Tobias Zielony: le maschere di Kiev e la crisi del futuro

Alla galleria Lia Rumma di Milano, l’artista tedesco punta l’obiettivo sui giovani di Kiev, proponendo la metafora del mascheramento come simbolo di una nuova identità

Tobias Zielony Evgenij, 2016-2017. Courtesy of Lia Rumma

“Maskirovka”, titolo della mostra di Tobias Zielony presso la galleria Lia Rumma di Milano, è la parola che veniva usata nei Paesi dell’ex Unione Sovietica per indicare una pratica militare basata su strategie di occultamento e camouflage che miravano a confondere il nemico. Attualmente, il termine è adottato per descrivere le tattiche utilizzate dalla Russia nella complessa situazione politica Ucraina. L’artista mette a confronto queste strategie di potere con le modalità sovversive di mascheramento praticate da giovani ucraini al fine di creare nuove identità ibride in risposta a una crisi sociale, europea e globale. Lo sguardo di Zielony si focalizza sulla scena LGBTQI e techno dei giovani della città di Kiev che ritrovano nello svago e nella perdita di controllo un’origine rivoluzionaria.

All’entrata della galleria, un video, composto da due proiezioni in stop motion incrociate, occupa la grande parete frontale lasciando vuoto lo spazio interno. Figure mascherate e danzanti incalzano a un ritmo ossessivo, ma silenzioso. L’immagine sfugge, comparendo solo per una frazione di secondo. L’osservatore fa esperienza di un processo in costante movimento che traduce una fuga continua, respingendo ogni tipo di definizione e controllo esterno.

Al piano superiore troviamo ritratti di singoli individui, gruppi o elementi del contesto urbano fermati in icone fotografiche. Kiev emerge sotto una luce notturna. Lo spazio architettonico cambia continuamente: dall’interno di una camera, all’esterno di un colossale edificio a forma di astronave. La città diventa luogo di esperienza in cui si compie questo rituale di mascheramento personale, che dura solo per pochi istanti.

La macchina fotografica sembra essere per Zielony lo strumento di un’indagine che non traduce né descrive la realtà, proprio perché questa respinge ogni categoria come gli adolescenti di Kiev che decidono di autodefinirsi attraverso il loro stile, il loro corpo e i loro gesti. Gli scatti di Zielony non affermano, ma mettono in discussione l’idea di gioventù, un concetto che apparentemente sembra scontato perché inquadrato dalle riviste di moda e dai format televisivi, la cui estetica è un richiamo preciso nel lavoro dell’artista. Tuttavia la cosiddetta cultura giovanile (youth culture), come ci spiega il critico musicale e giornalista Jon Savage nel suo libro Teen del 2007, è una creazione databile tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando si vengono a delineare le ideologie che hanno segnato la storia recente e quella attuale.

L’idea della gioventù come indagine sul tempo e sulla storia emerge nei lavori presentati al secondo piano della galleria (Haus der Jugend e Alles (Chemnitz)). Queste opere ci mostrano una Germania uscita dalla divisione del muro di Berlino. Il limbo sociale e politico post-riunificazione è metaforicamente tradotto attraverso immagini di giovani in diverse situazioni e città tedesche. In questi scatti, presentati da un doppio slideshow e un film in Super 8, l’immagine della gioventù sembra scandire il tempo. Un tempo passato che parla del presente, alludendo costantemente a un’idea propagandistica di un futuro che ancora non si è realizzato e forse mai lo sarà.

Basate su materiale d’archivio riscoperto e riutilizzato dopo 15-20 anni, le fotografie di questi lavori coinvolgono l’artista, ma anche lo spettatore che ha attraversato il passaggio dall’analogico al digitale. Questo cambiamento tecnologico ha condizionato la rappresentazione del sé. Nei fotogrammi di questo secondo gruppo di lavori troviamo elementi del passato recente, ma i soggetti si distanziano fortemente dai giovani di Kiev ritratti nel 2016-2017. I ragazzi tedeschi appaiono meno in posa e sembrano meno consapevoli dell’immagine finale che li rappresenterà. Tra le varie foto selezionate per lo slideshow, Tobias mi fa notare che ha scelto quella in cui un ragazzo di spalle scatta un “selfie” a un amico, impugnando uno dei primi modelli di cellulare a fotocamera integrata. In questa foto, che propone una situazione ormai datata, è raffigurata sia l’identità che sceglie la propria definizione (in modo forse ancora inconsapevole), sia il momento effimero di un’azione e di un’età che fugge e scompare.

Titolo mostra:
Tobias Zielony – Maskirovka
Date di apertura:
1 marzo – 14 aprile 2018
Sede:
Galleria Lia Rumma
Indirizzo:
via Stilicone 19, Milano

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