Un eroe romantico del secolo scorso

Il Mart di Rovereto presenta alla Fondazione Querini Stampalia una mostra sul poliedrico Riccardo Schweizer: ricercatore, pittore e designer.

54ma Esposizione di Arti Visive della Biennale di Venezia: mi trovo ad attraversare il ponte dell'ingresso principale della Fondazione Querini Stampalia accompagnata dai ricordi di Barbara Schweizer, figlia del pittore, designer, viaggiatore, fotografo, ma anche scrittore Riccardo Schweizer (1925-2004) raccontata come una figura romantica dal cuore contemporaneo. Il suo mondo è quello della metà del secolo; un uomo di Mezzano di Primiero, in provincia di Trento, profondamente legato alla terra d'origine, arriva a Venezia per studiare all'Accademia. Diventato assistente di Bruno Saetti, Schweizer coltiva la passione per l'estetica e la ricerca. Vorace di conoscenza scrive "l'arte è libertà. Libertà dagli schemi. Ricerca in mondi inesplorati. In arte tutto è stato fatto. In arte tutto è ancora da fare. Tutto mi interessa dell'immagine, tutto della storia dell'arte, anche dell'arte non considerata storia. Niente è privo di interesse. Meno le cose fatte per interesse."

Nella metà del secolo scorso, spinto dalla passione per le suggestioni francesi e in particolare dal lavoro di Picasso e anche Chagall, Cocteau e Le Corbusier, parte alla volta della Costa Azzurra e del suo fervore culturale dove, come scrive, va alla ricerca dei suoi maestri per conoscerli personalmente. "Lo studio di Picasso a Vallarius, in Rue de Poitiers lo conoscevo bene, per una lunga frequentazione, dal '50 in poi. Ci andavo senza scopi di ordine pratico, come facevano invece gli altri; Um nicht zu suchen direbbe Goethe" scrive Schweizer.
Set di brocche e bicchieri Cubo
Set di brocche e bicchieri Cubo
Da un'idea di Barbara Schweizer e a cura di Elisabetta Barisoni, promossa dalla provincia autonoma di Trento, il Mart di Rovereto presenta alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia una mostra sul personaggio poliedrico Riccardo Schweizer, ricercatore, pittore e designer (pratica che arriva più tardi, negli anni '70 per richiesta esplicita di alcune aziende). La mostra presenta progetti, fotografie, dipinti, scritti mentre alcune piccole sculture aprono il percorso che si snoda all'interno dei suggestivi spazi di Carlo Scarpa, opere dalle forme organiche in terracotta dipinta a mano in Costa Azzurra del 1957 insieme a sculture in cemento e ossidi colorati per le quali lui stesso, per far fissare il colore, aveva ottimizzato una tecnica particolare di bassorilievo degli anni '80.
Roccardo Schweizer, <i>Senza titolo</i>
Roccardo Schweizer, Senza titolo
Schweizer dipinge per passione perché è la sua vita, dipinge volti anche su mattoni rossi e usa pezzi di gomma per completare i suoi quadri alla fine degli anni '70. L'espressione della pittura è una passione che Schweizer non abbandonerà mai, fino alla fine dei sui anni. In mostra si trovano vari esempi tra cui i dipinti picassiani degli anni '50 i cui soggetti sono per lo più nudi femminili. In una teca, un oggetto in vetro soffiato a Murano dalla foggia rotondeggiante - dalle fattezze già un oggetto con chiare valenze estetiche - è composto da due vasi distinti che si incastrano tra loro con un uovo che centralmente funge da tappo. Nell'uso del vetro si colgono i primi sentori di un successivo Schweizer designer e progettista: "mio padre era interessato a ogni tipo di forma estetica ma quando si occupava di design ne studiava solamente l'aspetto tecnico funzionale" sottolinea la figlia Barbara. "Si era avvicinato a questo tipo di lavoro occasionalmente, quando alla fine degli anni '70 l'azienda Pagnosin lo ha avvicinato per una collaborazione e ha cosi scoperto un suo profondo interesse per gli oggetti della quotidianità", aggiunge Barbara.
