Gli edifici dello show tv di Renzo Piano, attraverso le pagine di Domus

Riscopriamo dal nostro archivio le icone contemporanee che l’architetto ha fatto  “revisionare” agli studenti del Politecnico di Milano nelle “Lezioni di Piano”, andate in onda su Rai5 in una serie di sei puntate.

Kansai International Airport Terminal, Osaka, Giappone 1988-1994 L'aeroporto, situato su un’isola artificiale nella baia di Osaka, è un manifesto di prodezza ingegneristica e tecnologica. La geometria del complesso, che ricorda un aliante, deriva dal calcolo strutturale per fare fronte ai frequenti terremoti della zona.
Il terminal, con una lunghezza di 1,7 km, è il più lungo del mondo: la forma articolata della copertura scaturisce dallo studio dei flussi d’aria, convogliati naturalmente dalla parte posteriore dell'edificio verso la pista, per eliminare condotti di distribuzione e lasciare la poderosa struttura completamente esposta. I gates di imbarco, con facciate vetrate affacciate sulla pista, sono alloggiati all'interno delle "ali" dell'aliante, di altezza variabile e con curvature quasi impercettibili per garantire la massima visuale libera della torre di controllo.

Domus 764, Ottobre 1994

Kansai International Airport Terminal, Osaka, Giappone 1988-1994

Domus 764, Ottobre 1994

Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, Noumea, Nuova Caledonia 1991-1998 Il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou celebra la cultura Kanak fondendo antiche tradizioni culturali e costruttive locali con un lessico architettonico schiettamente contemporaneo. Il complesso, immerso in una vegetazione lussureggiante, è composto da dieci “capanne” di diverse dimensioni e funzione (spazi espositivi, sala conferenza, biblioteca, laboratori, ...) a citazione dei villaggi locali, dove gruppi di edifici a impianto semicircolare si attestano attorno spazi comuni all’aperto. Le forme curve delle capanne, che riecheggiano i tradizionali patterns artigianali Kanak, sono realizzate con nervature e listelli di legno di iroko, più resistente e durevole rispetto alle fibre vegetali comunemente impiegate nel vernacolo. Particolare attenzione è rivolta agli aspetti bioclimatici, analizzati attraverso appositi modelli in scala: lo schermo dei listelli di facciata, gli oscuramenti regolabili e la disposizione mirata delle aperture compongono un raffinato sistema di ventilazione passiva.

Domus 786, Ottobre 1996

Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, Noumea, Nuova Caledonia 1991-1998

Domus 786, Ottobre 1996

Museo della Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera 1991-1997 Il progetto incontra la volontà dei committenti, una famiglia di collezionisti, di condividere con il pubblico il proprio patrimonio artistico. L'edificio occupa un lotto lungo e stretto punteggiato da alberi secolari ed è caratterizzato da un impianto rigoroso: una planimetria a sviluppo longitudinale, marcata da quattro muri principali in cemento armato rivestiti in pietra porfirica rossa della Patagonia (a citazione delle cromie rosse della vicina cattedrale di Basilea).
Sul volume monolitico, squarciato da finestre a tutta altezza che inquadrano il paesaggio, fluttua una copertura vetrata che accentua il carattere etereo della composizione e si pone come una vera e propria “macchina” di luce zenitale: la stratigrafia, composta superiormente da lastre di vetro temperato serigrafate inclinate, da uno strato intermedio orizzontale di vetro con lamelle regolabili e da un ultimo strato interno di tessuto bianco, introietta negli ambienti una luce naturale diffusa e pervasiva, ma controllata, a tutela delle opere d’arte. 

Domus 798, Novembre 1997 

Museo della Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera 1991-1997

Domus 798, Novembre 1997 

The Whitney Museum of American Art at Gansevoort, New York, Stati Uniti 2007-2015 Prima ospitato nell'edificio brutalista del 1966 di Marcel Breuer sulla Madison Avenue, il Whitney Museum si ricolloca nel vibrante Meatpacking District di New York su Gansevoort Street, tra il fiume Hudson e la High Line (il parco urbano sopraelevato progettato su un ex binario ferroviario da Diller Scofidio+Renfro), che ne costituisce l’ingresso naturale.
Il fabbricato di otto piani, rivestito in acciaio grigio-azzurro pallido, è caratterizzato da un fronte uniforme verso il fiume e da uno più articolato tra terrazze a cascata e passerelle in vetro verso il parco e ospita spazi espositivi – collezione permanente e mostre temporanee – un centro educativo, laboratori di conservazione, una biblioteca, un teatro multifunzionale e uffici. All’interno, la hall principale aperta al pubblico “allaccia” l’edificio alla strada, facendo compenetrare dinamiche urbane e vocazione culturale del luogo.

