La ribellione dell’oggetto domestico: sei artisti in mostra da Martina Simeti

Tappeti, cuscini, oggetti ricamati. Molto più che un ambiente intimo: ogni opera in mostra porta con sé un messaggio di rottura e l’urgenza di cancellare i limiti di separazione tra personale e collettivo.

“Non si può essere incolti al punto di amare solo cose di alta qualità”, è una frase ripresa da un’opera di Fabio Mauri del 2008. La sentenza diventa il titolo di una mostra, presso la galleria Martina Simeti di Milano, grazie all’intervento di Valérie da Costa, storica dell’arte e studiosa di Mauri.

Sei gli artisti esposti: gli italiani Elisabetta Benassi, Alberto Garutti, Piero Gilardi e Fabio Mauri, e due artiste francesi, Mimosa Échard e Chloé Quenum, per la prima volta in Italia. Tutte le opere sono apparenti oggetti domestici che celano un messaggio di rottura: come Cosciente Solidale, di Benassi, un tappeto che riporta le parole con cui Luigi Noto annullò la sua partecipazione alla Biennale nel 1968 per motivi politici. L’urgenza della tutela ambientale è espressa invece dal tappeto di Gilardi (Incendio a Madeira), mentre Quenum con Châtaignes (installazione mutevole composta da frutta,verdura e argilla) ci ricorda che la materia è vivente. E la natura viva.

Mostra:
Non si può essere incolti al punto di amare solo cose di alta qualità
Artisti:
Elisabetta Benassi, Mimosa Échard, Alberto Garutti, Piero Gilardi, Fabio Mauri, Chloé Quenum
Curata da:
Valérie da Costa
Dove:
Martina Simeti, via Tortona 4, Milano
Date di apertura:
24 gennaio-19 marzo 2020

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