L'arte è libertà. Libertà dagli schemi. Ricerca in mondi inesplorati. In arte tutto è stato fatto. In arte tutto è ancora da fare. Tutto mi interessa dell'immagine, tutto della storia dell'arte, anche dell'arte non considerata storia. Niente è privo di interesse. Meno le cose fatte per interesse.
Set di piatti per due persone Giulietta e Romeo
Set di piatti per due persone Giulietta e Romeo
Oltre ai noti progetti di arredamento, dai tavoli da due alle parete esterne fino a una complicata ma efficace macchina girarrosto per grigliare per il noto Ristorante da Silvio a San Michele all'Adige in provincia di Trento del 1978 e quelli per il Palais de Festivals et des Congrès di Cannes in mostra sono presentati schizzi su carta traslucida insieme a numerose immagini in bianco e nero della vita sociale che Scheiwer conduceva con la moglie in Francia. Ci sono anche i suoi diari che amava riempire con fiumi di parole: "mio padre amava molto scrivere. Sono storie amorose per lo più travagliate che risalgono al tempo della sua gioventù, prima che incontrasse mia madre. Mia madre ha poi portato un senso di stabilità nella sua vita sia a livello emotivo che professionale."
Riccardo Schweizer, idee per le pareti di una via interna a Cannes
Riccardo Schweizer, idee per le pareti di una via interna a Cannes
L'aspetto "romantico" di Scheiwer non si legge solo nel partire alla ricerca di pittori e poeti dal fascino eloquente per il suo periodo ma anche per l'attenzione che dedica alla coppia, al rapporto a due – componente evidente negli arredi del Ristorante da Silvio. I suoi oggetti di design, con i loro incastri perfetti, sono carichi di una valenza erotica che è rintracciabile già nei dipinti della prima fase del suo lavoro. Se è vero che lo Schweizer pittore ha una mano completamente diversa da quella dello Schweizer progettista è anche vero che alcuni elementi, valori, simboli ritornano e si rincorrono nel tempo e per tutto il tempo della sua attività. Nella tela l'ansia è di riempire ogni centimetro quadrato, arrotondare, definire linee sinuose; nel progetto la ricerca è, seppur con lampi di colore, quella della geometria e della tecnica pura, del volume regolare, della funzione sopra a ogni cosa, dell'ottimizzazione dell'energia e dello spazio; questa particolare attenzione si rintraccia in diversi suoi oggetti come Rome e Giulietta, un servizio di piatti che si fa sfera, compare nuovamente il riferimento alla sfera degli affetti; il Cubo Bibita, un colorato servizio di bicchieri regolare come una scacchiera e il portaspezie Zangola, dal nome dello strumento utilizzato in montagna per battere il latte e farne burro con chiaro riferimento alle origini alpine di Schweizer.
Riccardo Schweizer, <i>Figura con fondo rosso</i>
Riccardo Schweizer, Figura con fondo rosso
Non si scioglie la dicotomia tra artista e tecnico riscontrabili in un unico uomo dal vissuto distinto: la si legge nella prima parte della sua frenetica vita bohémienne nei diari e racconti di esperienze e sogni e nella seconda parte dedicata all'amore per la sua donna che si trasforma nel rigore e nella precisione dei suoi progetti e prodotti di design. La figlia Barbara alla domanda esplicita, "ritrovi tuo padre più del pittore o nel progettista", risponde: "lo ricordo più vicino al temperamento del progettista anche se non ha mai studiato architettura. Però con le sue tele ci sono cresciuta e sono con noi da sempre." Maria Cristina Didero
Portaspezie Zangola
Portaspezie Zangola
Riccardo Schweizer, <i>Val Noana</i>
Riccardo Schweizer, Val Noana

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