Un libro per imparare a riappropriarsi della città partendo dallo sguardo

In Giorni come stanze, la giornalista e curatrice Emilia Giorgi legge i luoghi che abitiamo come fossero estensioni dei nostri corpi.

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Anna Positano, Vicino a casa, Genova, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Filippo Romano, Margini distanziati, Milano, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Allegra Martin, Al guinzaglio, Milano, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Alessandro Imbriaco, dalla serie Rinascimento Primo, Roma 

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Gaia Cambiaggi, Untitled, Genova, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Antonio Ottomanelli, Sguardi, città

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Giovanna Silva, Tutta la vita, Venezia, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città

Delfino Sisto Legnani, Untitled, Milano, 2020

“Ho scritto queste riflessioni, accennate o più approfondite, cercando la delicatezza, l’attenzione, verso ogni persona, verso ogni luogo,” scrive Emilia Giorgi. Con il suo libro, Giorni come stanze. Riappropriarsi della città (Libria, 2020), indaga come è cambiata la nostra relazione con lo spazio privato e quello pubblico in seguito al primo lockdown di questa primavera. Nel suo nuovo testo l’autrice legge i luoghi che abitiamo come fossero estensioni dei nostri corpi.  Oltre alle sue riflessioni – pagine di diario in cui mette insieme pensieri sparsi, angosce e tormenti – Giorgi si affida allo sguardo di otto fotografi, che raccontano i propri scenari attraverso “otto sequenze fotografiche, composte da scatti per lo più liberi da costrizioni, spesso spontanei, a volte realizzati con la fotocamera del cellulare, a volte tratti da vecchi progetti mai usciti allo scoperto.”

La copertina del libro Giorni come stanze. Riappropriarsi della città, edito da Libria, 2020

Parlando della giornalista Luciana Castellina, citata in uno dei testi, la curatrice e giornalista romana “ci invita a metterci in gioco, affrontare e lottare per l’imprevedibile. Ci invita ad assu­merci la responsabilità singolare e collettiva di affrontare la necessaria azione di passaggio e trasformazione verso un sistema che non può che essere diverso.”

Stiamo tornando rapidamente a una condizione paragonabile a quella dei mesi di marzo e aprile 2020. Questa volta abbiamo però a disposizione uno strumento potente, un libricino, che ci aiuta a osservare, e a scoprire i mondi che “il nostro angolo” ci rivela. Il libro Giorni come stanze ci dice che guardare assiduamente gli spazi delle nostre città è il primo, fondamentale, passo per immaginarli nuovamente, disegnarli e trasformarli.

  • Giorni come stanze. Riappropriarsi della città
  • Emilia Giorgi
  • Gaia Cambiaggi, Alessandro Imbriaco, Allegra Martin, Antonio Ottomanelli, Anna Positano, Filippo Romano, Giovanna Silva, Delfino Sisto Legnani
  • Studio Folder
  • Christian Caliandro
  • Libria, 2020
Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Anna Positano, Vicino a casa, Genova, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Filippo Romano, Margini distanziati, Milano, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Allegra Martin, Al guinzaglio, Milano, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Alessandro Imbriaco, dalla serie Rinascimento Primo, Roma 

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Gaia Cambiaggi, Untitled, Genova, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Antonio Ottomanelli, Sguardi, città

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Giovanna Silva, Tutta la vita, Venezia, 2020

Giorni come stanze. Riappropriarsi della città Delfino Sisto Legnani, Untitled, Milano, 2020