Quasi un decennio è passato dall’apertura dei cantieri per la James Simon Galerie, l’edificio che dal 2019 accoglierà i flussi dei visitatori – quasi un milione all’anno – diretti all’Isola dei Musei berlinesi.

Ma il progetto di David Chipperfield, come sempre disinteressato all’effetto novità, non è certo invecchiato in questo arco di tempo: piuttosto, appare fin da subito decisamente ambientato tra i monumentali edifici vicini, di svariata ascendenza neoclassica. È questo un contesto proficuo per Chipperfield, già autore del restauro-ricostruzione del Neues Museum, per approfondire proprio la riflessione sul “classico” in architettura che attraversa tutta la sua carriera. 

L’altissimo plinto in pietra che rafforza l’argine del Kupfergraben canal, il colonnato di ordine gigante che vi si sovrappone e la scalinata monumentale che risale dalla Bodestrasse sono solo le citazioni più evidenti all’Isola dei Musei, nella sua forma costruita e immaginata dai più grandi interpreti del neoclassicismo tedesco – da Karl Friedrich Schinkel a Friedrich August Stüler.

Se è vero che il programma della James Simon Galerie centralizza i principali servizi ritenuti necessari ad un’esperienza contemporanea di visita ad un museo – tra gli altri la caffetteria, lo shop e il guardaroba – Chipperfield sottolinea che “il suo ruolo è definito non tanto dalla sua funzione, ma piuttosto dalla sua responsabilità in qualità di edificio pubblico nel cuore della città”. È nella sua capacità di ristrutturare il vuoto che occupa, e di generare nuove connessioni ed occasioni spaziali – ad esempio tramite la terrazza pubblica affacciata sul canale – che si misurerà il successo di questo edificio.