Orléans. L’ottobre del 1968 e le origini del digitale

La mostra del Frac racconta la sperimentazione sulle potenzialità dei primi computer al Centro de calculo di Madrid e mette a sistema due importanti linee di ricerca del centro: l’architettura sperimentale e quella digitale.

Enrique Salamanca Doble cinta cilindros, 1971 Crediti: Galerie José de la Mano, Madrid © ADAGP, Parigi, 2018

Il 1968 è un anno molto particolare: Jean Baudrillard pubblicava in Francia il volume Il sistema degli oggetti presso l’editore Gallimard, Joseph Beuys dichiarava che tutto è arte mentre John Cage sosteneva che tutto quello che facciamo e produce un suono è musica. Una tendenza che Lucy Lippard, riferendosi all’arte concettuale, aveva definito come la dematerializzazione dell’oggetto prodotta dall’esigenza di qualcosa di più fondamentale. 

Nello stesso anno, Hans Hollein pubblicava sulla rivista Bau da lui fondata Everything is architecture, un saggio per immagini nato sotto l’influenza delle teorie di Marshall McLuhan sull’era informatica e sulla profonda influenza che questa avrebbe avuto sulla cultura verbale. Hollein fu il primo a importare queste idee nel mondo dell’architettura, proponendo una interdisciplinarità visuale in cui le contaminazioni sarebbero state fondamentali per l’evoluzione del pensiero.

Quello stesso anno, a Madrid prende vita una sperimentazione multidisciplinare sulle potenzialità fornite dai primi computer, in seguito all’accordo tra l’IBM e l’università di Madrid. Il Centro de Cálculo è uno spazio di sperimentazione collettiva unico nel suo genere in Europa e forse uno degli avvenimenti più significativi del periodo finale della dittatura di Franco. In questo spazio, la tecnologia svuotata da tutta la sua componente ideologica entrava in una nuova era, l’era del confronto e della multidisciplinarietà, l’era del digitale.

A Madrid architetti e artisti lavorano attraverso l’aiuto dei programmatori a una nuova lingua che fa della sperimentazione espressiva un comune denominatore tra discipline diverse. José Luis Alexanco rompe con la condizione tradizionale della scultura ed introduce la casualità nel suo processo creativo. Juan Navarro Baldeweg elabora un sistema in cui il computer s’integra in un’architettura che si ridisegna continuamente. 

Francisco Javier Seguí de la Riva dirige una linea investigativa dove la macchina genera una composizione automatica di spazi. La creazione prodotta attraverso il computer implica una riflessione amplificata, dove arte e architettura si confondono e dove il valore dell’immaginazione si sovrappone ai modelli matematici. Nel Centro de Cálculo nasce un nuovo sistema di segni da tradurre, il cui significato non è formale ma concettuale.

 "Madrid, octobre 68", veduta dell’installazione, Frac Centre-Val de Loire. © Martin Argyroglo
"Madrid, octobre 68", veduta dell’installazione, Frac Centre-Val de Loire. © Martin Argyroglo

A Madrid è il sistema di caratteri stampati in sequenza dal calcolatore a definire i modelli da interpretare, disegni senza linee che ricordano le piante di No-stop city create con la macchina da scrivere dagli Archizoom. All’intenzionalità narrativa dei Radicali italiani si sostituisce la casualità programmata frutto del dialogo tra matematici e artisti. In questo contesto, il linguaggio della scena sperimentale spagnola è completamente diverso da quello delle architetture radicali europee, qui la disciplina passa in secondo piano rispetto alle possibilità generative dei diagrammi, perché entra in scena per la prima volta il dialogo tra macchina ed autore, una produzione solo apparentemente casuale che genera spazi complessi. Un dialogo che, ancora oggi, cerca di essere tradotto in architettura.

Il Frac Centre-Val de Loire, ancora una volta, porta alla ribalta una sperimentazione dimenticata anche in patria e mette in comunicazione tempi diversi tornando alle origini del pensiero digitale. Per farlo, riporta al centro del dibattito internazionale una documentazione e un gruppo di architetti straordinari, che hanno avuto la forza di condividere una linea di ricerca nonostante il periodo storico molto difficile per il loro Paese.

