Il medium della performance gioca un ruolo sempre più preponderante nel rapporto effimero tra passato e presente, portando alla luce come i canoni, un tempo definiti classici, possono essere riattivati e resi dinamici nell’interpretazione dei grandi maestri della musica e della danza. La ricerca di un codice autoriale ‘altro’ porta, infatti, alle radici del processo creativo ed evidenzia come la lettura di un linguaggio preesistente sia una sfida in grado di mettere in rilievo una nuova pratica artistica.
Lugano. VN Serenade
Al LAC di Lugano, la performance di Cristina Kristal Rizzo contrappone i codici della musica classica e del balletto a un uso rarefatto dello spazio.

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- Jacopo Miliani
- 04 dicembre 2017
- Lugano
È questo il caso della prima internazionale di VN Serenade che la dancemaker Cristina Kristal Rizzo presenta nella sala teatro del LAC di Lugano. Lo spettacolo si divide in due parti e porta in scena due pezzi noti per cambiamenti di tono e forza espressiva: Verklärte Nacht (notte tormentata) di Arnold Schönberg e Serenade di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Entrambe le composizioni sono state pensate per soli archi e sono musicate dall’Orchestra Svizzera Italiana sotto la direzione di Nicholas Milton. Cristina Kristal Rizzo nell’interpretazione dei brani del passato privilegia delle scelte radicali che contrappongono un minimalismo visivo a una densa commistione di generi. Attraverso una performance che riprende i codici della musica classica e del balletto, la Rizzo porta sul palco del LAC il proprio stile ricco di influenze contrapponendolo a un uso rarefatto dello spazio.

Sembra inizialmente destabilizzare il vuoto della scena su cui si inserisce un gruppo di 10 danzatori che, attraverso i loro movimenti, si impossessano dello spazio rendendolo dinamico e carico di emotività. Il corpo sulla scena è sicuramente il protagonista che la Rizzo ha scelto di privilegiare, al fine di andare a fondo nella dinamica spazio-temporale propria della performance. Lo spazio della sala teatrale progettato dall’architetto Ivano Gianola viene lasciato vuoto, garantendo la funzione di contenitore di movimento ed espressività. Il gruppo di danzatori passa costantemente dalle forme rigide del balletto a improvvisazioni personali cariche di energia condivisa. Al nero delle quinte si aggiunge solo la progettazione visiva della luce, disegnata da Carlo Cerri, che non descrive l’azione ma resta sospesa, illuminando i corpi come se fossero delle forme evanescenti in grado di rappresentare un'unica presenza. Grazie a queste scelte all’apparenza minimali, lo spettatore è in grado di focalizzare la sua attenzione sui movimenti e su come il gruppo dei danzatori sia non solo il veicolo espressivo della narrazione musicale, ma anche l’elemento vitale in grado di costruire un gioco di forme e di stili.
Nella prima parte Verklärte Nacht (notte tormentata), il codice della danza si perde nell’alternarsi continuo di svariati duetti che producono un’oscillazione della scena da un lato all’altro dello spazio. Qui il movimento si perde in un flusso costante e non si cristallizza mai in immagini fisse. Nel secondo brano Serenade, il rigore della classicità sfuma attraversando diversi generi e immaginari. Ci sono passi che riecheggiano le camminate di Trisha Brown, oppure linee del corpo che riprendono le geometrie di Merce Cunningham.
Adesso, il blu si sostituisce al nero assoluto presente nel primo pezzo. La forza cromatica come blocco scenografico di fondo in Serenade è un chiaro riferimento al balletto originale di George Balanchine del 1934. L’interpretazione di Cristina Kristal Rizzo gioca con un richiamo preciso alla creazione del 1934 riprendendone i movimenti come fossero una partitura-codice su cui poi inserire visioni e immagini contemporanee. Nell’apertura di questo secondo pezzo il movimento iniziale del gruppo di danzatori con il braccio alzato lateralmente sembra sfumare in gesti che accennano al Voguing. In seguito le prese fisiche che si scambiano alcuni interpreti ci riportano alle forme della danza moderna per poi continuare in una fluida commistione di generi. Il movimento coreografico si appropria di stili e molteplici figure che alla fine confluiscono circolarmente nella composizione iniziale, ritrovando nell’ordine strutturale il motore della creazione.
VN Serenade risulta quindi un affascinante esperimento in cui lo spazio architettonico del teatro, l’illuminazione artificiale della scena, i codici della danza e della musica generano un linguaggio complesso che evade ogni forma di definizione, producendo nello spettatore una partecipazione diretta dell’atto creativo.