In Norvegia la città si fa borgo

Un intervento urbano di piccola scala nel centro storico di Oslo, trasformata in un “piccolo villaggio”. Domus ne parla con il suo autore, l’architetto Reiulf Ramstad, fondatore dello studio norvegese RRA.

Curatissmo nel disegno degli spazi e nella scelta dei materiali, il progetto nel quartiere di Fagerborg – un contesto storico e centrale di Oslo – reinterpreta un pezzo di città come ‘villaggio’ urbano, riscoprendo la ricchezza del vivere insieme. Realizzato dopo aver vinto un bando bando pubblico di concorso, l'intervento consiste in tre condomini per un totale di 16 appartamenti.

Reiulf Ramstad ci illustra l’idea guida del progetto, ossia mescolare differenti tipologie abitative per rivolgersi a target diversi,  sia per genere sia per età anagrafica. “Ci sono infatti appartamenti duplex che non raggiungono i 40 metri quadri, pensati per single o giovani coppie ma anche coniugi over settanta, e tagli più adatti alle famiglie, che variano dai settanta ai cento venti metri quadrati”, spiega l’architetto. “Si è così creato un tessuto sociale eterogeneo: nel quartiere vivono insieme bambini, persone anziane, studenti...”

Progetto RRA. Foto Ivar Kvaal

Insomma una sorta di borgo, un ‘villaggio’ urbano?
Sì, questa è l’idea che sta nel ridisegno della città, attraverso una operazione, non semplice, che chiamiamo di ‘riempimento’ all’interno di tessuto urbano già definito, come in questo caso. Si tratta di creare spazi e contesti dove le persone possano stare bene, ma soprattutto incontrarsi, condividere idee, scoprire occasioni di relax insieme, di piacere, di divertimento...

I tre edifici sono diventati un punto di riferimento, un po’ come un ‘bar di quartiere’, intorno al quale ruota la vita sociale e culturale di questo pezzo di città. Grazie anche alla realizzazione di spazi comuni, come per esempio la grande terrazza sul tetto di uno dei tre condomini: una sorta di parco semi pubblico, aperto a tutti gli inquilini. Penso che la cultura dell’incontro sia importante e debba essere coltivata a tutte le età. Avere un ‘buon vicinato’ è un fattore irrinunciabile e l’architettura deve lavorare in questa direzione.

Del resto il lockdown imposto dal Coronavirus, quell’isolamento forzato e prolungato, ci ha fatto capire quanto sia importante ‘stare insieme’, ha addirittura riacceso il desiderio di socialità, diventando lo stimolo per ripensare città più empatiche e vivibili.

Qual è secondo lei il modello da seguire?
Oggi si parla di ‘15 Minutes City’ per indicare un contesto urbano dove puoi trovare tutto quello che serve a un quarto d’ora da casa. Puoi, cioè raggiungere a piedi il luogo di lavoro, la scuola, ma anche i negozi per fare la spesa, oppure il teatro o il parco. Insomma, si tratta di riscoprire la città come un luogo diverso, capace di offrire anche un panorama ricreativo e non solo di lavoro. Del resto gli esempi a cui ispirarsi non mancano. E penso proprio alle città-borgo dell’Italia, dove ho vissuto per dieci anni quando ero un giovane studente (lo dimostra il suo perfetto italiano, ndr). Dobbiamo riscoprire quella ricchezza di socialità: è un patrimonio raro di cui ho sempre fatto tesoro sia nella vita che nella professione.

Architetti:
Reiulf Ramstad Architects
Developer:
Aspelin Ramm
Luogo:
Oslo, Norvegia
Completamento:
2020

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