Edit Napoli: elogio alla lentezza, al design editoriale e alle bellezze della città

A Napoli, una selezione di designer, aziende e artigiani espongono progetti che fondono idee contemporanee ai saperi antichi del fare. 

Il libro Elogio alla lentezza (2014) di Lamberto Maffei è un appello al recupero dell’umanesimo e del mettere saperi e tecniche al servizio della realizzazione di una “vita buona”. In un epoca di bulimia dei consumi, che ci richiede compulsività e poca meditazione razionale, Maffei esplora i valori e i vantaggi di una civiltà dedita alla riflessività e al pensiero lento.

“In latino otium, alla lettera ‘ozio’, viene contrapposto al termine negotium, ‘non ozio’, inteso come attività lavorativa. (…) L’ozio non è sempre stato interpretato negativamente e neppure associato ai vizi peggiori, di cui sarebbe addirittura il padre; veniva piuttosto inteso come tempo libero per la riflessione, per gli studi, per il pensiero,” scrive Maffei.

Alcuni vasi disegnati da Andrea Anastasio per Ceramica Gatti 1928, in mostra al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 30 novembre 2020

Se applichiamo al mondo del design le riflessioni del neurobiologo e scrittore, non possiamo che rivendicare nuovi spazi per la riflessione e la discussione, in cui associare all’esposizione e la comunicazione dei prodotti – troppo spesso strillata con isteria – i valori del progetto, per cui si necessitano di toni pacati e tempi dilatati.

Con Edit Napoli, l’imprenditrice Emilia Petruccelli e la curatrice Domitilla Dardi vanno esattamente in questa direzione. Le ideatrici della fiera – arrivata alla sua seconda edizione – hanno selezionato un gruppo non troppo allargato di artigiani, designer e maker, italiani e non solo, che lavorano alla progettazione e produzione di oggetti con tecniche non industriali.

Lo spazio dedicato all'azienda siciliana MYOP - Make Your Own Path che con approccio sartoriale produce arredi personalizzati

Edit è la fiera del “design editoriale”: piccole serie e qualche pezzo unico raccontano un modo di fare artigiano che non è mai scomparso, nemmeno negli anni d’oro dell’industrial design. Questa prospettiva si pone in mezzo tra il collectible, movimento recente e in grande ascesa, in cui i galleristi promuovono pezzi unici, spesso scultorei e iper-sperimentali, e quello della produzione industriale, che spesso cerca in modo schizofrenico la massimizzazione dei profitti lasciando indietro la ricerca.

Il contesto di Edit è perfetto per dimensioni e qualità delle proposte: 70 espositori, una sala dedicata alle proposte emergenti, il progetto Made in Edit con l’immancabile Sara Ricciardi, tre progetti speciali e un workshop – Orografie – che dà l’opportunità a designer giovanissimi di produrre un arredo con la neonata azienda siciliana.

Per collezione Secondo Fuoco, Tipstudio riutilizza gli scarti di lavorazione dei metalli e li combina il bronzo

Come ormai quasi di consuetudine (Manifesta 12 Palermo docet) le varie parti della manifestazione sono sparse per il centro storico Napoli, creando notevoli connessioni con il patrimonio architettonico della città. La sezione principale con tutti gli espositori si trova, come l’anno scorso, al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, mentre le tre mostre Edit Cult sono ospitate dal Teatro di San Carlo, dal Museo Civico Gaetano Filangieri e dal MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Oltre al piacere di poter tornare a toccare con mano degli oggetti, quello che colpisce in positivo è la qualità media degli espositori. Avere una selezione curata di partecipanti ci permette di evitare perdite di tempo e di dedicare il giusto tempo a (quasi) tutti i progetti in mostra, senza troppo stress. Tra le sale del Complesso abbiamo trovato di tutto: dai nuovi pattern in marmo di Delsavio 1910 insieme a Zanellato e Bortotto al “Rame at Home” di De Castelli con Lanzavecchia + Wai, dai paesaggi di cemento di Studio Irvine per Forma & Cemento alle graniglie contemporanee prodotte da Basis Rho.

Il cortile del Complesso è allestito con un corner progettato dall’architetto napoletano Giuliano Andrea dell’Uva con i pezzi della sua nuova collezione Carpet disegnata per lo storico brand campano Ceramica Francesco De Maio

Dei tre Edit Cult, la mostra senza dubbio più affascinate è “Aritmia”, esposizione figlia della collaborazione tra Ceramica Gatti 1928 e Andrea Anastasio. Il designer, direttore artistico del marchio dal 2017, reinterpreta in chiave contemporanea l’esteso archivio della Bottega d'Arte ceramica, con sei collezioni che sconvolgono il grande patrimonio di forme tecniche e saperi accumulati dagli artigiani nel corso della sua storia quasi centenaria. 

Sempre per Edit Cult, una spettacolare installazione site specific di Jaime Hayon per Bosa, intitolata “Ceramic Tower”, dialoga con le opere raccolte dal principe di Satrianao, Gaetano Filangieri, alla fine del XIX secolo. Il Teatro di San Carlo ospita le collezioni di Martino Gamper per Moroso (Metamorfosi) e di Andrea Anastasio per Foscarini (Madre e Filo).

Evento:
Edit Napoli
Curatrice e director:
Emilia Petruccelli
Curatrice:
Domitilla Dardi
Partner culturali:
Institut Français Napoli, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri, Teatro di San Carlo
Partner Edit Cult:
Bosa, Ceramica Gatti 1928, Foscarini, Moroso
Retail partner:
Monomio
Date di apertura:
16-18 ottobre 2020
Luogo:
Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore + altre location, Napoli

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