Una Parigi mai vista attraverso la termocamera del fotografo Antoine d’Agata

Alla vigilia del primo lockdown, il fotografo francese crea la serie “Virus”, un viaggio di immagini termiche che ha reso la città di Parigi un teatro d’anime erranti.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1067, aprile 2022.

Dal 2004, Antoine d’Agata vive e scatta fotografie in giro per il mondo, non ha una residenza fissa. Non vuole mostrare le differenti condizioni dell’umanità, ma la propria visione su ciò che esplora. Ha sempre cercato di spezzare i confini, non considerando la società nel suo insieme per ‘documentarla’, ma piuttosto immergendosi in un caos dove penetra a suo rischio e pericolo. 

Le sue immagini sono gesti soggettivi che mirano a spostare i confini della rappresentazione visiva fuori dalle ordinarie convenzioni del gesto fotografico. La sua opera prende la forma di un diario autobiografico, di un racconto cronologico di viaggi senza una sequenza precisa, di un incontro intimo con la violenza del mondo. In questo fragile tentativo, l’artista diventa l’oggetto delle sue immagini, documenta ciò che vive, attraversa e si fa attraversare da esperienze il cui denominatore comune è l’eccesso. 

  

In questo quadro si inserisce la serie Virus, che nasce nel marzo 2020 a Parigi, prima del lockdown, dalla necessità di testimoniare la situazione sanitaria ed economica da una posizione che mettesse in luce il nodo in cui i corpi resistono alla domesticazione economica e alla sorveglianza integrale dei comportamenti. Il 16 marzo, a mezzanotte, D’Agata cammina per la città e la fotografa. Per 45 giorni, senza sosta, sistemato negli uffici dell’agenzia Magnum, registra con un sensore termico collegato al suo cellulare l’emergenza virale che ha fatto della città uno strano teatro d’anime erranti, di teste abbassate e di corpi in fuga. 

È lui stesso un “agente di contaminazione”, si mette in gioco nell’esperienza fornita dall’epidemia e dall’isolamento. Attirato dal modo in cui questo apparecchio registra le radiazioni infrarosse emesse dai corpi, che variano in funzione delle temperature, l’artista subisce il fascino di un procedimento che riduce luoghi, oggetti e soggetti umani a figure essenziali, spogliate di caratteristiche o specificità superflue. “Attraverso questa ambivalenza tra solidarietà e contaminazione, l’ineluttabilità della morte sociale e di quella fisiologica, ho cercato di catturare questa situazione virale tramite un linguaggio fatto di sensi e di resistenza che trasfigura i corpi, dove l’immagine termica dà vita a forme, posture, figure, curve e zone impercettibili a occhio nudo”, racconta il fotografo. 

Virus, lockdown a Parigi, marzo 2020. © Antoine d’Agata / Magnum Photos. Courtesy of Magnum Photos, Galerie des Filles du Calvaire, Paris
Virus, lockdown a Parigi, marzo 2020. © Antoine d’Agata / Magnum Photos. Courtesy of Magnum Photos, Galerie des Filles du Calvaire, Paris

D’Agata fa un uso controcorrente di una tecnologia di sorveglianza concepita per fini scientifici e militari, per rappresentare la pregnanza della città desertificata dal lockdown, piombata nel silenzio, attraversata da ombre dagli atteggiamenti stereotipati, corpi che lottano per abitare uno spazio quasi inabitabile, senzatetto che appaiono come gli ultimi corpi viventi che resistono. Le sue composizioni austere color fiamma presentano una visione febbrile, alternativa, quasi distopica della città che si svuota. 

Antoine d’Agata ha realizzato in questo modo 13.000 immagini, metà nelle strade parigine e metà negli ospedali francesi. “Questa esperienza mi ha sprofondato e allo stesso tempo rafforzato nelle mie convinzioni, in una lotta che, al di là della sua dimensione artistica, è quella stessa lotta politica che conduco da anni. Ho avuto il privilegio di poter attraversare questa crisi senza essere privato della capacità di muovermi, di percepire, di condividere. Cerco di essere all’altezza di una responsabilità che credo mi appartenga: inventare un altro genere di opposizione, altre possibili reazioni. È importante non accontentarsi di capire, di sentire, ma generare posizioni adeguate, gesti, azioni e andare fino in fondo con le proprie idee”.

Antoine d’Agata. Foto © Gilles Pandel
Antoine d’Agata. Foto © Gilles Pandel
Mostra:
Soutenir
Progetto:
Virus
Artista:
Antoine d’Agata
A cura di :
Cynthia Fleury e Eric de Thoisy
Luogo:
Pavillon de l’Arsenal, Parigi
Apertura:
fino al 21 agosto 2022

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