Siamo abituati a definire l’essere umano all’interno di coordinate precise, “zone di comfort” che rafforzano la convinzione della nostra stessa identità: un’identità che – per quanto possa cambiare nel corso di una vita – resta immobile, sempre all’interno del suoi confini.
Ma cosa succede quando questi punti fissi non sono più dati per scontati?
“Nexaris Suite” di Agnes Questionmark, la mostra ospitata alla Tenuta dello Scompiglio di Lucca e curata da Angel Moya Garcia, approfondisce il controllo medico sui corpi non conformi, i corpi queer e transgender, riappropriandosi di una narrativa sci-fi per analizzare e ribaltare le dinamiche di potere in campo scientifico.
“L’idea per la mostra è nata da un’esperienza che mi ha colpito moltissimo: sono stata a Berlino a partecipare a un'operazione live chirurgica roboticamente assistita sugli occhi di un paziente sotto anestesia totale”, spiega Questionmark.
“L’unica parte visibile del corpo erano gli occhi”, prosegue Questionmark, “il resto della stanza era carica di device medici e macchine operatori. Anche i dottori e gli infermieri erano completamente coperti dai camici, dai guanti, tutto completamente sterili. Questo mi ha colpito tantissimo, perché rivela quanto, in una sala operatoria, la natura umana, ciò che rimane di biologico e organico, è sovrastato dall’apparecchio meccanico e l’artificialità”. Da questa esperienza nasce “Nexaris Suite”, l’opera che dà il titolo allo show.
Un enorme corpo non-umano, la cui parte inferiore è composta interamente di tentacoli, sembra immobilizzato e sottoposto a un’operazione chirurgica agli occhi. L’unica parte riconoscibile (e l’unico elemento umano) è infatti il volto, proprio come nell’esperienza in sala operatoria vissuta dall’artista: delle lame finissime e appuntite si rivolgono verso gli occhi del paziente, che attraverso lo sguardo.
L’elemento centrale dell’opera di Questionmark è infatti l’occhio, simbolo tanto del controllo quanto della resistenza. L’occhio rappresenta il punto di conflitto tra dominante e dominato: uno strumento di dominio da parte di chi osserva, ma anche un potenziale mezzo di riaffermazione per chi è osservato.
L’artista propone una possibile inversione di potere: quando il paziente, immobilizzato sul tavolo operatorio, restituisce lo sguardo al medico, avviene un rovesciamento simbolico. Gli occhi, da strumenti passivi, diventano una soglia-specchio, capaci di ribaltare il rapporto di forza e riaffermare l’autonomia del soggetto osservato.
La tecnologia e la transmedicina – attraverso cui la persona trans raggiunge la propria identità – è un sistema di controllo.
“Mi rifaccio molto allo sci-fi”, spiega Questionmark a Domus, “che, nonostante sia storicamente dominata da una narrativa binaria, viene utilizzata da alcune delle scrittrici che ho letto – ad esempio Octavia Butler – come uno strumento contro quel tipo di narrazione”. L’obiettivo della pratica artistica di Questionmark, infatti, è quello di “celebrare la mostruosità, come Julia Kristeva scrive nel saggio sull’abietto; è importante chiarire il fatto che tramite l’abietto riusciamo a vedere il nostro corpo, è importante che considerare le creature transpecie per creare una connessione con la natura”.
Questionmark denuncia il controllo crescente esercitato dalla scienza e dalla tecnologia sui corpi, ma offre anche uno spiraglio di possibilità: un invito a guardare oltre, immaginando nuovi mondi in cui l’ibridazione non sia un simbolo di alienazione, ma di emancipazione.
Con Nexaris Suite, Agnes Questionmark realizza un’opera che non si limita a rappresentare il corpo umano, ma lo ridefinisce. Tra estetica distopica e critica sociale, l’artista ci spinge a confrontarci con le implicazioni della tecnologia sul nostro presente e futuro, aprendo uno spazio per ripensare il concetto stesso di umanità. È un lavoro che sfida, inquieta e ispira, ricordandoci che la nostra identità, come il nostro sguardo, è sempre in trasformazione.