Arte nell'autostazione

Al primo piano della grande autostazione di Bologna, Simona Gavioli, Marco Aion Mangani e Alice Zannoni hanno organizzato SetUp, fiera d'arte contemporanea indipendente: un punto d'incontro e fermento artistico tanto da competere con ArteFiera.

Per il viaggiatore che giunge da Milano, Genova o Venezia (così come per quello partito da Napoli, Roma o Firenze), la stazione di Bologna è uno snodo veloce, un interscambio di traiettorie e tangenze che lascia pochi residui: una porta per un altrove. Pochi sanno che, mimesi di questa immagine impellente e frenetica, esiste a pochi passi dalla Stazione Centrale un altro luogo di partenze e arrivi, una serie minore de Gli Stati d'Animo, non dipinta da Boccioni però, ma progettata nel 1967 dagli architetti Luigi Vignali e Luigi Riguzzi. Si tratta della grande autostazione che chiude il perimetro di via dell'Indipendenza, laddove sorge la collinetta della Montagnola, parte del famoso mercato cittadino. Composta di un edificio basso e lungo – ormai logorato dall'incuria degli sguardi di chi lo attraversa quotidianamente, per arrivare all'elegante pensilina sotto cui attendono, vecchi bisonti sonnolenti, i molti autobus e pullman in partenza per il mondo – e di un piazzale poco funzionale, l'Autostazione è stata considerata negli anni Settanta un buon impianto e ottimo esempio di sistema di trasporti.

Mai sottoposta a una riqualificazione, ingresso minore della "Rossa" è stata progressivamente degradata, volontariamente omessa dai racconti sulla città, abbandonata anche dal quotidiano locale Il Domani che aveva qui la sua sede. Invecchiata precocemente e malamente, l'autostazione di Bologna oggi rappresenta per molti – e sotto differenti aspetti – l'emblema della cattiva infrastruttura. Eppure, qualcuno ha saputo guardare oltre lo strato polveroso della sua facciata, al punto di scommettere che questa grigia scatola sarebbe potuta diventare, per tre intensi giorni, un punto d'incontro e fermento artistico fondamentale per la città, tanto da competere – sempre in modo divertito e ammiccante – con la grande kermesse di ArteFiera.
In apertura: la sede di SetUp, all'interno della grande autostazione di via dell'Indipendenza a Bologna. Qui sopra: l'ingresso dell'autostazione segnalato con alcuni palloncini arancioni
In apertura: la sede di SetUp, all'interno della grande autostazione di via dell'Indipendenza a Bologna. Qui sopra: l'ingresso dell'autostazione segnalato con alcuni palloncini arancioni
Simona Gavioli, Marco Aion Mangani e Alice Zannoni sono i tre ideatori di SetUp, la fiera d'arte contemporanea indipendente che si è svolta nei 1.600 mq del primo piano dell'autostazione di Bologna, da un anno inutilizzato. Dal 25 al 27 gennaio – con una grande festa d'inaugurazione la sera del 24 – l'anonimo volto di questo edificio si è trasformato in un colorato contenitore capace di ospitare 25 espositori attraverso un progetto di curatela volto a stimolare i progetti degli under 35.

