Quattro artisti raccontano la quarantena, dal Brasile alla Corea

Da San Paolo a Seul, lo scultore Marcelo Cidade, la performer Geumhyung Jeong, l’artista ambientale Kimsooja e la fotografa Luisa Lambri rivelano come i loro spazi mentali e fisici siano cambiati.  

Geumhyung Jeong, Small Upgrade, 2019, Photo Ksenia Popova

Auto-confinati, in quarantena, isolati o volontariamente in allontanamento dal mondo, quattro artisti affermati, che padroneggiano quattro pratiche diverse, rivelano come le loro dimensioni spaziali e temporali siano inevitabilmente cambiate. Da San Paolo a Seul, fino a New York. Marcelo Cidade (1979, Brasile) scultore, Geumhyung Jeong (1980, Corea del Sud) performer, Kimsooja (1957, Corea del Sud) artista, artefice di installazioni ambientali e Luisa Lambri (1969, Italia) fotografa, rispondono alle stesse quattro risposte.

La pandemia del Covid-19 sta emancipando il loro concetto di spogliarsi di tutto, fino al minimo indispensabile, sottoponendo anche alla nostra attenzione la struttura delle cose che davamo per scontate. L’idea di essere rinchiusi nelle loro società o nei loro paesi d’origine o di adozione è focalizzata sull’universo individuale delle loro menti. E la maniera secondo la quale mettono insieme le relative contraddizioni potrebbe rappresentare un modo di pensare alle dimensioni e ai ritmi dei loro spazi, così come dei nostri.

In seguito all’attuale decreto del governo di quarantena, come stai organizzando il tuo rifugio, lo spazio per comporre e ricomporre la tua “normalità”?

Marcelo Cidade: Qui a San Paolo le decisioni sono state prese più lentamente, mentre in Italia la pandemia si stava già diffondendo in una situazione di emergenza, qui ci è voluto un po’ più di tempo per avere la consapevolezza di un completo isolamento. Siamo stati in isolamento per quasi una settimana. Il mio studio è a soli 10 minuti in bicicletta da casa mia, quindi nell’ultima settimana mi ci sono volute poche ore per procurarmi libri e i materiali per continuare a lavorare da casa. Qui ho limitato il mio spazio a un tavolo, dove disegno, studio e prendo appunti per i progetti futuri. Cerco di mantenere una certa atmosfera “normale”.

Geomhyung Jeong: Nel processo creativo di solito sviluppo molte parti del lavoro a casa, usando il mio laptop, prima e dopo mi dedico ai lavori fisici, di realizzazione di installazioni o di performance, nel luogo della loro definitiva presentazione. Quando produco le mie opere, che di solito assemblo a casa, vivo già una certa domesticità.

Kimsooja: In effetti per me l’attuale pandemia presenta un momento inedito e complicato nell’organizzare la mia “normalità”, personale e professionale. La mia vita da nomade di lunga data si è trasferita al soggiorno di casa dall’anno scorso a causa della mia situazione familiare, e la quarantena del COVID-19 si sovrappone. Queste due nuove condizioni sembrano fisicamente simili, ma nascono da due posizioni opposte: una è volontaria, mentre l’altra è costretta. Quindi, la psicologia dello stare e lavorare a casa sotto questa “nuova normalità” è molto interessante e contraria alla nostra precedente idea di convivenza. Per quanto riguarda la casa come laboratorio, la trovo una fonte di ispirazione, poiché il mio lavoro ha molto a che fare con la mia vita personale e domestica, anche se finora non l’ho quasi mai personalizzata. Dagli anni ’90 considero il mio corpo come uno studio in movimento. Ora, la perdita della mobilità mi permette di concentrarmi sul mondo interiore e di tenere d’occhio quello esterno. Mi sento confinata in un mondo più grande.

Lambri: Il mio laboratorio e il mio archivio si trovano in Germania, e di solito scatto foto in situ, quindi viaggiare è una parte essenziale del mio lavoro. È anche una parte che mi piace molto. In realtà non ho mai avuto uno studio. Ho sempre lavorato a casa, al computer, o in qualsiasi altro posto in cui potessi stare da sola. L’attuale emergenza sanitaria non ha modificato il mio modo di lavorare, in questo senso. Mi sono sentita molto più ansiosa del solito, ma ho anche trovato conforto nel sapere che si tratta di un’esperienza collettiva, che riunisce effettivamente le persone; il risultato sarà anche inaspettato e penso molto positivo. Per quanto riguarda la permanenza a casa, di solito è molto più difficile per me uscire piuttosto che restarvi, quindi non è costrittiva per me.

