Sulla croce

A una settimana dalla Pasqua ripercorriamo il significato e il ruolo della croce. Strumento di tortura e poi simbolo della cristianità.

Nel 71 a.c., Marco Licinio Crasso con le sue legioni affrontò e sconfisse definitivamente Spartaco e i suoi armati.

Moltissimi schiavi morirono sul campo e oltre seimila furono fatti prigionieri. Si narra che Crasso li fece crocifiggere lungo la via Appia, tra Capua e Roma.

José Saramago, nel suo Vangelo secondo Gesù Cristo, racconta che quando Gesù aveva 13 anni, Giuseppe, suo padre, fu coinvolto in una ribellione di zeloti: catturato dai legionari romani fu crocifisso con gli altri insorti. Per i Romani la crocifissione era una morte abbastanza “normale”: per gli schiavi, i traditori, i ribelli, i non romani in genere catturati in battaglia o durante delle sommosse.

Il Cristo crocifisso è l’emblema dell’immane fiume di sofferenza e morte violenta che a partire dagli albori ancora scorre nelle strade del nostro mondo.

Giovanni Battista Tiepolo, Cristo in croce, tra il 1745 e il 1750 circa

Diego Velázquez, pittore spagnolo, artista principale alla corte del Re Filippo IV, nel 1632 dipinse la figura di Cristo crocefisso. Umano, per nulla ultraterreno, rassegnato alla sua fine che non sembra presagire una resurrezione. L’opera appartiene a una serie di dipinti di tematiche religiose che l’artista realizza al ritorno del suo soggiorno romano, dove conosce la pittura caravaggesca, su commissione delle Benedettine di San Placido a Madrid. L’intero corpo del Cristo rispetta gli schemi classici, allontanandosi però da essi nei dettagli del corpo e nella posizione del capo. Abbandonato, scomposto nell’acconciatura, reale nella posa, il Cristo appare come un uomo qualunque, un traditore, un ribelle senza storia ne futuro. Umano e solo.

“Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. (Luca 23, 37-39)

Maestosa e vivace è invece l’opera di Giovanni Battista Tiepolo, che decide di narrare l’evento attraverso un movimento agitato delle figure. Impetuoso nei disegni e nei tratti dei cavalli e dei cavalieri, rapido e veloce nelle nuvole che raccontano la verità di una scena concitata. Il Cristo è il punto convergente delle linee di forza che i movimenti dei corpi vanno a costruire. Un semidio, il figlio di Dio, che viene ritratto forte, muscoloso, imponente rispetto ai due compagni sulla croce, glorioso e luminoso, consapevole della sua resurrezione.

Secondo il libro apocrifo degli Atti di Pietro, durante la persecuzione ordinata da Nerone, Pietro stesso fugge da Roma e lunga la strada, sempre sulla via Appia, gli appare il Cristo che cammina nella direzione opposta alla sua: “Quo vadis, Domine?” Chiese Pietro “Eo Roma, iterum crucifiggi” gli rispose Gesù. Secondo la tradizione anche Pietro venne crocifisso, ma non sentendosi degno di morire nello stesso modo del Maestro chiese di essere crocifisso a testa in giù.

Diego Velázquez, Cristo crucificado, 1632

Caravaggio narra l’episodio attraverso una costruzione di linee dettate da ombre e luci che riflettono e costruiscono i corpi riempiendo così lo spazio intero della tela dove le figure stesse ricreano una seconda croce. Tutto è bilanciato pur essendo scomposto, i tre personaggi sul lato sinistro danno forza e movimento attraverso le loro azioni. Nascosti dalla penombra, che per scelta del maestro lombardo le tre figure nascondono i loro volti, spostano così l’attenzione direttamente sul Santo che sembra partecipare alla fatica fisica degli altri. Rassegnato e consapevole della sua fine, Pietro l’attende in un'infinita tristezza: gli occhi umidi, il volto contrito e stanco sono solo l’inizio di un racconto che lo porterà alla morte.

A quanto riferiscono le sacre scritture, Gesù è risorto e qui sta la vera differenza con l’umanità: che non solo non è risorta ma resta ancora prigioniera della sua logica di morte: guerre, pandemie, rivolte, torture.

È come se l’umanità continuasse a vivere una perenne Settimana Santa senza mai arrivare alla Pasqua.

Immagine di apertura: Caravaggio, Martirio di San Pietro, 1600

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram