In viaggio tra le architetture anfibie al centro dell’Amazzonia

Leticia è una cittadina che si affaccia sul fiume più grande e imprevedibile del mondo, in cui edifici flottanti ospitano le “popolazioni galleggianti” che vivono alla frontiera tra Brasile, Colombia e Perù.

Se è vero, come sosteneva il filosofo greco Eraclito, che non ci si può mai bagnare due volte nello stesso fiume, questo vale soprattutto per il Rio delle Amazzoni, l’esempio perfetto di flusso costante. La sua velocità, profondità e larghezza possono variare notevolmente e il suo livello dell’acqua può alzarsi e abbassarsi di ben 15 metri in un mese.

Inoltre a partire dal 2005, l’Amazzonia è stata colpita da siccità epocali. In questo stesso periodo di tempo, a causa di cambiamenti climatici estremi, il Rio delle Amazzoni si è ingrossato, raggiungendo livelli mai visti nell’ultimo secolo: sette delle dieci inondazioni più grandi del suo bacino si sono verificate proprio negli ultimi 13 anni. Questi cambiamenti estremi non riguardano solo la flora e la fauna del Rio e delle aree circostanti, ma anche la vita e il sostentamento degli esseri umani che vivono su uno dei fiumi più lunghi e più grandi del mondo.

Per sopravvivere all’alzarsi e abbassarsi del Rio delle Amazzoni, le case dell’Isla de la fantasía non possono che essere anfibie. I palafitos [...] sono progettati per funzionare sia quando sono sulla terraferma che quando si ritrovano per metà sott’acqua.

Piccola città collocata nel mezzo della foresta amazzonica, Leticia viene fondata come porto nel 1867 sulle rive del Rio delle Amazzoni, là dove il fiume è più stretto. Allora apparteneva al Perù, ma nel 1933 passò ufficialmente alla Colombia. Tuttavia, attraverso il Rio delle Amazzoni, Leticia ha più contatti con le città brasiliane e peruviane di qualsiasi altro centro urbano della Colombia. Dopo la fondazione, per molti decenni i suoi unici contatti con il mondo al di là dell’Amazzonia sono stati i preti cattolici che arrivavano per convertire la popolazione indigena locale e i coloni che ne massacravano le comunità in cerca di guadagni facili. Fino al 1980, nella città e nei suoi dintorni vivevano solo 12.000 persone circa.

Oggi Leticia costituisce insieme a Tabatinga, la città brasiliana a soli cinque minuti a piedi dal centro di Leticia, un unico centro urbano di 100.000 abitanti. Dall’altra parte del fiume, invece, si trova la città peruviana di Santa Rosa. Questa triplice frontiera richiede agli abitanti di muoversi tra una marea di legislazioni, valute, cucine, usanze e culture diverse. Oltre alle due diverse lingue ufficiali (spagnolo e portoghese), per le strade di queste città si parlano anche decine di lingue indigene.

La maggior parte dei cittadini, soprattutto i proprietari delle attività locali, sono meticci o di origine europea. Le principali comunità indigene si trovano nella foresta, mentre molte famiglie autoctone vivono anche lungo le sponde del fiume o sul fiume stesso.

Il cuore pulsante dell’economia di Leticia è il porto. Ogni giorno, canoe di legno fatte a mano e piccoli motoscafi fuoribordo portano pesce fresco e prodotti (platanos, yucca, frutta esotica) da vendere nel mercado. Le merci vengono scaricate dalle barche direttamente sul malecón, mentre i cittadini possono salire a bordo di uno dei numerosi taxi d'acqua che fanno la spola tra il fiume e i suoi affluenti.

Durante la stagione delle piogge, spesso il fiume si intrufola tra le cataste di sacchi di terra, attraversa la strada e inonda il mercado. Durante la stagione secca, invece, il livello dell’acqua scende di decine di metri sotto il muro del malecón. Per raggiungere le barche, bisogna scendere una ventina di gradini di cemento e attraversare un lungo tratto di fango e immondizia.

Quando il fiume è al livello più basso, sulla collina sotto il porto torreggiano sei grandi case appoggiate su tronchi rotondi e massicci, simili a balene spiaggiate. Quando il fiume comincia a salire, gli edifici crescono per metà sulla terraferma e per metà nell’acqua. Quando il fiume raggiunge il livello massimo, queste case galleggianti oscillano dolcemente sul possente Rio delle Amazzoni, legate da spesse funi ad ancore di metallo sul malecón.

Case galleggianti simili possono essere scorte lungo tutto il Rio delle Amazzoni. Sono molti i gruppi indigeni che da sempre vivono sulle sponde del fiume, al triplice confine – lì stanziati anche prima della nascita delle città. Vivendo da secoli in prossimità del fiume più grande e imprevedibile del mondo, hanno adattato la loro vita e la loro architettura agli alti e bassi del Rio delle Amazzoni. Tanto che gli antropologi li hanno definiti una “cultura anfibia”. I proprietari di queste case non pagano alcun affitto, non possiedono atti ufficiali o titoli di proprietà, non hanno un indirizzo fisso e formano quindi vere e proprie “popolazioni galleggianti”. 

