Sembra proprio che sia arrivato il momento. Il momento per cosa? Il momento di vedere l'ultima mostra di Maurizio Cattelan. E perché voi direte? Perché ha deciso lui, ha deciso così. E per chiudere in bellezza ha pensato al cono rovesciato del grande Frank Lloyd Wright piantato nel cuore di Manhattan come una spada nella roccia. Un luogo d'eccellenza dove passare in rassegna tutto il suo lavoro, gli anni di produzione acrobatica di uno dei più grandi artisti viventi, riconosciuti a livello internazionale. E poi cosa succede, dopo il Guggenheim, no more Cattelan? Siamo certi che il nostro non smetterà di stupirci con altre lame taglienti capaci di scuotere le nostre anime come la sua Nona Ora, Him o i bambini impiccati in piazza 24 Maggio a Milano nel 2004, di cui ancora si parla. Che dire, attendiamo con malcelata ansia la prossima mossa dello scacchista più imprevedibile e nell'attesa con All, titolo della mostra newyorkese, ripercorriamo la sua storia fatta di sussurri composti e grida mozzafiato, un lavoro il suo che ha sempre portato l'uomo a guardarsi in faccia impietosamente, con le sue nefandezze e debolezze, scardinando i tabù di una società di cui Cattelan non nega di fare parte, ma che come un giullare del nostro secolo è riuscito a smascherare nel profondo con gelide lacrime e sorrisi appena accennati.
Al centro del museo Guggenheim c'è la vita—quella artistica perché dell'altra non è dato sapere—di un uomo che è stato capace di leggere nel profondo la nostra realtà. Operazione riuscita in modo eccellente se pensiamo che i tanti che guardano fuori dritti e tronfi, non vedono quasi nulla di quello che serve vedere. Ma All non è solo una mostra ma è essa stessa una nuova opera: l'allestimento infatti presenta tutti i progetti di Maurizio Cattelan appesi come salami dal tetto dell'architettura. Sospesi a dire della fragilità e della futilità della vita appesa sempre e comunque a un filo. Anche la sua ultima mostra d'altra parte non poteva che essere così: sorprendente come tutte quelle che l'hanno preceduta.
Tutto Cattelan al Guggenheim
Botta e risposta con Maurizio Cattelan, in occasione della prima (e ultima, dice lui) retrospettiva dedicata al suo lavoro.

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- Maria Cristina Didero
- 07 novembre 2011
- New York
Chi è Maurizio Cattelan?
Visto che una volta mi dicevo operaio dell'immaginazione, la pensione sembra il traguardo più appropriato.
La regola numero uno nella vita?
Tutti devono morire.
La regola numero due nella vita?
Tutti vogliono morire il più tardi possibile.
Ti hanno definito post-modern, post-studio… ti riconosci in qualche movimento artistico?
Tutti noi siamo alla ricerca dell'immortalità.
Quali sono i tuoi punti di riferimento?
La mia famiglia.
La qualità fondamentale di un artista?
Pensare alla morte come a una risorsa, non come a un limite.
Qual è lo strumento essenziale per realizzare una tua opera?
Era il telefono.
Quali delle tue opere preferisci?
Tutte e nessuna, una volta nel mondo le mie opere prendono la loro strada e iniziano a camminare con le loro gambe.
E un'opera non tua che detesti?
Detesto solo le mie.
La tua casa ideale?
La mia casa è sempre stata completamente vuota.
La tua casa sarebbe diversa se fosse altrove?
Ovunque possa essere, la mia casa sarebbe comunque e sempre vuota.
Raccontami un aneddoto legato alla tua casa.
Nella mia casa dormo molto bene. Ci sono solo due sedie e un tavolo. Un armadio pieno di magliette tutte bianche e jeans tutti neri. Ho anche delle scarpe che ovviamente uso quotidianamente perché non posso esimermi.
Qual è il tuo angolo preferito in casa?
L'ascensore.
L'arte ha un ruolo particolare nella tua casa?
No, ma credo l'abbia avuto nella mia vita, almeno così dicono.
Ami l'ordine o il disordine?
Tutt'e due ma ben assortiti.
Dove ti rilassi?
Al parco da buon pensionato.
C'è un posto particolare dove progetti, pensi, scrivi?
Sempre al parco, e comunque mai da solo.
Sei un collezionista?
Colleziono bugie più o meno attinenti alla realtà.
Partire o tornare?
Se non parti non riesci a tornare; ma c'è anche chi parte e non torna più o chi non è mai partito e torna sempre.
Cani, gatti o nessun animale?
Tutti gli animali che ho già impagliato.
Hai un oggetto o un'opera d'arte da cui non ti separeresti mai?
Non mi separerei mai dal mio paio di jeans altrimenti girerei in mutande.
Tra le città d'Europa, quale preferisci?
Atlantide.
Quali altre città europee ami frequentare?
Viaggio molto ma alla fine preferisco sempre andare in giro in bicicletta per il quartiere.
Quale quartiere, di che città?
Quello in cui mi trovo in quel preciso momento.
Quale città europea consiglieresti a un creativo?
La risposta è dentro di te, ed è sbagliata.
L'ora migliore per lavorare?
Nessuna in realtà ma si lavora sempre, fino al giorno della pensione. Che per me pare sia finalmente arrivato.
Il posto dove ti piacerebbe vivere?
A casa mia.
Il viaggio che sogni di fare?
Scoprire un angolo del mio quartiere che non conosco.
Cosa stai leggendo ora?
La mia autobiografia non autorizzata di Francesco Bonami, cerco di capirmi.