Il lavoro dell’architetto ai tempi della quarantena

Laboratorio Permanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati ci raccontano come l'emergenza Coronavirus ha rivoluzionato le loro abitudini e prospettive.

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Come sta reagendo il mondo dell'architettura all'emergenza Coronavirus? Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati ci raccontano come questa nuova – e speriamo breve – condizione di isolamento forzato ha cambiato il ritmo vitale degli studi. Ci descrivono quali sono gli strumenti, le idee e i sentimenti nati e sviluppati in questi giorni. Gli intervistati ci danno alcuni spunti su quale può essere il futuro dell’architettura, tra fisico e digitale, pubblico e privato, individuale e collettivo.

Enrico Iascone, Amministratore Unico dello studio MCA – Mario Cucinella Architects, ci racconta: “abbiamo capito la gravità della situazione da quando l’epidemia è scoppiata in Cina, dato che la moglie di Mario Cucinella è di nazionalità cinese. Appena nata la preoccupazione anche in Italia abbiamo cominciato a vigilare e prepararci, soprattutto per il fatto che a Milano, una delle città più colpite dall’emergenza sanitaria, abbiamo alcuni lavori importanti in corso.” Per uno studio della dimensione di MCA la transizione verso lo smart working è stata certamente più complessa e graduale. “Ci siamo auto-regolati anticipando quelle che sono state le misure del Governo. Con l’aggravarsi della situazione abbiamo iniziato a sostituire tutti gli incontri con conference call, per poi dotare degli strumenti necessari a tutti i lavoratori dell’azienda per il lavoro da remoto. I cantieri in corso sono stati chiusi per la maggior parte, mentre quelli che vanno avanti stanno subendo dei rallentamenti importanti.” Anche se leggermente rallentati i lavori dello studio non si fermano: “Stiamo lavorando a tutte quelle attività preparatorie e di impostazione del lavoro, in modo da essere pronti a ripartire – speriamo il prima possibile,” dice l’architetto. “La risposta professionale e umana dei nostri collaboratori – di qualsiasi formazione ed età – è stata di grande responsabilità. Credo che questa componente sia quella di cui vado maggiormente fiero.”

Ritratto dell’architetto Enrico Iascone, Amministratore Unico dello studio MCA – Mario Cucinella Architects

Seppur di dimensioni inferiori rispetto a MCA, lo studio TAMassociati ha sviluppato negli anni una sistema di gestione del lavoro che gli ha permesso di ridurre i danni in questo periodo di emergenza. Raul Pantaleo, co-fondatore dello studio, racconta: “Questo è un periodo in cui sarebbero dovute partire molti progetti. Ovviamente la pandemia ci ha incasinato i piani. Stiamo riprogrammando il nostro lavoro per agosto, sperando che allora la situazione sia molto meno grave di quella attuale. Ma per quanto riguarda il lavoro quotidiano e il workflow per lo studio non è cambiato molto. siamo Adesso siamo divisi tra Trieste, Venezia, Bologna e Parigi, ognuno a casa propria, ma TAMassociati già da un po’ ha una struttura puntiforme e sistemica, che ci lega a spazi fisici ma non ci rende indipendenti da essi.” Il loro ragionamento va al di là delle situazioni emergenziali, ma nasce da una volontà di cambiare l’approccio autoriale e individualista con cui si progetta l’architettura. “Quello che noi abbiamo sviluppato negli ultimi due o tre anni è un processo di lavoro creativo in forma di intelligenza collettiva, per cui non c'è un creatore individuale di un progetto che poi ha bisogno dei collaboratori per svilupparlo, ma è un flusso di lavoro dove si inseriscono le varie componenti per generare poi un prodotto finale. Questo tipo di procedimenti hanno bisogno di affinità, di molto lavoro di gruppo e su sé stessi. È un processo che va sviluppato e consolidato, che nessuno ci ha insegnato all’università,” racconta l’architetto.  “Adesso stiamo lavorando soprattutto ad alcuni ospedali in Africa, per cui per noi è fondamentale saper operare a distanza. Da qualche anno siamo supportati dalla Autodesk Foundation che ci ha dotato della versione Collaboration di Revit. Per loro siamo un po’ dei tester di strutture collaborative in situazioni di emergenza.”