Marcelo Cidade’s studio in Sao Paulo
Lo studio di Marcelo Cidade a San Paolo

Come saranno sospesi, per te, il tempo e lo spazio? E quale nuova definizione potrebbero acquisire nel corso della tua pratica artistica?

Cidade: Essere un artista in un paese come il Brasile, al giorno d’oggi, con il dis-governo che stiamo vivendo, ci costringe ad affrontare le questioni della sospensione spaziale e temporale. Dalle ultime elezioni, tutte le persone che lavorano con l’arte e la cultura sono state trattate con disprezzo dal governo. Essere un artista qui viene considerato come far parte di una comunità marginale. Credo che il mio ruolo di artista e di cittadino sia quello di creare situazioni critiche e riflessioni su questo stato di eccezione, che spero possa essere temporaneo.

Jeong: La mia recente mostra “Upgrade in Progress” alla Fondazione Modena Arti Visive, inaugurata il 6 marzo, è temporaneamente chiusa dall’8 marzo, compresa la performance in programma durante la mostra. Ho dovuto lasciare l’Italia, a dispetto del mio progetto di rimanere più a lungo per continuare a lavorare nella sede dell'installazione, utilizzando lo spazio come laboratorio dei robot in fase di aggiornamento. Non ero pronta a mettere tutto in pausa e ad allontanarmi improvvisamente dalla nuova installazione che avevo appena finito. Dovevo ancora esercitarmi per provare la performance, giocando con le nuove macchine che avevo realizzato. Ero un po’ preoccupata di perdere il giusto ritmo di lavoro, perché è stata fermata nel bel mezzo dell’eccitazione, quando finalmente ho iniziato a vedere il risultato dopo averci dedicato moltissimo tempo. Ma poi ho capito che non dovevo ancora preoccuparmene. Il robot che ho realizzato, chiamato Homemade RC Toy, potrebbe essere come un personaggio della storia di qualcuno che cerca di farsi un’amica costruendo un robot da solo in casa. Ho solo immaginato di farne un altro in casa durante questo periodo, e di giocarci.

Kimsooja: Una limitazione fisica della mobilità mi fa contemplare il nostro mondo interiore tenendo gli occhi sul mondo intero. Siamo imprigionati dalla mobilità del nostro tempo. È contraddittorio, ma forse questo potrebbe essere un modo in cui lo spazio e il tempo sovvertono eccezionalmente la loro continuità per trovare un equilibrio d’insieme, come natura vivente.

Lambri: Come probabilmente accade per molti altri artisti, la maggior parte dei progetti a cui ho lavorato negli ultimi mesi sono stati cancellati o rimandati a tempo indeterminato, o hanno acquisito una nuova vita digitale, quindi ci sono stati diversi cambiamenti e aggiustamenti da fare. La mia mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano è ancora in programma per l’inizio di luglio, quindi ho continuato a lavorarci, anche se in una forma diversa da quella precedentemente prevista. Questo è sicuramente un momento per fermarsi e riconsiderare ciò che spesso è stato dato per scontato, e che non è necessariamente una perdita, ma anche una buona azione da fare.

Kimsooja, To Breathe 2019, YSP, Photo Jan Liegeois
Kimsooja, To Breathe 2019, YSP, Foto Jan Liegeois

Forzando la terza dimensione in pochi metri quadrati, quali elementi, sentimenti o ricordi pensi possano emergere alla fine di queste settimane?

Cidade: Essere fisicamente bloccato a casa è un modo per ripensare le mie azioni, usare l’immaginazione, lasciare che la creatività prenda un corso rivoluzionario nei miei rituali quotidiani. Sto cercando di reinventare la vita in modo più lucido, rafforzando alcune idee di collettività, riflettendo sul concetto di altruismo. Disegno di più, leggo di più e mi manca la vita sociale insieme alla libertà di andare e venire.

