Olafur Eliasson e Sebastian Behmann per la prima volta in mostra in Italia

Il Kunst Meran Merano Arte presenta “The Design of Collaboration”: la prima esposizione italiana dedicata a Studio Other Spaces (SOS) di Olafur Eliasson e Sebastian Behmann, in mostra fino al 17 gennaio 2021.

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020

Foto Ivo Corra

Dal 19 settembre 2020 al 17 gennaio 2021 in programma presso il Kunst Meran Merano Arte la mostra “The Design of Collaboration”, primo progetto espositivo italiano dedicato a Studio Other Spaces (SOS), studio d’arte e di architettura nato nel 2014 a Berlino dalla collaborazione tra l’artista Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) e l’architetto Sebastian Behmann (Hannover, 1969). “The Design of Collaboration” è curata da Christiane Rekade.

Kunst Meran Merano Arte propone un’ampia panoramica sui recenti progetti dello studio, accomunati dalla predilezione per un approccio sperimentale a design e architettura, centrato su ricerca e sviluppo. Studio Other Spaces oltrepassa i limiti dell’architettura e persegue nuove metodologie di esplorazione e concezione dello spazio. “The Design of Collaboration” si propone di rivalutare le possibilità e le modalità espositive dell’architettura, promuovendo il confronto sui temi relativi allo sviluppo digitale e alla sostenibilità. L’esposizione si sofferma sui caratteri distintivi e gli approcci alla realizzazione: che si tratti di progetti di costruzione sperimentale o di opere d’arte per lo spazio pubblico, il lavoro di SOS parte dall’analisi approfondita di ambienti e condizioni preesistenti. In questo senso, artigianato locale e materiali caratteristici di una determinata area geografica rappresentano spesso il punto di partenza per l’implementazione di un processo creativo fortemente influenzato dall’ambiente naturale.

L’esposizione è suddivisa in tre parti, ciascuna dedicata a un’esperienza di collaborazione. La prima sezione propone il tour del Meles Zenawi Memorial Park di Addis Abeba (2013–2020) in virtual reality. Il progetto, nato dall’intesa tra Berlino e la capitale etiope, è stato realizzato in stretta collaborazione con artigiani, ingegneri locali, designer, architetti e artisti. La seconda parte dell’esposizione è dedicata alla produzione di SOS, basata su una meticolosa ricerca e studio di materiali e forme. In mostra diversi modelli e prototipi realizzati per il Lyst Restaurant, al primo piano del Fjordenhus a Vejle, in Danimarca, edificio progettato in collaborazione con lo Studio Olafur Eliasson. Per la terza e ultima parte dell’esposizione, Studio Other Spaces ha collaborato con la ditta Frener & Reifer per la realizzazione di un’opera in acciaio e vetro, la cui superfice rifletterà il cielo di Merano nell'atrio d'ingresso del museo.

  • The Design of Collaboration. STUDIO OTHER SPACES, BERLIN
  • Christiane Rekade
  • 19 settembre 2019 – 17 gennaio 2021
  • Kunst Meran Laubengasse 163, 39012 Meran
The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra

The Design of Collaboration, Studio Other Spaces, Merano, Italia, 2020 Foto Ivo Corra