Lo studio ecuadoriano Al Borde progetta l’abitazione di uno studioso di ecologia come un ecosistema che concepisce una nuova relazione tra uomo e natura. Il bagno e la doccia della casa sono collocati in due volumi indipendenti dal corpo principale, rendendo il giardino esterno lo spazio di circolazione. Ma la natura non è solo qui. Si trova anche negli elementi costruttivi, ad esempio negli alberi locali di lechero che, come nelle capanne ricostruite nel vicino parco archeologico Cochasquí, vengono usati come sostegni viventi. E si trova anche nell’ibridazione degli spazi, come quello della doccia-serra rivestita in leggere lastre in policarbonato ondulato, in cui convive l’azione del lavarsi con la coltivazione di piante. 

Il padiglione principale è realizzato con un muro a C in adobe, aperto sul lato sud e schermato dal portico vegetale. Il raddoppio della trave sostiene il tetto in legno, sormontato in successione da doghe, una membrana impermeabile ed elementi in terra cruda, tra i quali cresceranno erbacce.

Per il residente, evacuare è un rituale importante, tanto che una volta raggiunto il luogo deputato, tra sé e la natura c’è solo vetro. Il sistema di permacultura prevede che le acque nere e grigie siano trattate, filtrate e riutilizzate per abbeverare vari alberi da frutto. Mentre i rifiuti organici vengono raccolti in un’apposita compostiera che concima il terreno dell’orto e delle erbe mediche. Queste e altre soluzioni, come l’utilizzo della terra ricavata dallo sbancamento per la realizzazione dei mattoni, rendono questo progetto particolarmente interessante dal punto di vista dei meccanismi di circolarità implementati, ottenuti da una rilettura critica della saggezza vernacolare e da una visione olistica dell’abitare contemporaneo in relazione ai cicli naturali.