Luigi Ghirri: Pensare per immagini

Con la mostra dedicata al grande fotografo emiliano, il MAXXI di Roma propone l'evoluzione di un linguaggio fatto anche delle parole, libri, amicizie che hanno influenzato l'uomo prima che l'artista.


Il significato della mostra di Luigi Ghirri – molto ricca e intensa – sta tutto nel sottotitolo: “Pensare per Immagini”. Per immergersi in questo mondo dai colori innaturali, si deve infatti avere la forza di mettere le fotografie in secondo piano, per concentrarsi sul pensiero. Sembra strano parlando di un fotografo, ma la cosa più intensa dell’esposizione è la costruzione di un sistema di scrittura molto personale, fatto di frammenti.
 

Luigi Ghirri, Versailles, 1985. C-print, vintage cm 40 x 50. Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia. © Eredi Ghirri

Solo apparentemente, Ghirri reinventa la fotografia del viaggio: le sue foto sembrano istantanee scattate per fermare un attimo del tutto casuale, mentre in realtà nascondono un pensiero forte, la volontà di scrivere un testo sul mondo che ci circonda proprio attraverso la costruzione dell'immagine. Nulla è lasciato al caso. In mostra, troviamo l'evoluzione di un linguaggio fatto anche di parole, libri, amicizie che hanno influenzato l'uomo prima che l'artista. Non a caso, ogni sezione è accompagnata da una frase, che sempre si smaterializza per diventare fotografia più della fotografia stessa.

Luigi Ghirri, Roma, 1978. Da: Kodachrome (1970-1978); c-print, vintage cm 24 x 17. Courtesy © Eredi Ghirri

“L'Atlante è il libro, il luogo in cui tutti i segni della terra, da quelli naturali a quelli culturali sono convenzionalmente rappresentati: monti, laghi, piramidi, oceani, città, villaggi, stelle, isole. In questa totalità di scrittura e descrizione, noi troviamo il posto dove abitiamo, dove vorremmo andare, il percorso da seguire” (Atlante 1973).
Divise secondo categorie precise – Icone, Paesaggi, Architetture – le immagini ricompongono di continuo i diversi soggetti: all’interno di un paesaggio, l’architettura è sempre presente – o è evidente la sua assenza – e, sempre, il paesaggio è lo sfondo dell’architettura.

Luigi Ghirri, Cittanova, 1985. Da: Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio (1983-1986). Da: Il profilo delle nuvole (1980-1992); c-print, vintage cm 14,4 x 22,5. Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia © Eredi Ghirri

Quella di Ghirri è un'arte ricombinatoria dove un’apparente semplicità nasconde significati più complessi, che nascono dalla stratificazione e dal montaggio.
“Molti hanno visto o scambiato queste fotografie per fotomontaggi, questi che io chiamerei fotosmontaggi (…) la realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto è nel momento reale” (Kodachrome 1979).
Ghirri non è mai troppo vicino all’uomo, che viene sempre osservato da una certa distanza anche quando è sotto il suo obiettivo.

Luigi Ghirri, Alpe di Siusi, 1979. Da: Topografia-Iconografia (1980-81); c-print, vintage, cm 25,7 x 37,3. Courtesy Istituto Nazionale per la Grafica, Roma

 Il suo è uno sguardo rispettoso verso coloro che guardano: la presenza umana, quasi sempre di spalle, o sfuggente, infatti non è mai assalita, ma si sostituisce al suo autore, pronto a cambiare i punti di vista. Il fotografo emiliano è un artista poliedrico, un insegnante, un curatore, che ha scelto di guardare la realtà attraverso la fotografia e pensarla attraverso l'immagine per poi scriverla attraverso le parole.
La mostra raccoglie foto, frammenti di testi, depliant, libri e stampe; documenti della vita di un appassionato d’arte, che ha saputo trasformare la sua passione in una ricerca verso diversi campi del sapere e della cultura: dall'architettura alla letteratura alla musica, Ghirri con la sua macchina fotografica ha cercato e trovato un posto nell'atlante geografico di una realtà sempre sfiorata e mai, intenzionalmente, afferrata.

Luigi Ghirri, Argine Agosta Comacchio, 1989. Da: Il profilo delle nuvole (1980-1992); c-print, vintage cm 42 x 50,5. Collezione privata, Verona

Le figure umane sono guardate a distanza, anche quando in realtà la distanza non era necessaria, perché Ghirri usa questo spazio per individuare un altro sguardo, cerca di sostituirsi al soggetto delle sue foto, per guardare il mondo con altri occhi.
È un’inversione dello sguardo comune a tanti artisti concettuali, che lui ha anticipato.
In mostra, non c'è solo il fotografo ma anche la sua maturazione in campo curatoriale ed editoriale. Libri, cataloghi e libri d'artista mostrano come Ghirri sia una figura completa e come la sua forza sia proprio la curiosità a esplorare, per capire che il nostro lavoro è solo “il momento di partenza per l'avventura di un altro”.

Luigi Ghirri, Ferrara, 1981. Da: Topografia-Iconografia (1980-81); c-print, vintage cm 38,4 x 30,4. Courtesy ©Eredi Ghirri. Luigi Ghirri, Modena, 1973. Da: Italia ai lati (1971-1979); c-print, vintage cm 16,8 x 11,2. Courtesy ©Eredi Ghirri

Tra le tante foto, ce ne sono tre che rimangono impresse. La prima è l’immagine di una donna seduta su una panchina a Parigi, lo sguardo è coperto dal fumo di una sigaretta: è una scena sospesa, non si capisce bene cosa guardare, ma sentiamo i pensieri, le domande che la donna si pone, domande a cui non trova (e a cui non troviamo) risposta. E così restiamo a pensare a lei e a noi stessi, persi nel tempo e nello spazio, aspettando che il fumo scompaia di fronte allo sguardo.

Luigi Ghirri, Brest, 1972. Da: Diaframma 11, 1/125, luce naturale (1970-1979); new c-print (2013) cm 20 x 30. Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia ©Eredi Ghirri

La seconda fotografia è stata scattata a Lucerna nel 1971: una famiglia dietro la vetrina di un caffè, i gesti interrotti dal fotografo; è una delle poche immagini dove gli sguardi s’incrociano; non c'è costruzione, ma inversione; ognuno con lo stesso pensiero, la stessa domanda ripetuta, i quattro protagonisti e Ghirri sono tutti all’interno della scena.
L’ultima immagine del 1979 è una carta geografica con sopra appoggiate delle fotografie; racconta la ricerca infinita, i percorsi che attraversano un territorio, la memoria di un viaggio terminato troppo presto.
"Con la mia storia, ho percorso esattamente questo itinerario, relazionandomi continuamente con il mondo esterno, con la convinzione di non trovare mai una soluzione alle domande, ma con l'intenzione di continuarne a porne. Perché questa mi sembra già una forma di risposta" (Lezioni di fotografia 2010).
 
24 aprile – 27 ottobre 2013
Luigi Ghirri. Pensare per Immagini
Icone, Paesaggi, Architetture

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni 4A, Roma

 

Luigi Ghirri, Tellaro, 1982-85. Da: Paesaggio italiano (1980-1992). Da: Topografia-Iconografia (1980-1981); c-print, vintage cm 16,5 x 24,5. Courtesy ©Eredi Ghirri