Sia i curatori sia gli artisti presentati dalle gallerie, prescelte grazie al lavoro del comitato scientifico (composto da Antonio Arévalo, Martina Cavallarin, Valerio Dehò, Viviana Siviero, Eugenio Viola), sono nati dopo il 1977. Come spiega la stessa Simona Gavioli, "SetUp nasce da un'esigenza, da una necessità: il suo nome, infatti, significa "predisporre le basi per il cambiamento" e mette in luce l'obiettivo principale degli organizzatori, ossia rinnovare il sistema dell'arte proponendo un format innovativo che vede protagonisti i giovani. Un progetto che allarga gli orizzonti dell'arte, innestando, nel normale contesto commerciale fieristico, la dimensione culturale grazie alla stretta collaborazione tra artista, curatore-critico e gallerista. Un'occasione commerciale quindi, ma anche e soprattutto uno stimolo culturale che sarà in grado di generare flussi e sinergie rivolte al futuro". E visti i risultati di questa prima edizione la scommessa sembra vinta: l'afflusso durante i tre giorni d'apertura ha sfiorato le 8.000 presenze (il biglietto d'ingresso costava solo 3,50 euro). Molti anche i nuovi collezionisti che hanno dimostrato interesse per l'arte emergente testimoniato dall'alto numero di trattative d'acquisto.
Alessandro Brighetti, <i>Fertility</i>, Galleria OltreDimore
Alessandro Brighetti, Fertility, Galleria OltreDimore
Un altro importante segnale è arrivato dalla presenza di tre artisti denominati "fuori classe" presenti con i loro lavori negli spazi comuni: Alessandro Bergonzoni – con un'interessante installazione sulle carceri – Gino Sabatini Odoardi – che ha pensato una serie di teli "plastici" – e Svetlana Ostapovici presente nell'area stampa. I tre interventi sono stati pensati site-specific per porre in evidenza la necessaria relazione tra i processi veloci dell'arte e l'apparente rigidità di un luogo che senza questo tipo di progetto non sarebbe certo stato riscoperto. Ad aumentare la risonanza del circuito giovane ci hanno pensato Piero Santi – curatore di Humus, noto programma radiofonico – coadiuvato dall'artista Annalisa Cattani e dal critico e curatore Massimo Marchetti che per ben due ore, proprio durante l'inaugurazione, hanno raccontato live lo svolgersi delle operazioni. Nella struttura ingessata e leggermente imbalsamata del weekend fieristico ufficiale, l'atmosfera da backstage permanente che si respirava all'autostazione ha prodotto un immediato senso di rinnovamento all'interno di un quadro culturale – quello di Bologna, che però è anche un po' lo specchio dell'Italia – dai colori sbiaditi.
Per tre giorni, la grande autostazione cittadina si è trasformata in un colorato contenitore volto a stimolare i progetti degli under 35.
A sinistra: Gino Sabatini Odoardi, allestimento dell'opera. A destra: Giuseppe Stampone, <i>Flipper</i>
A sinistra: Gino Sabatini Odoardi, allestimento dell'opera. A destra: Giuseppe Stampone, Flipper
Sbarcare come astronauti sulla piccola galassia bolognese e trovarsi immediatamente catapultati all'interno di uno spazio che ricorda più le atmosfere berlinesi dei primi anni Novanta o le nuove sale del Palais di Tokyo a Parigi – evolutiva opera archeologica di Lacaton&Vassall –, non è certo un'esperienza usuale. SetUp ha obbligato il pubblico, abituato ad attribuire ai luoghi un valore legato al loro uso primario, a ripensare il ruolo di un ambiente, modificando in modo leggero, ma efficace, la percezione che ciascuno aveva di questa zona urbana. Occorrerebbe riflettere sul valore di un'operazione temporanea – la forza dell'impermanenza – così come sul necessario legame tra esperienza culturale e mercato. Non a caso, l'evento capace di ridare vita a questa spenta infrastruttura di cemento è stata una fiera in grado di proporre un'alternativa dimensionale e logistica rispetto alla ben più nota Artefiera. L'augurio è che SetUp si diffonda, come un parassita benefico, in molte altre città, andando a intaccare i pregiudizi che spesso proiettiamo sui luoghi.
A sinistra: fase finale della rassegna performativa. A destra: performance <i>In Corpo 3 Ginnastica della visione</i>
A sinistra: fase finale della rassegna performativa. A destra: performance In Corpo 3 Ginnastica della visione
Lorenzo Perrone, <i>Il vento è cambiato</i>, mista con libro, Galleria Arte a Colori di Francesca Sensi
Lorenzo Perrone, Il vento è cambiato, mista con libro, Galleria Arte a Colori di Francesca Sensi
A destra: Ekodanza performing
A destra: Ekodanza performing
Discussione di The On Group Switch
Discussione di The On Group Switch

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram