse installazioni legate alla pratica dell’artista giapponese raccontano la storia della penisola coreana, simbolo dell’estremo Oriente eurasiatico. Il progetto si inserisce nell’iniziativa “One Island, One Museum”, nata per valorizzare un territorio straordinario ma segnato dal progressivo spopolamento, e ispirata dall’opera di Yanagi nell’isola di Inujima in Giappone. Nonostante ritardi dovuti alla pandemia e alle tensioni diplomatiche, il museo – secondo intervento architettonico dell’artista – sarà completato nella primavera 2026, contribuendo a riscrivere l’identità culturale dell’area attraverso l’arte e la memoria condivisa.

6. Infinite Landscape Pavilion – Ryo Ramada, Sapporo, 2022 Infinite Landscape Pavilion / Ryo Yamada. Installations & Structures, Pavilion. Sapporo, Giappone. Courtesy Ryo Yamada

Infinite Landscape Pavilion di Ryo Yamada è un’installazione galleggiante costruita al centro di un lago. Non è un'architettura in senso tradizionale, perché non “supporta la vita umana”, ma piuttosto pone l’attenzione sul tempo trascorso al suo interno. I visitatori hanno potuto accedere al padiglione tramite un passaggio stretto e lungo ventisette metri, pensato per rallentare il passo e riflettere sul movimento e sulla memoria. Il cuore dell’opera era un corridoio con il pavimento coperto da centinaia di Mirror Water Lily, sculture metalliche che riflettevano luce e acqua. Il padiglione era un invito a percepire elementi essenziali ma spesso trascurati: il sole, l’acqua, il tempo. Non si tratta di un intervento che proietta verso l’eccezionale, ma l’obiettivo era quello di ricondurre l’attenzione verso ciò che ci è vicino nel quotidiano: il paesaggio, da riscoprire attraverso uno sguardo più lento e consapevole.

7. L’Atelier en mouvement – Atelier Pierre Thibault, Charlevoix & Grand-Métis (Canada), 2015 Atelier en mouvement ©Atelier Pierre Thibault

L’Atelier en mouvement di Atelier Pierre Thibault è un’installazione nomade e modulare, pensata come laboratorio poetico in dialogo con il paesaggio. Composta da quattro moduli leggeri e smontabili, può assumere forme diverse: zattera, molo, rifugio o scultura, adattandosi al contesto come struttura galleggiante, su palafitte o a terra. Rivestita da un velo bianco, genera immagini evocative e stimola nuove idee progettuali: ogni spostamento è occasione per leggere lo spazio in modo diverso. La modularità sperimentale di questo progetto nasce anche dall’esperienza diretta dell’installazione, che ha permesso di traslare su scala più ampia le conoscenze maturate dal team di lavoro in scala 1:1: tecniche di assemblaggio, matericità, luce, relazione con il paesaggio. Questi elementi diventano strumenti per osservare e comprendere i luoghi in modo nuovo, liberandosi da schemi consolidati. Le installazioni si configurano così come forme di pre-architettura: dispositivi temporanei che stimolano uno sguardo inedito sull’architettura e sul paesaggio, rinnovandone il senso e la visione.

8. Floating Dreams – Ik-Joong Kang, Londra, gennaio–dicembre 2016 Floating Dreams – Ik-Joong Kang. Foto: Tony Hisgett via Wikimedia Commons

Floating Dreams di Ik‑Joong Kang è una monumentale installazione galleggiante sul Tamigi, accanto al Millennium Bridge, realizzata per il festival Totally Thames 2016. Alta tre piani e composta da cinquecento disegni originali su hanji (carta di riso coreana), raccoglieva i ricordi di anziani nord-coreani rifugiati in UK, che l’artista ha invitato chiedendo loro di raccontare tramite il disegno i luoghi dell’infanzia perduti durante la guerra. L’opera, illuminata dall’interno come una grande lanterna, rifletteva desideri di pace e riunificazione, diventando simbolo collettivo di dolore e speranza, una fonte speciale di luce nel paesaggio notturno londinese, portatrice di memorie intime trasformate in arte pubblica. Parte integrante del messaggio è stato anche il gesto del ritorno: Kang è tornato in Corea per raccogliere queste testimonianze visive, e portarle nel cuore di una capitale europea come atto poetico di riconnessione tra passato e futuro.

9. Swale (floating food forest) – Mary Mattingly, New York, 2016-in corso Swale Aerial Skyline, foto Cloudfactory © Mary Mattingly

Lanciato nel 2016, Swale è un progetto artistico galleggiante concepito dall’idea dell’artista interdisciplinare Mary Mattingly, per aggirare una legge che vieta la coltivazione di cibo sui terreni pubblici di New York. Navigando secondo il diritto marittimo, ha funzionato come scultura, infrastruttura ecologica e proposta civica. Ha ospitato oltre ottanta specie di piante commestibili e medicinali, offrendo al pubblico la possibilità di raccoglierle gratuitamente. Attraccando in diversi moli pubblici e collaborando con realtà locali, Swale ha aperto nuovi dibattiti su accesso al cibo, diritti fondiari ed ecologia urbana. Nel 2017, grazie alla sua influenza, è nato il primo “Foodway” terrestre nel Bronx, tuttora attivo. Dal 2025, Swale avvierà una flotta permanente di tre chiatte, progettate in modo partecipativo con comunità locali, studenti del Pratt Institute e oltre 130.000 cittadini. Le attività del public program includeranno tematiche come arte pubblica, giustizia climatica, benessere e pedagogia ecologica. Swale vuole essere d’ispirazione per immaginare nuove destinazioni d’uso per gli spazi pubblici urbani, in un’ottica di resilienza e accessibilità.

10. Locus – Edoardo Tresoldi, Sapri, 2017 Locus – Edoardo Tresoldi © Roberto Conte

Locus è una performance visivo-sonora realizzata nella baia di Sapri (SA) nel 2017, nell’ambito del progetto sperimentale Derive, nata dalla collaborazione tra lo scultore Edoardo Tresoldi e il musicista IOSONOUNCANE. Si tratta di una scultura in rete metallica, un veliero sospeso sull’acqua come un’apparizione, che accoglieva una composizione musicale inedita, concepita per fondersi con il paesaggio marino e i suoi elementi. La baia è stata pensata come parte integrante dell’opera, come suggestivo spazio acustico e scenico, per dare vita a un’esperienza immersiva e site-specific, e per ridefinire anche il rapporto tra opera, pubblico e contesto naturale. Concepito come una presenza temporanea, simbolo della fragilità e della transitorietà, che scompare al termine della performance restituendo il paesaggio al suo stato originario, Locus è un esempio di come arte, musica e ambiente possano confluire in un’unica esperienza poetica e irripetibile.