Una casa in pietra tra la foresta e l’orizzonte del Mediterraneo

L’uso della pietra è il filo conduttore di una casa che sorge dai terrazzamenti coltivati intorno a Gerusalemme e fonde l’abitare contemporaneo con il paesaggio circostante

Questa villa privata progettata da Dana Oberson Architects si trova a Neve Ilan, una ex cooperativa kibbutz adagiata su una collina poco lontana da Gerusalemme. L’anima del progetto sta nel rapporto tra edificio e suolo, che si dipana nell’organizzazione dello spazio, nella selezione dei materiali e nella compenetrazione con il paesaggio circostante.

Quattro setti perpendicolari alla pendenza del terreno dividono gli ambienti interni ed inquadrano il territorio verso ovest, fino a cogliere il Mar Mediterraneo nelle giornate più limpide. Verso monte si collocano spazi di servizio, verso valle si trovano soggiorno e zona pranzo al piano inferiore, camere e zona notte al piano superiore. Tra i due volumi si colloca la distribuzione uno spazio parzialmente a doppia altezza inondato dalla luce che attraversa le vetrate. Un’unità indipendente è ricavata al piano inferiore sul lato a monte.

Dana Oberson Architects, Stone Villa, Gerusalemme. Foto Amit Geron
Dana Oberson Architects, Stone Villa, Gerusalemme. Foto Amit Geron

Sul lato d’ingresso a monte l’alternanza di setti in pietra, chiusure trasparenti e listellature in legno, costruisce un prospetto armonioso, in ragione di un bilanciato rapporto tra le parti. La dialettica tra terra e cielo viene enfatizzata dall’uso della pietra, in continuità con il suolo nel muro di cinta e articolata in verticale nell’edificio.

Sul lato a valle, i due piani fuori terra del volume perdono massa in un intersecarsi di superfici che, anziché chiudersi, si proiettano nel paesaggio. Cambiano le proporzioni, le campiture si fanno più estese e la trasparenza è amplificata da serramenti scorrevoli e parapetti in vetro. Due strutture orizzontali agganciate al solaio portano le schermature a lamelle frangisole, mentre il basamento proteso verso i terrazzamenti digradanti contiene la terrazza e la piscina.

Dana Oberson Architects, Stone Villa, Gerusalemme. Foto Amit Geron
Dana Oberson Architects, Stone Villa, Gerusalemme. Foto Amit Geron

All’interno, i materiali sono posati grezzi, come il calcestruzzo faccia a vista dei solai, il rovere spazzolato e bruciato di cucina, ingresso e soggiorno, e il ferro naturale nelle scale, oltre alla pietra lavorata a spacco. Proprio la pietra è intesa da Dana Oberson come il medium tra l’abitare contemporaneo e il paesaggio culturale impresso nei terrazzamenti in cui si inserisce. A rafforzare la continuità tra interno ed esterno contribuiscono sia il pavimento in basalto nero locale sia le acque della piscina a sfioro. Il lotto è stato perimetrato con elementi metallici verticali, favorendo una maggiore integrazione paesaggistica che verrà completata con la crescita di essenze rampicanti.

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