Manifesta 14 Pristina, un catalizzatore di trasformazioni urbane: la guida di Domus

Per vocazione lontana dai luoghi mainstream, la biennale approda in Kosovo: il nostro itinerario nei luoghi di una capitale giovane e dinamica quanto caotica, per cui Manifesta rappresenta un nuovo inizio.

Sono passati più di vent’anni dalla fine della guerra dei Balcani originata dalla disgregazione della Yugoslavia. E il Kosovo, proclamatosi indipendente nel 2008 con una secessione dalla Serbia, si trova ad ospitare Manifesta: una biennale itinerante europea da sempre intesa a mantenere le distanze dai luoghi mainstream e dai centri riconosciuti della produzione artistica; principio rispettato per la verità a fasi alterne, ma senz’altro coerente con la scelta di questa quattordicesima edizione.

La manifestazione si svolge nella capitale, Pristina, una città che ha bisogno di una riorganizzazione profonda; basti osservare il tessuto urbano irregolare ed eterogeneo – come eterogeneo è, d’altra parte, l’ambiente sociale, teso tra tradizione e spinta in avanti. Il costruito è completamente affidato all’estro individuale, con esiti spesso paradossali; lo spazio pubblico eroso per mancanza di pianificazione. Se, girando per la città, l’architettura modernista tipica della Yugoslavia come di tutti i paesi un tempo sotto influenza sovietica si coniuga in modo interessante con i ricordi di un’architettura ottomana – compresi i minareti tutt’ora in funzione –, a dominare in città sono la stratificazione e, ancora di più, la superfetazione che caratterizza soprattutto il costruito postbellico.

The Alternative Atelier, 2022 © Driant Zeneli in collaborazione con Bonevet Prishtina. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Majlinda Hoxha
The Alternative Atelier, 2022 © Driant Zeneli in collaborazione con Bonevet Prishtina. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Majlinda Hoxha

Di fatto l’insieme racconta un paese in fase di grande trasformazione, ma il cui sviluppo ha bisogno di essere orientato.

Nello stesso tempo Pristina è la capitale più giovane del continente europeo. La presenza di un’ampia fascia di popolazione interessata a una cultura trasversale e sperimentale contribuisce fortemente a caratterizzarla. Il senso di dinamismo e di energia è palese e prende la forma di una grande socialità che rivendica spazio e si riversa sulla strada o negli innumerevoli e frequentatissimi locali dall’aspetto informale e dalla grande piacevolezza.

When the sun goes away we paint the sky, 2022, © Petrit Halilaj, Foto © Arton Krasniqi
When the sun goes away we paint the sky, 2022, © Petrit Halilaj. Foto © Arton Krasniqi

Questa vitalità si scontra, oltre che con la disfunzionalità interna del paese, con la questione dello statuto irrisolto del Kosovo rispetto agli altri stati. Si tratta dell’unico paese dell’area i cui cittadini devono tutt’ora ottenere un visto per visitare l’Unione Europea, e per viaggiare negli stessi Balcani occidentali; e ottenere il visto di viaggio è complesso, oltre che estremamente costoso. Un problema rilevante per una popolazione giovanissima e vitale, che vede nell’Occidente il suo punto di riferimento.

Su questa situazione si è innestata Manifesta, che d’altra parte già nelle scorse edizioni, ultime delle quali Palermo nel 2018 e Marsiglia nel 2020, si era andata focalizzando sul contesto.

Brutal Times, 2022, © Cevdet Erek. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev
Brutal Times, 2022, © Cevdet Erek. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

In questa quattordicesima edizione si può dire che la scelta sia stata di offrirsi come catalizzatore di trasformazioni urbane necessarie più ancora che come mostra di arte contemporanea. Non è un caso che i mediatori creativi – così Manifesta ha rinominato i curatori – siano due: Catherine Nichols, che si muove in campo artistico, e Carlo Ratti con la sua agenzia di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati. Quest’ultimo, in particolare, con il suo metodo dell’urbanismo partecipato che coinvolge individui e comunità locali, ha contribuito ad attivare un insieme di processi e di attività che fanno di questa Manifesta anzitutto un’occasione per ripensare il ruolo e le condizioni delle infrastrutture locali e l’uso dello spazio pubblico.

Al punto che, per la prima volta nella sua storia, Manifesta ha attivato un’istituzione culturale che si vuole permanente, il Center for Narrative Practice. Collocato nell’edificio dell’ex Biblioteca Hivzi Sulejmani, il Centro è un progetto interdisciplinare a lungo termine per i primi anni del quale la biennale provvederà un sostegno economico. La sfida, come sempre in questi casi, è capire come sarà gestito e chi lo dirigerà nell’arco di questi mesi, e soprattutto in seguito. Si tratta comunque di un luogo da visitare, in cui trascorrere del tempo, consultando i libri a disposizione o sorseggiando un caffè sotto gli alberi del piccolo bar allestito nel giardino.