Di opinione completamente opposta è lo studio milanese Laboratorio Permanente. I fondatori dello studio, Angelica Sylos Labini e Nicola Russi, ci raccontano: “Lo smart working richiede un’ingegnerizzazione del lavoro, nel senso che bisogna organizzare con precisione il calendario, le consegne e quando ci si sente. Secondo noi questo toglie ogni forma di spontaneità. Si perde la dimensione artigianale: non c'è più l’occasionalità di passare a fianco di un tavolo, scambiare le idee immediatamente, vedere direttamente i disegni che si stanno facendo…Richiede una strutturazione a cui noi non eravamo abituati e che non è nel nostro DNA.” “Noi utilizziamo spesso il plastico per sviluppare il concept di progetto. Questo strumento è insostituibile. Al computer ogni azione che fai è un comando, mentre se hai il modello fisico di fronte a te le azioni sono istintive e incontrollate, manca quel passaggio logico-razionale che ti fa oggettivare un’azione. Condividere un modello 3D condiviso non sarà mai come sedersi attorno a un tavolo,” spiegano gli architetti. “Non possiamo proprio dire ‘video kills the radio stars’. In futuro si aggiungeranno nuovi strumenti di comunicazione digitali, ma la componente fisica non è rimpiazzabile. Se la vita materiale nello spazio fosse sostituibile forse non ci sarebbe neanche più bisogno dell’architettura.” Lo studio sta sfruttando i giorni di reclusione volontaria per interagire con gli altri “abitanti” delle loro abitazioni. “In questo periodo di sospensione stiamo facendo un erbario dal vivo, un progetto che chiamiamo Living Herbarium. Tutti noi abbiamo delle piantine su terrazzi, balconi e davanzali. Ogni settimana facciamo dei brevi video che pubblichiamo su Instagram. Monitoriamo la loro crescita e ritraendole su sfondo neutro vogliamo creare un piccolo catalogo vivente.”

Il lavoro di Orizzontale non può prescindere dallo spazio pubblico e dal contatto umano, dall’azione diretta e dalla partecipazione delle comunità locali. I componenti del collettivo ci raccontano: “Questo solitamente è il periodo dell’anno più denso per noi, in cui ogni anno giriamo in Italia ed Europa per conferenze, laboratori e lavori vari. Molti dei progetti su cui stavamo lavorando sono stati rimandati in autunno o forse direttamente al 2021… tutto dipenderà da come di evolverà non solo in Italia ma anche negli altri paesi. Un esempio rappresentativo è il progetto Prossima Apertura ad Aprilia, il progetto di una piazza che unisce al cantiere tradizionale un innovativo percorso di gestione e progetto dello spazio. “Il tempismo è stato estremamente sfortunato: eravamo arrivati finalmente alla prima apertura della prima porzione di piazza. Avremmo dovuto iniziare le attività pubbliche di coinvolgimento costituiscono la parte più sperimentale e interessante del cantiere, e su cui abbiamo investito molto tempo ed energie. Il primo workshop doveva iniziare il 9 marzo… Inizialmente sono state sospese tutte le attività pubbliche e subito dopo il cantiere stesso,” ci spiegano gli architetti. “Stiamo utilizzando questi giorni per riflessioni più lente e per fare una programmazione e visione a lungo termine. Questa crisi ci ha dato l’opportunità di stare insieme – anche se virtualmente – che non ci capita frequentemente. Questo evento sarà di certo uno spartiacque e sta già evidenziando alcuni dei temi che affronteremo: nuove forme di socialità e di controllo, l’organizzazione del lavoro, il rapporto tra pubblico e privato, intensità e densità della quotidianità, la riscoperta di nuovi spazi e tempi di vita…”

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

Alcune rappresentazioni del flusso di lavoro digitale degli studi Laboratorio Pemanente, Mario Cucinella Architects, Orizzontale e TAMassociati 

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