La nuova sede di Gallerie d’Italia progettata da Michele de Lucchi

Nelle foto di Walter Niedermayr, il cantiere della nuova sede del polo museale di Intesa Sanpaolo a Torino: aprirà al pubblico il 17 maggio, subito prima di quella di Napoli.

Il 17 maggio Gallerie d’Italia “sbarca” a Torino, dove una nuova, avveniristica sede affiancherà quelle di Milano, Vicenza e Napoli (che, con inaugurazione il 21 maggio, si sposta ora a Palazzo Piacentini).

Le virgolette sono di dovere, perché è proprio a Torino che Intesa Sanpaolo, di cui Gallerie d’Italia rappresenta il polo museale, ha le sue radici, e il nuovo percorso espositivo occuperà gli storici spazi di Palazzo Turinetti su Piazza San Carlo, a lungo sede sociale del gruppo.

Il guest editor 2018 Michele De Lucchi con la sua AMDL CIRCLE ha curato il progetto: diecimila metri quadri per la maggior parte letteralmente inventati sui cinque piani che andranno ad ospitare i percorsi espositivi.

Il cantiere, che Domus ha avuto la possibilità di visitare in anteprima grazie al cicerone Antonio Carloni – vice direttore e coordinatore dei progetti fotografici e delle committenze – ha impegnato centoquaranta operai per quindici mesi, e si è sviluppato su una profondità di dieci metri. L’intuizione di De Lucchi (cui è stata affidata anche la nuova sede di Napoli, che triplica così la sua ampiezza) è stata infatti quella di utilizzare tutti gli spazi sotterranei, realizzandone ex novo anche in quelli che un tempo erano i caveau della banca, e creare una grande scala d’accesso all’interno dell'ampio cortile, per lasciare intatte le parti del palazzo normalmente visibili.

Walter Niedermayr, Rohbauten Intesa San Paolo 41, 2022. Courtesy l’artista e Ncontempary Milano
Walter Niedermayr, Rohbauten Intesa San Paolo 41, 2022. Courtesy l’artista e Ncontempary Milano

Mentre al piano terra il pubblico troverà un chiostro su cui affacciano una libreria, un caffè/bistrot e un ristorante, il piano nobile, occupato un tempo da uffici e stanze di rappresentanza, ospiterà la Sala dei Capolavori dedicata all’Oratorio di San Paolo e al Barocco piemontese. Le grandi mostre fotografiche e multimediali animeranno invece i tre piani ipogei.

Se infatti al primo piano sotterraneo saranno a disposizione aule didattiche modulari (che, mediante una grande vetrata, beneficeranno di una vista diretta sulla mostra sottostante), al secondo si trova uno spazio di comunicazione e interazione destinato all’accoglienza, che darà accesso, tramite la biglietteria, ai percorsi espositivi veri e propri, ma costituirà anche un punto di snodo attorno al quale sembra muoversi tutto il museo: la Sala dei 300 (dove si tenevano le assemblee dei soci) e la Sala voltata (che fungeva da “pensatoio”), che saranno protagoniste dell’inaugurazione con una personale di Paolo Pellegrin. O il Foyer, dove sarà possibile vedere in mostra a rotazione i materiali dell’archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, che conserva sette milioni di fotografie censite, in molti casi restaurate e tutte in via di digitalizzazione (e, quindi, di consultazione gratuita), e che, refrigerato ma “a vista”, troverà spazio al terzo piano sotterraneo.

Roberto della Noce, Gallerie d'Italia di Napoli – Intesa Sanpaolo
Roberto della Noce, Gallerie d’Italia di Napoli – Intesa Sanpaolo

Sempre qui si apre poi una sala multimediale di 40 metri per 14, dotata di 17 proiettori 4K, che promette un’esperienza immersiva dove lo sguardo potrà spaziare a 360 gradi.

Tutto il senso del divenire, dell’evoluzione e anche dell’investimento, non solo economico ma anche emotivo, racchiuso da Gallerie d’Italia Torino, è magnificamente rappresentato dalle cinque opere fotografiche che impreziosiscono la nostra gallery. Le composizioni dell’artista Walter Niedermayr sono infatti parte del progetto in progress Edifici Grezzi / Shell Contructions: non una documentazione, ma una rappresentazione degli edifici in un momento transitivo, una fase di trasformazione che ne mette per brevi periodi in luce delle immagini che, in un rapporto solo relativo con la realtà del cantiere, con l’avanzamento dei lavori scompaiono poi nelle strutture definitive, negandosi per sempre.

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