“Madrid, Octobre 1968”, ha avuto inizio in rue Jeanne-d’Arc durante la prima Biennale di Architettura d’Orléans nell’ottobre dello scorso anno, dove gli stessi artisti e architetti avevano preso parte a una rassegna nello spazio urbano della città. Il lavoro del museo attorno a questa scena sperimentale continua oggi con una mostra tematica. La mostra occupa gran parte degli spazi espositivi del museo, e mette a sistema due importanti linee di ricerca del Frac, l’architettura sperimentale e quella digitale. L’esposizione è divisa in due sezioni una dedicata alla generazione automatica di forme plastiche, l’altra dedicata agli spazi architettonici generati attraverso algoritmi.

Entrambe le linee di ricerca hanno un denominatore comune, cercano di liberare l’immaginazione umana automatizzando il processo creativo attraverso la scrittura di algoritmi che traducono le richieste degli artisti e ne automatizzano i processi generativi creando modelli interpretativi della realtà.

 "Madrid, octobre 68", veduta dell’installazione, Frac Centre-Val de Loire. © Martin Argyroglo
"Madrid, octobre 68", veduta dell’installazione, Frac Centre-Val de Loire. © Martin Argyroglo

Le opere di Manuel Barbadillo, facilmente traducibili in linguaggio macchina, sono il punto di partenza del seminario diretto da Ernesto García Camarero nel 1968, e si alternano a quelle degli altri partecipanti, José Luis Gómez Perales, Soledad Sevilla ed Enrique Salamanca. Ma anche il processo di organizzazione delle forme impossibili dipinte in modo tradizionale da José María Yturralde contribuiscono a far crescere le capacità generative della macchina. Il centro di calcolo contribuisce a produrre il superamento degli schemi consueti nelle sculture e nel lavoro di José Luis Alexanco.

Nella ricerca architettonica emerge il lavoro di due figure emblematiche: Francisco Javier Seguí de la Riva che si occupa della composizione automatica degli spazi architettonici, che gli servono per riflettere sui sistemi di aggregazione di unità abitative e Juan Navarro Baldeweg che invece cerca di integrare il computer con un’architettura mobile e flessibile, intelligente e reattiva che dialoga con la ricerca sulle strutture pneumatiche di José Miguel de Prada Poole sviluppata al di fuori del centro di calcolo.

Veduta dell’installazione “Madrid, Octobre 68. La scène expérimentale espagnole”, Frac Centre-Val de Loire, Orleans, 12.10.2018 – 24.2.2019
Vedute dell’installazione “Madrid, Octobre 68. La scène expérimentale espagnole”, Frac Centre-Val de Loire, Orleans, 12.10.2018 – 24.2.2019

La mostra così concepita è un viaggio all’interno dell’archeologia del digitale, tra opere e frammenti visuali che definiscono una linea di ricerca estremamente precisa ed attuale con materiali di archivio straordinari come gliscreenshot del progetto MOUVNT di Alexanco e le figure tridimensionali di Enrique Salamanca. Tra i pezzi più emblematici le stampe numeriche delle aggregazioni cellulari trasformate in dipinti e disegni da Seguí della Riva & Ana Buenaventura.

Una particolare attenzione va poi dedicata alle residenze automatizzate di Baldeweg o alle annotazioni sull’architettura spaziale de de Prada Poole. Entrambi i progetti cercano di riportare la ricerca teorica in un campo applicativo reale, dove è l’uomo ad essere al centro dello spazio e dove la tecnica è a servizio dell’architettura, definendo uno spazio funzionale dove la macchina è uno strumento che aumenta le qualità performative dell’architettura.

La mostra portando in scena un atlante dell’archeologia digitale è la prova evidente della ricerca costante di un museo di architettura che possiede una delle più belle collezioni di architettura sperimentale al mondo.

Mostra:
Madrid, Octobre 68. La scène expérimentale espagnole
Curatori:
Abdelkader Damani, Mónica García Martinez
Luogo:
Frac Centre-Val de Loire, Orleans
Date di apertura:
12.10.2018 – 24.2.2019

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