Domus 992, Giugno 2015

The Whitney Museum of American Art at Gansevoort, New York, Stati Uniti 2007-2015

Domus 992, June 2015

The New York Times Building, New York, Stati Uniti 2000-2007 La torre di 52 piani che si staglia con eleganza nello skyline di Manhattan riflette nella concezione degli spazi e nei materiali la volontà di permeabilità e trasparenza, e l’impegno per la qualità dello spazio di lavoro, perseguiti dal committente. L’impianto cruciforme, pur riducendo la superficie edificabile, massimizza la luce naturale e la ventilazione incrociata grazie all’incremento di uffici angolari su ogni piano. La hall al piano terra aperta al pubblico crea un’interconnessione con la città e favorisce dinamiche urbane di incontro e relazione. L'edificio presenta una caratteristica facciata doppia, costituita esternamente da una “pelle” in ceramica su supporto in acciaio, cangiante nel colore e con funzione di schermo solare, e da un fronte interno in vetro altamente trasparente, da cui filtra generosamente la luce naturale dentro gli ambienti.

Domus 920, Dicembre 2008

The New York Times Building, New York, Stati Uniti 2000-2007

Domus 920, Dicembre 2008

“Prodotto da esportazione più rilevante dell’architettura italiana” (come lo definì Deyan Sudjic), architetto premio Pritzker, senatore a vita, inventore ed esploratore in diversi ambiti disciplinari in cui affonda e a cui attinge con una disinvoltura “piratesca” (a suo dire) figlia delle sue origini marinare e della sua instancabile curiosità intellettuale: in settant’anni di attività e di prolifica carriera Renzo Piano ha sempre alimentato con i fatti, più che con le parole, la sua leggenda di protagonista indiscusso del panorama architettonico mondiale. Per questo, non è senza stupore che lo si vede salire in cattedra oggi, ultraottantenne, a parlare del suo lavoro, specie da parte di chi lo segue da anni come un irriducibile alfiere della pratica più che della teoria accademica.

Tuttavia, come sempre, anche questa sfida tardiva, Piano, la affronta a modo suo: non con l’afflato auto-celebrativo di un “io-narrante” ma con il piglio interlocutorio e ricettivo di chi si mette in discussione in un dialogo a più voci.
È il caso delle “Lezioni di Piano”, quelle tenute nell’ambito del “Laboratorio Arte del Costruire”, promosso dal Politecnico di Milano e da Fondazione Renzo Piano presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni nello scorso anno accademico, e andate in onda su Rai5 in una serie di 6 episodi.
Lezioni nelle quali il maestro genovese ha ragionato con gli studenti su come rivedere e aggiornare sei progetti iconici realizzati nel corso degli anni dal suo studio, alla luce di una prospettiva contemporanea e di nuove eventuali necessità: l'ospedale per Emergency a Entebbe in Uganda, l’aeroporto Kansai in Giappone, il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou in Nuova Caledonia, il Museo della Fondazione Beyeler in Svizzera, il Whitney Museum e il New York Times Building a New York. Sono opere indelebili nella storia dell’architettura contemporanea per la loro portata innovativa, da un punto di vista sia tecnico sia culturale, che Domus rintraccia e ripropone attraverso il suo archivio.

Immagine di apertura: Renzo Piano, Whitney Museum of American Art, 2015, New York, Stati Uniti. Foto Ben Gancsos

Kansai International Airport Terminal, Osaka, Giappone 1988-1994 Domus 764, Ottobre 1994

L'aeroporto, situato su un’isola artificiale nella baia di Osaka, è un manifesto di prodezza ingegneristica e tecnologica. La geometria del complesso, che ricorda un aliante, deriva dal calcolo strutturale per fare fronte ai frequenti terremoti della zona.
Il terminal, con una lunghezza di 1,7 km, è il più lungo del mondo: la forma articolata della copertura scaturisce dallo studio dei flussi d’aria, convogliati naturalmente dalla parte posteriore dell'edificio verso la pista, per eliminare condotti di distribuzione e lasciare la poderosa struttura completamente esposta. I gates di imbarco, con facciate vetrate affacciate sulla pista, sono alloggiati all'interno delle "ali" dell'aliante, di altezza variabile e con curvature quasi impercettibili per garantire la massima visuale libera della torre di controllo.

