David Claerbout. Umanizzazioni dell’immagine in movimento

In Austria, alla Kunsthaus di Bregenz, l’artista belga trasforma il museo in un paesaggio innaturale che disintegra spazio e tempo.

David Claerbout alla Kunsthaus Bregenz offre un percorso meditativo, composto da film e da installazioni sonore.
Nessun curatore, nessun titolo, la mostra trasforma il museo austriaco in una fantasmagoria tangibile. Nel più completo rispetto dell’edificio soave e solido di Peter Zumthor.
The Quiet Shore
(2011), Travel, (1996–2013), Breathing Bird (2012), Radio Piece (Hong Kong), 2015, Olympia (The Real-Time Disintegration into Ruins of the Berlin Olympic Stadium over the Course of a Thousand Years), 2016 — 3016 e The Pure Necessity, 2016 abitano Quattro diversi ambienti, dalla facciada al terzo piano.
Ogni mostra personale di Claerbout custodisce una sorta di gemma, un lavoro che collega e che innesta tutti i rami immaginari della sua poetica. Dal Van Abbemuseum (2005) al Centre Pompidou (2007), dal WIELS (2011) al SFMOMA (2011), dalla Marabouparken Konsthall (2015) al MNAC — Museu Nacional d’Art de Catalunya, (2017) così come alla recente antologica presso la Schaulager di Münchenstein (2017).
Anche alla Kunsthaus di Bregenz, così come già accaduto a Berlino, nel 2016, presso il KINDL – Centre for Contemporary Art, la mostra fiorisce attorno a Olympia (The Real-Time Disintegration into Ruins of the Berlin Olympic Stadium over the Course of a Thousand Years). Una gigantesca narrazione cinematografica, basata sulla replica computer-generated dello Stadio Olimpico di Berlino, che mette in luce la teoria speeriana della Ruinwert sulla decadenza umana.

Fig.1 David Claerbout, Breathing Bird, 2012, vista della mostra, primo piano, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.2 David Claerbout, The Quiet Shore, 2011, vista della mostra, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.3 David Claerbout, The Quiet Shore, 2011, vista della mostra, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.4 David Claerbout, veduta della mostra, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.5 David Claerbout, veduta della mostra, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.6 David Claerbout, Radio Piece (Hong Kong), 2015, vista della mostra al primo piano, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.7 David Claerbout, Radio Piece (Hong Kong), 2015, vista della mostra al primo piano, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.8 David Claerbout, Olympia (The Real-Time Disintegration into Ruins of the Berlin Olympic Stadium over the Course of a Thousand Years), 2016-3016, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.9 David Claerbout, Radio Piece (Hong Kong), 2015, vista della mostra al primo piano, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.10 David Claerbout, vista della mostra, Kunsthaus Bregenz, 2018
Fig.11 David Claerbout, Olympia (The Real-Time Disintegration into Ruins of the Berlin Olympic Stadium over the Course of a Thousand Years), 2016-3016, Kunsthaus Bregenz, 2018

Al terzo piano, il tempo come dimensione assoluta e la sua percezione diventano una dimensione unica. E la video installazione può essere letta come un tentativo di misurare la durata biologica della vita contro ogni sua ideale, immaginaria trasposizione oltre la vita stessa. Il prato lentamente comincia a crescere, mentre i licheni e altre piante cominciano a crescere selvaggiamente, impadronendosi dell’edificio. Inoltre, via remoto, l’influenza delle condizioni atmosferiche di Berlino giocano un ruolo fondamentale durante il filmato: che si modifica in tempo reale integrandosi nel mezzo del processo di disintegrazione digitale dello stadio renderizzato da Claerbout.
Lo stesso approccio al concetto di natura naturans trova una corrispondenza in The Pure Necessity, proiezione a canale unico, installata direttamente sulla facciata trasparente del museo austriaco. Lungo un arco di tempo di oltre tre anni, David Claerbout assieme ad un gruppo di artisti professionisti ha scrupolosamente ridisegnato i fotogrammi dell’animazione originale The Jungle Book (1967). E diversamente dalle altre pellicole, queste immagini non sono state digitalmente acquisite. Qui ogni singolo frame è stato disegnato a mano riprendendo esattamente lo stile del cartoon americano. In questo film dell’artista belga, i tre protagonisti animali Baloo, Bachera e Kaa non seguono più i dettami e le movenze del musical, ma si muovono selvatici, nella natura, esattamente come un orso, come una pantera e come un serpente. Cessando, infine, di essere antropomorfizzati e in cattività.

Un processo analogo di ricerca sull’in-umano è stato contestualizzato anche nella città murata di Kowloon. Infatti, al secondo piano della Kunsthaus, l’installazione audio-visiva intitolata Radio Piece (Hong Kong) mostra come attraverso un continuo campo lungo che si ritrae, muovendosi lentamente da un tipo di spazio ad un altro, a partire da una fotografia di un giardino Zen, gradualmente rivela una stanza a soqquadro per poi finalmente uscire dai bassifondi verticali nel distretto della città di Hong Komg. In questo lavoro una sequenza rituale di suoni distorce la percezione delle architetture rilevate, delle misere condizioni di vita umana, così come dagli spazi mentali e virtuali, rivelando quanto la nostra mente possa essere inaspettatamente urbanizzata.

David Claerbout, Olympia (The Real-Time Disintegration into Ruins of the Berlin Olympic Stadium over the Course of a Thousand Years), 2016-3016, terzo piano, Kunsthaus Bregenz
  • David Claerbout
  • 14 luglio – 7 ottobre 2018
  • Kunsthaus Bregenz
  • Karl-Tizian-Platz, Postfach 45, 6900 Bregenz, Austria