L’Aeroporto di Fiumicino e le nuove sfide dell’era post-Covid

Gian Luca Littarru, Direttore Generale di Aeroporti di Roma, ci ha raccontato come l'Aeroporto di Fiumicino si è trasformato in seguito alla pandemia e quali sono le trasformazioni in atto nel mondo del trasporto aereo.

Sicurezza, igiene e fiducia sono gli imperativi da rispettare se si vuole pensare a una ripartenza del settore aeroportuale, e in generale del mondo del turismo. Gian Luca Littarru, Direttore Generale di Aeroporti di Roma, è responsabile della gestione operativa aeroportuale, la qualità del servizio e l'innovazione, lo sviluppo infrastrutture, il retail, il real estate e la sicurezza e ambiente. Ci ha raccontato il lavoro fatto per adattare Fiumicino alle nuove necessità dettate dall’emergenza sanitaria.

Quale è l’attuale situazione del comparto aeroportuale e quali misure avete adottato per fronteggiare l’emergenza Covid?
Negli ultimi mesi del 2020, il traffico passeggeri è diminuito tra l’80% e il 90% rispetto all’anno precedente. Fiumicino è anche maggiormente penalizzato rispetto agli altri aeroporti italiani, essendo il principale collegamento con le destinazioni intercontinentali, per le quali il traffico si è sostanzialmente azzerato. Attualmente stiamo gestendo circa 10.000 passeggeri al giorno, contro i 100.000 del “normale” traffico in questo periodo dell’anno.

Tutte le misure adottate intendono garantire la massima sicurezza durante tutta la permanenza in aeroporto. In questa ottica abbiamo lavorato anche per contenere l’impatto di alcune misure normative sulla propensione al viaggio, uno tra tutti l’obbligo della quarantena fiduciaria nel paese di arrivo per i voli internazionali, che per altro proprio per la sua natura rischia di essere poco efficace. Abbiamo quindi messo a punto un progetto pilota, i cosiddetti voli Covid tested, in cui i passeggeri possono viaggiare in tutta sicurezza grazie alla verifica di un tampone negativo ed evitare così la quarantena. La scalabilità di questa operazione dipende molto dalla possibilità di fare rapidamente i test, anche fuori dall’aeroporto, o dalla possibilità di accertare l’avvenuta vaccinazione. Siamo stati i primi a lanciare questa sperimentazione, prima sui voli Roma-Milano, poi sui voli intercontinentali per New York e Atlanta.

Secondo le nostre rilevazioni, il timore di viaggiare non è oggi il maggiore ostacolo agli spostamenti. Le principali limitazioni sono di tipo normativo e riguardano anche l’incertezza dovuta alla variabilità delle regole. 

Gian Luca Littarru, Direttore Generale di Aeroporti di Roma

A garantire la qualità delle misure adottate, ci sono varie certificazioni come la Biosafety Trust Certification, la ACI Health Accreditation o il Skytrax Covid-19 rating. Ci parlate dell’utilità di questi standard e linee guida?
I programmi di certificazione dimostrano e garantiscono al pubblico la sicurezza della loro permanenza in aeroporto. Misurano l’efficacia ed il rigore delle misure adottate dal Gestore, garantendo l’eccellente standard qualitativo di tutti i processi che si svolgono in aeroporto. A Fiumicino perseguiamo l’eccellenza nel servizio al passeggero, il miglioramento continuo e cerchiamo di essere sempre un passo avanti. Questo, in periodo di pandemia, è ancora più vero e si traduce nell’introduzione di nuove rilevazioni e protocolli. Tra le tantissime misure messe in campo, ad esempio, eseguiamo ogni giorno oltre 6 volte al giorno la sanificazione di tutte le superfici del terminal, corrimano, carrelli portabagagli, bagagli in arrivo, vaschette portaoggetti; abbiamo inoltre eseguito sulle superfici dello scalo oltre 600 tamponi, per tenere sotto controllo la carica virologica e batteriologica presente nelle diverse zone del terminal. Sempre tra le misure introdotte, ricordo l’allestimento di aree del tutto nuove, come la hall arrivi landside del Terminal 3, convertita in area tamponi e sanipoint (doccia per la sanificazione); la predisposizione di segnaletica dedicata al social distancing in tutte le aree accessibili al passeggero; l’ubicazione di oltre 100 termoscanner in prossimità di tutti gli accessi all’infrastruttura.