Jeong: Penso che dovrei iniziare a sentirmi in colpa per le mie abitudini in generale se questa situazione dovesse continuare. Ci sono molti problemi nella mia vita che ho rimandato per risolverli in un futuro vicino, perché avevo delle ragioni per giustificarmi, mentre ero impegnata a concentrarmi sui miei lavori e sui tour. Ma un tale tempo libero, a causa delle diverse cancellazioni dei miei prossimi eventi, mi ha fatto affrontare di nuovo i miei problemi, nella mia vita reale. Ma vedo che sto ancora evitando di pensarci.

Kimsooja: Mentre sentiamo che la limitazione fisica provoca stress alla nostra libertà mentale e fisica, essa apre un vasto spazio e tempo immaginario; per posare, ripensare, rivalutare dove siamo, e dove e come andare avanti. Questo fenomeno mi porta a riflettere sulla nostra realtà corporea, sullo stato vulnerabile in cui viviamo, sull’ecologia della vita, sul ritorno alla natura e sulla necessità di riconsiderare i veri sistemi di valori dell’umanità e della gerarchia sociale. Penso che questa pandemia sarà sicuramente un’esperienza di apprendimento per la società contemporanea egocentrica che si muove solo velocemente in avanti senza riflettere molto sui valori fondamentali, sugli altri, o su altre specie – valori che la connettività ci permette di vivere globalmente, a costo di perdere vite umane inestimabili.

Lambri: Mi è sempre piaciuto viaggiare e spesso ho vissuto in case e paesi diversi, anche in condizioni di vita diverse. Vivendo in piccoli appartamenti non mi sono mai sentita particolarmente confinata, perché è la nostra esperienza interiore, riguardo ai luoghi e alle circostanze, che conta di più. In questa particolare occasione, data la natura di questa emergenza, mi sono presa cura e mi sono goduta i rapporti con i miei familiari più stretti, sia a due che a quattro zampe. È troppo presto per dire quali saranno le conseguenze di questa emergenza e come si manifesteranno nella vita, così come nell’arte. Per ora, probabilmente è sufficiente cercare di essere presenti, di prendersi cura dei dettagli e di lasciarsi andare alla creatività.

Marcelo Cidade, Ministry for All, together with Carla Juaçaba, Storefront for Art and Architecture, 2019. Photography by Nei Valente
Marcelo Cidade, Ministry for All, assieme a Carla Juaçaba, Storefront for Art and Architecture, New York, 2019, Foto Nei Valente

Potresti esprimere un pensiero per tutti gli artisti che sono costretti a stare a casa, modulando i loro spazi di vita quotidiana come studio?

Cidade: Vorrei che tutti riuscissero a pensare e riflettere su quello che stiamo facendo e su dove vogliamo essere nel futuro prossimo. Meditare è, forse, la soluzione migliore.

Jeong: Immagino che alcuni artisti possano godere dell’auto-isolamento, lavorando a casa; dipende dal tipo di arte che creano, ma la vera difficoltà per tutti noi sarebbe la questione dei soldi. Soprattutto gli artisti che performano, che guadagnano dagli eventi. Spero che tutti gli artisti che lottano con questo problema possano ottenere qualche sostegno finanziario dalla loro comunità o dai loro governi.

Kimsooja: Credo che gli artisti e il mondo dell’arte debbano e possano fermarsi a meditare su chi siamo in questa inevitabile e fondamentale circostanza, per fare un respiro più profondo, per avere prospettive più elastiche. Sono sicura che questo limite di mobilità e di definizione spaziale dia a molti artisti una profonda comprensione della condizione umana, sollecitando un’abbondanza di creatività e di critiche sugli aspetti più commerciali e su quest’era orientata al mercato.

Lambri: Gli artisti sono molto intraprendenti. Fare arte ed essere in compagnia dell’arte è una guarigione in sé, un modo per superare le difficoltà. È anche una pratica solitaria, quindi, pur essendo sensibili, gli artisti sono probabilmente anche particolarmente resilienti di fronte alle avversità.

Luisa Lambri, Photo by Maria Continella
Luisa Lambri al lavoro, Foto di Noah Baylin

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