Nonostante le comunità indigene locali costruiscano da secoli case anfibie, di recente sul fiume è emersa una nuova forma di architettura galleggiante. Si tratta delle flotantes, come vengono chiamate in spagnolo (flutuantes in portoghese): case che fungono anche da stazioni di servizio per canoe e barche, negozi di ferramenta, uffici, alimentari, ristoranti o bar. Esistono anche terminali e persino parcheggi galleggianti. Alcune flotantes sono costruite come chiatte. Ma la maggior parte, come le case galleggianti, si erge su giganti tronchi di alberi della foresta amazzonica legati alla base delle costruzioni.

Quando il livello dell’acqua del Rio delle Amazzoni inizia a scendere, di fronte al porto di Leticia spunta una piccola isola. A colpi di martello, i locali mettono insieme delle assi di legno per creare un ponte di fortuna sull’insenatura del fiume e collegare l’isola alla città.

Chiamata La isla de la fantasía (Isola della fantasia) e colonizzata negli ultimi 50 anni da circa 200 famiglie indigene, quest’isola non è considerata parte ufficiale di Leticia. Si tratta di una zona morta a livello di utenza, priva di strade, parchi, hotel, ristoranti, bar o caffè, e viene rappresentata su Google Maps come un’area grigia e vuota ai margini della città.

Nel corso dell’anno, la cittadina situata sulla cima dell’isola subisce gli effetti dell’incredibile cambio di marea. Quando il fiume è basso, di solito da settembre a febbraio, l’acqua si ritira sul lato opposto dell’isola: i locali si dedicano alla coltivazione e possono raggiungere il porto a piedi. Quando il fiume sale, di solito tra marzo e agosto, i giardini vengono inondati dall’acqua e le persone devono usare canoe per uscire dalle case.

Per sopravvivere all’alzarsi e abbassarsi del Rio delle Amazzoni, le case dell’Isla de la fantasía non possono che essere anfibie. I palafitos, palafitte a uno o due piani che affondano le loro radici lignee nel suolo, sono progettati per funzionare sia quando sono sulla terraferma che quando si ritrovano per metà sott’acqua. Quando il fiume ricopre l’isola, i palafitos sembrano galleggiare sulla superficie dell’acqua e i pali di legno che li ancorano all’isola sono nascosti alla vista. Quando le acque si ritirano, invece, queste case si ergono alte sulla terra.

Per costruire le loro case, di solito le persone calcolano l’altezza della palafitta in base alla linea dell’acqua dell’anno precedente, una linea che rimane visibile sugli alberi e sulle case per tutto l’anno. Qualsiasi variazione imprevista del livello dell’acqua, però, può provocare l’allagamento degli edifici. Quando il livello dell’acqua supera l’altezza dell’abitazione, i proprietari devono costruire impalcature per alzare i pavimenti. Tirano su un’asse dopo l’altra, per riassemblare il tutto più in alto, spesso diverse volte l’anno. I palafitos sono costruiti per essere ricostruiti facilmente. Inoltre, sia le case che i pali su cui poggiano sono realizzati con lo stesso duro legno amazzonico delle canoe, resistenti all’acqua.

In Amazzonia, tutto ciò che è solido finisce per sciogliersi nell’acqua e a quest’isola sembra essere toccato lo stesso destino.

Sebbene non si paghi l’affitto, La isla de la fantasía non è un’isola paradisiaca. Formata dai sedimenti trasportati dal fiume nel corso del tempo, l’isola non offre terra solida su cui costruire ed è quindi considerata un immobile ad alto rischio. Sull’isola, poi, non c’è elettricità, internet e acqua corrente, né tanto meno un sistema fognario. La maggior parte delle case è costituita da misere baracche spoglie che nascondono dietro colori vivaci una povertà estrema. A causa del flusso e riflusso incessante del fiume e delle intense inondazioni stagionali, le sponde de La isla de la fantasía vengono costantemente erose, pezzo dopo pezzo. In Amazzonia, tutto ciò che è solido finisce per sciogliersi nell’acqua e a quest’isola sembra essere toccato lo stesso destino.

A causa della deforestazione che sta distruggendo l’Amazzonia e dell’aumento delle temperature in tutto il mondo, il Rio delle Amazzoni, lo specchio d’acqua più proteiforme e mutevole del mondo, subisce trasformazioni sempre più significative. Anche se è generalmente riconosciuto come un principio universale, il concetto di flusso di Eraclito è stato radicalmente alterato dall’opera dell’uomo. È impossibile quindi prevedere cosa attende negli anni a venire gli abitanti di questa particolare ansa del Rio delle Amazzoni e come, e se mai, le loro comunità riusciranno a rimanere a galla.

Tutte le imagini sono state fornite da Kurt Hollander

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