Kansai International Airport Terminal, Osaka, Giappone 1988-1994 Domus 764, Ottobre 1994

Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, Noumea, Nuova Caledonia 1991-1998 Domus 786, Ottobre 1996

Il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou celebra la cultura Kanak fondendo antiche tradizioni culturali e costruttive locali con un lessico architettonico schiettamente contemporaneo. Il complesso, immerso in una vegetazione lussureggiante, è composto da dieci “capanne” di diverse dimensioni e funzione (spazi espositivi, sala conferenza, biblioteca, laboratori, ...) a citazione dei villaggi locali, dove gruppi di edifici a impianto semicircolare si attestano attorno spazi comuni all’aperto. Le forme curve delle capanne, che riecheggiano i tradizionali patterns artigianali Kanak, sono realizzate con nervature e listelli di legno di iroko, più resistente e durevole rispetto alle fibre vegetali comunemente impiegate nel vernacolo. Particolare attenzione è rivolta agli aspetti bioclimatici, analizzati attraverso appositi modelli in scala: lo schermo dei listelli di facciata, gli oscuramenti regolabili e la disposizione mirata delle aperture compongono un raffinato sistema di ventilazione passiva.

Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, Noumea, Nuova Caledonia 1991-1998 Domus 786, Ottobre 1996

Museo della Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera 1991-1997 Domus 798, Novembre 1997 

Il progetto incontra la volontà dei committenti, una famiglia di collezionisti, di condividere con il pubblico il proprio patrimonio artistico. L'edificio occupa un lotto lungo e stretto punteggiato da alberi secolari ed è caratterizzato da un impianto rigoroso: una planimetria a sviluppo longitudinale, marcata da quattro muri principali in cemento armato rivestiti in pietra porfirica rossa della Patagonia (a citazione delle cromie rosse della vicina cattedrale di Basilea).
Sul volume monolitico, squarciato da finestre a tutta altezza che inquadrano il paesaggio, fluttua una copertura vetrata che accentua il carattere etereo della composizione e si pone come una vera e propria “macchina” di luce zenitale: la stratigrafia, composta superiormente da lastre di vetro temperato serigrafate inclinate, da uno strato intermedio orizzontale di vetro con lamelle regolabili e da un ultimo strato interno di tessuto bianco, introietta negli ambienti una luce naturale diffusa e pervasiva, ma controllata, a tutela delle opere d’arte. 

Museo della Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera 1991-1997 Domus 798, Novembre 1997 

The Whitney Museum of American Art at Gansevoort, New York, Stati Uniti 2007-2015 Domus 992, Giugno 2015

Prima ospitato nell'edificio brutalista del 1966 di Marcel Breuer sulla Madison Avenue, il Whitney Museum si ricolloca nel vibrante Meatpacking District di New York su Gansevoort Street, tra il fiume Hudson e la High Line (il parco urbano sopraelevato progettato su un ex binario ferroviario da Diller Scofidio+Renfro), che ne costituisce l’ingresso naturale.
Il fabbricato di otto piani, rivestito in acciaio grigio-azzurro pallido, è caratterizzato da un fronte uniforme verso il fiume e da uno più articolato tra terrazze a cascata e passerelle in vetro verso il parco e ospita spazi espositivi – collezione permanente e mostre temporanee – un centro educativo, laboratori di conservazione, una biblioteca, un teatro multifunzionale e uffici. All’interno, la hall principale aperta al pubblico “allaccia” l’edificio alla strada, facendo compenetrare dinamiche urbane e vocazione culturale del luogo.

The Whitney Museum of American Art at Gansevoort, New York, Stati Uniti 2007-2015 Domus 992, June 2015

The New York Times Building, New York, Stati Uniti 2000-2007 Domus 920, Dicembre 2008

La torre di 52 piani che si staglia con eleganza nello skyline di Manhattan riflette nella concezione degli spazi e nei materiali la volontà di permeabilità e trasparenza, e l’impegno per la qualità dello spazio di lavoro, perseguiti dal committente. L’impianto cruciforme, pur riducendo la superficie edificabile, massimizza la luce naturale e la ventilazione incrociata grazie all’incremento di uffici angolari su ogni piano. La hall al piano terra aperta al pubblico crea un’interconnessione con la città e favorisce dinamiche urbane di incontro e relazione. L'edificio presenta una caratteristica facciata doppia, costituita esternamente da una “pelle” in ceramica su supporto in acciaio, cangiante nel colore e con funzione di schermo solare, e da un fronte interno in vetro altamente trasparente, da cui filtra generosamente la luce naturale dentro gli ambienti.

The New York Times Building, New York, Stati Uniti 2000-2007 Domus 920, Dicembre 2008