Centre for Narrative Practice, Amator Archives, 2022 © Werker Collective. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev
Centre for Narrative Practice, Amator Archives, 2022 © Werker Collective. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

Inoltre, se il centro nevralgico della biennale è il decadentissimo Grand Hotel Prishtina costruito come residenza di lusso nella Yugoslavia del 1978 e luogo di residenza di Tito nei suoi viaggi a Pristina, ora sede, in ognuno dei suoi sette piani, di opere secondo una suddivisione tematica, tra le sue sedi più attraenti ci sono Piazza Zahir Pajaziti e Kino Armata. Nella prima si trova, tra l’altro, il chiosco giallo modulare k67 disegnato dall’architetto sloveno Saša J. Mächtig nel 1966, brevettato nel 1967 e prodotto a partire dal 1968; ora presente anche nella collezione del MoMA.

Kino Armata, From Scratch, Albanian Summer Picaresque, 2022, © Pykeê Presje Foto © Manifesta 14 Prishtina Ivan Erofeev
Kino Armata, From Scratch, Albanian Summer Picaresque, 2022, © Pykeê Presje Foto © Manifesta 14 Prishtina Ivan Erofeev

Inscritto nella memoria culturale dei cittadini di quest’area geografica in quanto popolarissimo da subito come punto di incontro, l’artista Ilir Dalipi ne ha ristrutturato uno e lo ha collocato al centro della piazza. Esso è diventato, tra l’altro, insieme al Center for Narrative Practice, sede di Radio International Prishtina, l’emittente creata dall’artista scozzese Susan Philipsz, che coinvolge studenti della facoltà di Arte dell’Università di Pristina e dell’Accademia di Dresda. Da qui, per tutto il periodo, il gruppo svilupperà interventi sonori basati su un archivio online di registrazioni vintage del Sud Est Europeo. Lo si vedrà al lavoro all’interno dell’iconico chiosco anche dall’alto, affacciandosi a una finestra all’ultimo piano del Grand Hotel.

Objectification of senses, 2022, © Ilir Dalipi and Radio International, 2022, Susan Philipsz con Radio International Collective. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Majlinda Hoxha
Objectification of senses, 2022, © Ilir Dalipi and Radio International, 2022, Susan Philipsz con Radio International Collective. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Majlinda Hoxha

A poca distanza da lì, Kino Armata è invece un cinema e teatro indipendente che lavora per promuovere cultura alternativa e dialogo sociale. Durante Manifesta è sede di un vitalissimo public program che comprende spettacoli di tipo diverso.

Il percorso della mostra comprende 25 sedi sparse nella città di Pristina, e tutte valgono la pena di essere visitate. In alcuni casi si tratta di veri e propri interventi urbani; è il caso della Brick Factory: una ex fornace per la produzione di mattoni che è stata oggetto di un’azione di rivitalizzazione. Trasformarla in centro di aggregazione e di produzione culturale, essa è così tornata nell’orizzonte di consapevolezza della città, da cui era sparita malgrado la posizione centrale.

Brick Factory [Working on] Common Ground, 2015, 2020 © raumlaborberlin. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev
Brick Factory [Working on] Common Ground, 2015, 2020 © raumlaborberlin. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

Lo stesso vale per la linea ferroviaria, ormai inutilizzata, che partendo dalla fornace portava i mattoni in ogni parte della Yugoslavia. Anch’essa, ripulita, piantumata e attrezzata con sedute, è in fase di decisa trasformazione: secondo la visione di Carlo Ratti diventerà una Green Line, ossia un corridoio verde pedonale fruibile come passeggiata o come punto di ritrovo. Connettendo diverse aree della città, essa conduce, tra l’altro, a una enorme struttura dove un tempo si componevano e stampavano, in albanese, serbo e croato, alcuni dei maggiori giornali del paese, tra i quali l’importante Rilindja.

Green Corridor, 2022 © CRA-Carlo Ratti Associati. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev
Green Corridor, 2022 © CRA-Carlo Ratti Associati. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

Chiusa la casa editrice negli anni Novanta, quando gli spazi dell’espressione si contraggono e questa trasversalità culturale non è più accettata, lo spazio, ormai svuotato dei macchinari, diventa sede di frequentatissimi eventi di danza e musica elettronica. Qui l’artista turco Cevdet Erek ha creato una delle installazioni più efficaci della mostra: una spazializzazione basata su suoni e luci che attraversano il luogo evocandone la doppia memoria.

Sulle potenzialità di queste strutture in disuso la città stava già riflettendo. Ma Manifesta ha costituito un laboratorio e un vero e proprio acceleratore per nuovi usi e nuove narrazioni urbane.

Brutal Times, 2022 © Cevdet Erek. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev
Brutal Times, 2022 © Cevdet Erek. Foto © Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

Immagine in apertura: Palace of sports, Willing to Be Vulnerable, Metalized Balloon, 2015, 2020 © Lee Bul. Foto© Manifesta 14 Prishtina, Ivan Erofeev

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