(Rä è il Dio del Sole egiziano, ma il padre musicista l'ha chiamata così in onore a Sun Ra, pianista americano tra le figure più controverse del jazz moderno). Lo scorso ottobre ha vinto il Talent Prize con l'opera fotografica Untitled (Marilyn), ma torna a occuparsi di video con August 2008. Approfittiamo del fatto che sia stata a Milano per MiArt per vedere con lei l'ultimo lavoro presentato alla Galleria Monitor di Roma.

Prodotto dalla fondazione belga FLACC (www.flacc.info), August 2008 è concepito come un tableau vivant basato su un'immagine che si è creata prima nella mente dell'artista che ha poi preso spunto per formalizzarla da una scena del film The Lost Weekend (1945) di Billy Wilder. É stato girato in una villa fin de siècle immersa nella campagna belga e vede una splendida Maja Sansa e Marco Remiddi (coautore insieme all'artista della musica del film), "giovani, attraenti esemplari del genere pubblicitario della giovane coppia" – come li definisce Stefano Chiodi nel testo critico che accompagna la mostra – immobili su una scala, sotto lo sguardo muto di una anziana donna che li scruta dal basso, cantare una serie di headlines riportati dalla BBC nell'agosto del 2008. Nella contemporaneità di due tempi storici distaccati, come ventriloqui del futuro i protagonisti sono congelati in un polveroso interno borghese arredato con mobili pesanti, broccati e animali impagliati che ci riportano indietro al 1940, mentre la grana del video è contemporanea, così come gli eventi epocali che i due recitano ci riportano alla scorsa estate con la crisi energetica in Georgia, le otto medaglie di Michael Phelps alle Olimpiadi, i quarantacinque morti del disastro aereo a Madrid.

Come sottolinea Chiodi, "l'individuazione di dispositivi e strategie in grado di sondare la dimensione simbolica contemporanea, di estrarne la sostanza di desiderio e la lacaniana 'logica della mancanza' che la imbeve dentro la crosta compatta e appagata che ne costituisce l'esterno" ricorre nell'opera di Rä di Martino. Espedienti formali tesi a aggravare e rendere evidente la frattura tra realtà e parola, tra contesto e risposta si ritrovano in alcuni suoi video passati: nelle ampie riprese, quasi a 360° di Not360 (2002) che catturano personaggi che litigano scambiandosi battute prive di logica e nel poetico La camera (2006), un tableau vivant in cui gli attori, inscritti in una cornice che funge da palcoscenico, ripetono in modo sterile le frasi che ascoltano nei loro auricolari. Giulia Guzzini