Beauty Business: Erwin Wurm

Al Bass Museum of Art, le opere dell'artista austriaco ammiccano l'un l'altra, si parlano dietro le spalle, provocano i visitatori, li spingono da un'emozione all'altra e sembrano ridere fragorosamente.

Miami è una città umida anche nell'ultima settimana di febbraio. Ritorno, per la seconda volta nella settimana, a visitare Beauty Business, l'eccellente mostra di Erwin Wurm al Bass Museum of Art di Miami Beach: la prima volta sono arrivata dal parcheggio esterno all'ingresso sotto un acquazzone caldo; la seconda mi faccio strada in un'atmosfera pesante, densa, godendomi la sensazione di muovermi in un tempo immobile. Non un alito di vento turba o complica lo stato del corpo in movimento, anche le lancette dell'orologio sembrano esauste nella loro rotazione.

Benché l'interno del Bass Museum sia ben climatizzato, questo senso di calore avvolgente e l'acuta consapevolezza dei corpi e degli oggetti come impiantati nel gel di una capsula di Petri sono molto importanti nella mostra di Wurm. Una delle sue opere, Mies van der Rohe – Melting, una scultura in acrilico che rappresenta un grattacielo miesiano (alto circa un metro) in un'immobile colatura di se stesso, evoca con particolare chiarezza questo senso di misurato, stagnante collasso. Altre opere, che avvolgono invisibili torsi in indumenti bronzei (House I, House II) o scheletrici arredi in caldi maglioni (Architecture), sembrano far rivivere corpi gelidi e gelidi progetti dalla loro ipotermia.

Wurm tende maglioni di lana su fredde pareti bianche: Knitted Wall II (Metal Pink) e Knitted Wall (Mental Purple). E le sculture intitolate The bob (Il cenno: grandi suggerimenti di polistirolo e vernice, alti da due metri a tre metri, che si pigiano in una sala come estranei su una pista da ballo) invitano la fantasia a raggomitolarsi su se stessa o nell'ombelico (o peggio) di un nudo rubensiano per un riposino ristoratore.
Erwin Wurm, <i>Beauty Business</i>, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, Beauty Business, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Ci sono anche altri simboli del calore: la bollente pressione sanguigna delle Anger Sculptures, le "sculture della rabbia" di Wurm; modelli di edifici che l'autore ha polverizzato prima di fonderli in bronzo e intitolarli Beat and Treat, "batti ed elabora". C'è la connotazione del farsi rosso in faccia (per la vergogna o per l'alcool), in una sala piena di Performative drinking sculptures o "sculture performative da bere", e mobili su misura in legno con titoli referenziali (per esempio Willem de Kooning Dresser, il "Cassettone di Willem de Kooning") che permettono all'utente di nascondere le predilette bottiglie o lattine dietro vari sportelli. La Kippenberger Credenza, in particolare, richiede l'intervento di un agile beone, in grado di stare in equilibrio nei due "fori per le gambe" previsti per il camuffamento dell'uomo in forma di oggetto. Nella sala dedicata a queste 'sculture del bere' un video gira su un piccolo televisore: lo schermo mostra una folla di persone ben vestite e per bene che interagiscono con le sculture e con le bevande nel modo giusto; il video dà (presumibilmente) in tempo reale allo spettatore sobrio il senso della registrazione della baldoria serale, il senso della festa, il senso dell'alto tasso alcolemico. In questo, naturalmente, sottovaluta il relativo isolamento del visitatore nella stanza, la sua condizione di sobrietà, e la presunta esitazione a 'toccare' l'arte che lo circonda.
Erwin Wurm, <i>Beauty Business</i>, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, Beauty Business, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Estendendosi a due piani e a molteplici linguaggi espressivi, le opere di Beauty Business mettono in comune l'atteggiamento specifico di ciascun artista – direi quasi che si parlano tra loro, ma forse è più appropriato osservare che si lanciano strizzate l'occhio, si parlano alle spalle, provocano i visitatori, li spingono da un'emozione all'altra e sghignazzano. Ma quale commedia va in scena? La battuta finale è che siamo freddi come i nostri oggetti moderni – con il solo calore degli effetti temporanei dell'alcool, della lana, della collera, della folla e dei più fantasiosi traguardi della mente? È proprio buffo. Sulla carta, Beauty Business è il "primo discorso coerentemente dedicato alla casa e all'abitare" di Wurm. Come si dice nella presentazione del museo, Beauty Business è anche il nome di un album a fumetti che l'artista nascondeva ai suoi genitori in vari angoli della sua camera di bambino. La mostra condivide con questo aneddoto il senso di eccitazione della trasgressione e dei sottintesi. Le opere in mostra, molti diverse, sembrano tutte divertirsi al gioco del "io so qualcosa che tu non sai", o forse a nascondino. I muri sono nascosti, le forme sono nascoste, i riferimenti sono nascosti – certe volte… proprio come spesso vengono buttati là dei nomi (Giacometti, Munch, Calvin Klein, Francis Bacon, Pollock e molti altri) e le figure astratte sembrano la conclusione di uno spettacolo da fiera.
Erwin Wurm, <i>Beauty Business</i>, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, Beauty Business, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Ma come gli alcolici nascosti delle "sculture da bere" di Wurm le idee incluse nella mostra possono anche provocare dipendenza depressiva: benché sia una mostra intelligentissima e spiritosa, Beauty Business è anche devastante. Quelle membra suggestive sono dopo tutto distaccate, suggeriscono il calore ma sono fredde al tatto. Le 'braccia' spalancate di un maglione finiscono in un fondo cieco. I turgidi slip maschili su un piedestallo (saldi Anonymous e saldi Calvin Klein) si rivelano al tocco essere di tessuto, di espanso e di acrilico, al di là di ogni ipotesi mentale. La mostra è una serie di monumenti di vuoto, di solitudine, di fragilità (edifici che collassano, modelli distrutti), di segretezza, di vergogna e di frustrazione. Magistralmente, deliberatamente, Wurm permette ai visitatori di afferrare la potenza degli oggetti e dei concetti di Beauty Business perché si ritrovino alla fine con un pugno di mosche.
Dettaglio di una delle <i>drinking sculptures</i> di Wurm
Dettaglio di una delle drinking sculptures di Wurm
Al primo piano del Bass Museum, a pochi passi dalle Anger Sculptures e dalla Little Big Earth House di Wurm è attualmente aperta un'altra piccola mostra: la Galleria Egizia. I pezzi forti sono un sarcofago egizio e una mummia. Il sarcofago (una bara senza cadavere) non è diverso dalle giacche di bronzo di Wurm, che prendono forma nell'aria alla ricerca del corpo che sono fatte per ospitare. La mummia (i resti conservati di un trentenne) ha capo e corpo avvolti nel tessuto. Penso agli "scheletri" di legno astratti di Wurm avvolti nel tessuto (per esempio Architecture, City Model) e resto a lungo a contemplare la familiare forma umana che mi sta davanti. La guida della sala, traboccante di informazioni e senza nessuno con cui condividerle, si schiarisce la voce. "Abbiamo coperto il corpo per non spaventare i bambini", mi dice. "Ovviamente quel che tutti vorremmo è tirar via la copertura". Katya Tylevich
Erwin Wurm, <i>Beauty Business</i>, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, Beauty Business, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, <i>Beauty Business</i>, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione
Erwin Wurm, Beauty Business, al Bass Museum of Art, vista dell'installazione

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