Le trasformazioni a breve termine riguardano necessariamente i flussi e i protocolli dell’aeroporto. Ma in futuro possiamo pensare a dei cambiamenti strutturali delle infrastrutture? In modo che queste possano prevedere già delle situazioni estreme come le pandemie.
Nell’immediato abbiamo dovuto adattarci alla repentina riduzione del traffico e all’introduzione delle nuove misure di sicurezza. Dobbiamo gestire un’intera infrastruttura in una situazione di grande incertezza, perché il traffico dipende da fattori per noi incontrollabili: basta l’uscita di un DPCM che vieta il movimento tra regioni per dimezzare il traffico domestico.

Abbiamo quindi dovuto definire ex ante, sin da marzo 2020, una serie di scenari e di configurazioni operative differenti dei terminal aeroportuali, in funzione di volumi di traffico variabili. Ogni scenario infrastrutturale vede diverse aree di accettazione e di imbarco aperte/chiuse, in grado di ospitare e gestire in condizioni di completa sicurezza il numero di passeggeri per cui è dimensionato. Da marzo 2020 quindi abbiamo attivato un tavolo di lavoro per monitorare l’andamento del traffico e cambiare di conseguenza configurazione infrastrutturale, riuscendo così sempre a assicurare la sicurezza dei passeggeri ma anche la sostenibilità e la gestione efficace dell'intera infrastruttura.

In futuro l’infrastruttura aeroportuale dovrà continuare a prevedere questo tipo di flessibilità in termini di funzioni operative, servizi al passeggero, layout architettonico, anticipando in questo modo i possibili cambiamenti del contesto internazionale. Anche a livello impiantistico, si dovrà pensare alla gestione separata delle varie sezioni dell’aeroporto, evitando gli sprechi e ottimizzando la gestione sostenibile dell’asset. Con questa ricetta, in tempi anche molto brevi saremo capaci di gestire flussi di passeggeri radicalmente diversi, controllando fenomeni estremi come pandemie e instabilità geopolitiche.

In futuro l’infrastruttura aeroportuale dovrà continuare a prevedere questo tipo di flessibilità in termini di funzioni operative, servizi al passeggero, layout architettonico, anticipando in questo modo i possibili cambiamenti del contesto internazionale

Avete adottato nuove tecnologie per supportare la fase decisionale e supportare il social distancing?
Con il supporto di un software di simulazione dinamica di flussi passeggeri abbiamo simulato alcuni scenari con rischio di congestione, che tipicamente sono le fasi di check-in e imbarco. Con la simulazione fast time abbiamo verificato che i calcoli teorici, in termini di passeggeri per metro quadro, fossero confermati anche in una situazione di reale dinamicità e movimento. Il software ci ha permesso infatti di simulare nel dettaglio il comportamento del passeggero per fascia di età, destinazione, orario di arrivo in aeroporto e di imbarco, e di prevedere una soglia di rischio: il contatto ravvicinato al di sotto di 1 metro netto per più di 15 minuti tra due persone. Abbiamo quindi verificato che questa situazione non si verificasse per più dell’1,1% dei casi nell’arco di una intera giornata. Questo studio ci ha infine permesso di definire il numero massimo di passeggeri gestibili in condizioni di distanziamento sociale nel nostro Terminal 3, l’unico attualmente operativo, pari a circa il 35% del traffico del 2019.

Oltre alla crisi sanitaria, ci sono altre sfide, a lungo termine, che gli aeroporti stanno affrontando, innovazione e sostenibilità. Per questo Fiumicino promuove iniziative come l’hackaton “Born to Fly” e il progetto “Smart Airports”. Ce ne parlate?
L’innovazione riguarda l’esperienza del passeggero e la gestione efficiente di tutta l’infrastruttura. Per affrontare queste sfide abbiamo coinvolto 70 studenti dell’Università Tor Vergata per sviluppare idee originali, fresche e progetti embrionali. Questo esperimento, condotto con persone che non conoscono il mondo aeroportuale, ci permette di valutare le questioni da nuovi punti di vista. Per quanto riguarda l’innovazione, sono molte le iniziative interne che indagano la gestione contactless e paperless di tutta l’esperienza aeroportuale.

Il tema della sostenibilità è molto ampio e complesso e per AdR è un vero must: dalla riduzione delle emissioni, all’uso efficiente delle risorse dell’aeroporto, allo sviluppo dell’infrastruttura con ristrutturazioni e nuove costruzioni. Sulla questione ambientale collaboriamo anche con altri aeroporti e vari istituti di ricerca, con l’obbiettivo di raggiungere il NET-Zero al 2030, sia in termini di gestione aeroportuale che di emissioni degli aeromobili. Partiamo molto bene, ma abbiamo comunque un grande lavoro da fare.

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